È stata la mia mission impossible ma alla fine ce l’ho fatta.
Ci ho messo un anno per svuotare la nostra cantinola di tutte quelle cose inutili che avevamo ammucchiato lì dentro. È incredibile la quantità di roba che accumuliamo quando abbiamo un posto in cui conservarla.
Dopo averla sgombrata, con una bella tinteggiata alle pareti e delle nuove luci al led, ho trasformato la nostra umida e buia cantinola in un’accogliente stanza di quattro metri quadri.
«Non possiamo metterci altri armadi» dico a mia moglie che subito ha intravisto in quel posto un alleato per i suoi temutissimi cambi di stagione. «È troppo umido».
Chissà cosa direbbe se sapesse quanto ho speso per il deumidificatore di ultima generazione.
«Ci porto la tv con la play e così non vi disturbo più» prova a inserirsi mio figlio.
«Lì sotto non c’è campo e il wi-fi non arriva» rispondo prontamente omettendo che ho già acquistato una serie di potentissimi ripetitori di segnale.
Ciccio, io quel posto me lo sono guadagnato, vorrei rispondergli ma, per quieto vivere, preferisco desistere.
«Se ci attacchiamo i cartoni delle uova, potrei farci il mio studio prove» è l’idea di mia figlia.
«E come la mettiamo con Vicidomini?» le tarpo subito le ali.
Una volta tanto, cerco di sfruttare a mio favore il carattere burbero del nostro intollerante vicino.
«Ma non hai sempre detto che bisogna contrastare le lamentele di quel vecchio impiccione?» mi fa notare mia moglie.
«Sì, ma in questo caso non possiamo farci nulla. Vicidomini è cardiopatico e da quel punto di vista è inattaccabile» provo a difendermi ma ormai gli argini si sono rotti.
Tutta la famiglia reclama il suo diritto su quella terra di nessuno.
«Nessuno di voi si è mai interessato a quel posto. Com’è che adesso fa gola a tutti?» urlo e, senza volerlo, impugno la mazza da baseball che c’è nell’ombrelliera all’ingresso.
«Perché ti infervorisci tanto?» mi chiede mia figlia con il suo solito tono compassionevole che dovrebbe farmi sciogliere il cuore.
Baby, quel posto è mio e dovrete passare sul mio cadavere per averlo, vorrei gridare ma rimango in silenzio per non aggravare la situazione.
«Se vai in cantina devi lasciarmi lo studio tutto per me» propone mia moglie sventolando il coltellaccio con il quale ha appena finito di scannare un coniglio.
«E rinunciare all’auto nei weekend» aggiunge mio figlio che improvvisamente si è materializzato alle mie spalle.
Il mio primo genito cerca di disarmarmi ma non mollo la mazza da baseball. Il bastardo allora mi cinge il collo con il braccio, impedendomi di respirare.
Se fossi Tom Cruise mi libererei di lui con una testata all’indietro ma non riesco nemmeno a muovere un dito.
«E perderai il diritto di veto sulle mie uscite» ringhia mia figlia e mi ficca i denti nella mano destra facendomi ululare dal dolore.
Mi sento soffocare ma resisto.
Non posso perdere questa battaglia per la libertà.
«Lascia la mazza» urla mia moglie minacciandomi con quella specie di scimitarra che ha tra le mani.
Quella lama insanguinata e i suoi occhi infuocati mi fanno paura.
Mi sento minacciato dal fuoco amico della mia famiglia e, alla fine, mollo la presa.
Mia figlia s’impossessa della mazza con un furore animalesco.
«Ok, mi arrendo» bisbiglio con l’ultimo alito di voce e finalmente mio figlio mi libera il collo.
Cado in ginocchio privo di forze. Ho le lacrime agli occhi e la mano che mi sanguina.
«Accetto tutte le vostre condizioni» concludo mentre esco dall’appartamento con le mani alzate.
Mentre scendo le scale mi tremano le gambe per il pericolo scampato ma sono felice.
Non ho mai avuto un posto tutto mio e sono molto emozionato.
Mi godrò la pace lontano dal frastuono insopportabile che c’è a casa mia.
Lontano dalle domande scomode dei figli, dalle responsabilità.
Finalmente libero dalla dittatura di mia moglie.
Hasta la cantinola, siempre, canto mentre arrivo al piano terra.
Trovo Vicidomini che sta parlando con alcuni vigili urbani.
«Stanno mettendo i sigilli alle cantinole» mi urla appena mi vede.
«In che senso?» chiedo allarmato.
«Ma lei non legge i social? Il sindaco ha emesso un’ordinanza che vieta l’utilizzo dei locali seminterrati» risponde il vecchio.
«E perché?»
«Livelli elevati di CO2. Ma dove vive? È una settimana che non si parla d’altro in città. Hanno già chiuso una scuola e una casa per anziani».
Il desiderio di libertà mi aveva fatto quasi dimenticare la crisi bradisismica che stiamo vivendo.
«Effettivamente c’è una puzza esagerata» esclamo mentre cerco di forzare il blocco delle forze dell’ordine.
Gli agenti agitano i manganelli per non farmi passare.
«Ma che dice?» mi chiede Vicidomini. «L’anidride carbonica è inodore. Ed è molto dannosa per la salute. Giramenti di testa, difficoltà respiratorie e vomito sono i sintomi più comuni».
Ecco cos’era quel ghigno infame che aveva la mia famiglia.
Loro lo sapevano.
Tutti i sintomi che ha elencato Vicidomini si manifestano improvvisamente ma devo resistere.
Maledette emissioni dei Campi Flegrei, è l’ultimo pensiero che mi sfiora prima di caricare, a testa bassa, il cordone di polizia municipale.