La villa suburbana di Civita Giuliana

A nord di Pompei, fuori le mura il complesso che ha restituito il calco di un cavallo

La Villa in località Civita Giuliana, nella zona a nord di Pompei, fa parte del popolato suburbio dell’antica città e che si sviluppava all’esterno delle mura perimetrali.

Gli scavi hanno portato alla luce una serie di ambienti di servizio di una grande villa suburbana conservata in maniera straordinaria, dalla quale sono emersi diversi reperti, quali anfore, utensili da cucina, parte di un letto in legno di cui è stato possibile realizzare il calco, anche se per gran parte era stato tagliato dai cunicoli fatti dai tombaroli, e una tomba del periodo post eruzione del Vesuvio del 79 d.C. che custodiva lo scheletro del defunto. Oltre ad un ambiente destinato a stalla e che ha permesso per la prima volta, attraverso la tecnica dei calchi, di restituire la sagoma integra di un cavallo.

La zona era densamente popolata da complessi insediativi che rispondevano a esigenze sia di carattere produttivo (fattorie destinate alla produzione di vino e olio) che residenziali o stagionali per il soggiorno temporaneo del proprietario.

La villa suburbana è stata riportata alla luce dalla campagna di scavi avviata nell’agosto 2017 “con un duplice obiettivo da una parte scongiurare la perdita di patrimonio archeologico, questi luoghi negli anni sono stati oggetto di molteplici attività clandestine, e dall’altro permette di scoprire le peculiarità del suburbio a nord di Pompei”.

La campagna di scavo, in località Civita Giuliana, un’area a circa 700 metri a nord-ovest da Porta Vesuvio, ha messo in luce il settore produttivo-servile di un’ampia villa, già parzialmente indagata agli inizi del ‘900, e l’area destinata a uso agricolo.

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I vecchi scavi

Tra il 1907 e il 1908 erano stati condotti scavi ad opera del Marchese Giovanni Imperiali, sulla base di una concessione di scavo rilasciata dall’allora Ministero della Pubblica Istruzione al privato secondo la normativa in vigore all’epoca, i cui resoconti sono stati pubblicati nel 1994 con una monografia della Soprintendenza. Il vecchio scavo aveva portato alla luce 15 ambienti riferibili a due settori della villa: uno residenziale e l’altro produttivo.

I cunicoli clandestini

Il complesso negli ultimi decenni è stato interessato da scavi clandestini, individuati grazie alla scoperta di cunicoli sotterranei, esplorati dai Carabinieri con il supporto logistico dei Vigili del Fuoco. I cunicoli, realizzati seguendo le pareti perimetrali degli ambienti e provocando brecce nei muri antichi, hanno danneggiato gli intonaci, distrutto parte dei muri, trafugato e rovinato oggetti. Ed è proprio dall’esigenza di interrompere in modo definitivo tali azioni che il Parco Archeologico e la Procura della Repubblica di Torre Annunziata hanno avviato un’operazione congiunta.

Lo scavo in corso

Lo scavo ha rilevato la presenza di una struttura a pianta rettangolare, realizzata con muri in opus reticulatum per un’altezza pari a 5 metri, con alcuni ambienti disposti su due piani. La struttura comprende almeno 5 ambienti di forma quadrangolare, tutti interessati dal crollo delle tegole del tetto e del pavimento del piano superiore.
Al momento sono stati esplorati due ambienti, denominati “d” e “e”.

L’ambiente “d” è caratterizzato sul lato ovest dalla presenza di una porta e di una piccola finestra strombata di cui si conserva ancora la piattabanda in legno; sul lato est è una sola finestra quadrangolare, apertura attraverso la quale sono entrati i depositi di flusso piroclastico. Il muro meridionale ospita un’edicola quadrangolare, un piccolo lararium, delimitato da una cornice d’intonaco, all’interno del quale si è rinvenuta una basetta quadrangolare in marmo e sotto cui erano posti una coppa-incensiere, due pentole ed una lucerna, poggiati su una mensola lignea di cui è stato possibile eseguire il calco.

Proprio la particolarità di seppellimento dell’ambiente, occupato per quasi la totalità dal flusso piroclastico, ha permesso di realizzare i calchi in gesso anche di due arredi, uno sicuramente un letto, e di recuperare le tracce di una stuoia o tessuto posta al di sopra della rete in corda del letto.  

L’ambiente “e” era una stalla che ha permesso, sempre attraverso la tecnica dei calchi, di recuperare una lunga mangiatoia in legno e due cavalli. La scoperta nella porzione orientale dell’area di un setto murario costeggiato da una stradina in terra battuta ha definito, su questo lato, il confine della proprietà della villa.

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Il calco integro di un cavallo per la prima volta realizzato a Pompei

Uno degli animali, rinvenuti nell’ambiente e, non toccato dalle attività degli scavatori clandestini, è stato ritrovato integro, con l’apparato scheletrico completo in connessione, bardato con morso e briglie in ferro e sull’osso occipitale, tra le orecchie, elementi decorativi in bronzo applicati probabilmente su elementi di cuoio.
L’attribuzione alla specie non è al momento del tutto certa.
Il cavallo di Civita Giuliana doveva far parte della “razza più nobile”. Questo rappresenta un indicatore della ricchezza del padrone. Questo cavallo deve essere stato un animale di rappresentanza.

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La tomba di Civita Giuliana

Il sito di Civita Giuliana è stato popolato anche dopo l’eruzione del 79 d.C. La dimostrazione è il rinvenimento di una sepoltura a cassa di tegole con tumulo e tubo fittile per le libagioni, posta sulla cresta del muro meridionale dell’edificio. La cronologia della tomba non è ben precisabile. Si tratta, però, senz’altro di una sepoltura post 79 d.C., probabilmente di epoca imperiale. L’individuo, deposto supino aveva come corredo un chiodo in ferro, individuato sulla spalla destra. L’età dell’individuo, di sesso maschile è provvisoriamente stimata intorno ai 40-55 anni.

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