Villa Sora, gli antichi romani e il tramonto sul mare

A Torre del Greco i resti di una struttura residenziale su più livelli a ridosso della spiaggia

Villa Sora a Torre del Greco si scopre improvvisamente percorrendo una stradina che attraversa dei terreni coltivati. Quasi a ridosso della spiaggia, tagliata dalla ferrovia che segue la linea di costa, su uno dei golfi più belli del Mediterraneo, il complesso edilizio di epoca romana, oggi parzialmente in luce, doveva essere costituito da quattro livelli di cui, quello attualmente visibile dall’alto di una passerella metallica, è il piano intermedio.

La struttura è databile in un periodo compreso tra il I secolo a.C. e il I secolo d.C. e ha visto come momento di obliterazione definitiva l’eruzione del Vesuvio del 79 d.C. che ha sepolto contemporaneamente anche i vicini siti di Pompei, Ercolano, Stabia e Oplonti. Ugualmente a questi ultimi siti menzionati, la presenza della villa denuncia la caratteristica del luogo che, da Punta Campanella estremo vertice della penisola sorrentina e fino al Capo di Miseno a nord di Napoli, aveva una continuità di strutture adibite a residenze signorili, luoghi dediti all’otium e al godimento del territorio circostante e dell’ottimo clima. Si tratta probabilmente di una villa marittima di cui restano strutture murarie in opera reticolata, pavimenti in cocciopesto, affreschi in IV stile. Doveva raggiungere la lunghezza complessiva di oltre 200 metri e comprendeva nella parte ad est un grande salone rettangolare absidato, verosimilmente una basilica privata.  

I primi rinvenimenti si datano all’epoca borbonica nella contrada Sora, una delle più antiche della città, mentre gli scavi sistematici sono del secolo scorso. Il nome della villa fu affidato alla struttura dal Gruppo Archeologico nel 1974.

Alcuni rinvenimenti ceramici testimoniano la ripresa della frequentazione del sito nel II-III secolo d.C., i pochi resti superstiti sono stati oggetto di restauro in anni recenti mentre il resto della villa giace sotto la colata lavica del 1805. La magnificenza della costruzione, dei pavimenti e dei decori testimonia l’appartenenza della villa all’aristocrazia romana.

La struttura fruisce delle cure del Gruppo Archeologico Vesuviano che dal 2004 ha stipulato una convenzione con la Soprintendenza Archeologica di Pompei grazie all’interessamento della Dott.ssa Maria Paola Guidobaldi e finalizzata alla tutela, conoscenza e fruizione del bene.

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