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Home Itinerari

Boscoreale, rinasce la villa di Popidio Floro: messa in sicurezza e nuove indagini aprono la strada verso l’apertura

Redazione di Redazione
12/12/2025
in Itinerari
Tempo di lettura: 6 minuti

Boscoreale e la villa di Numerio Popidio Floro: a 120 anni dal primo scavo proseguono le indagini archeologiche e la messa in sicurezza. 

L’11 dicembre 1905 iniziavano gli scavi della Villa di Numerio Popidio Floro a Boscoreale, una prestigiosa villa dell’agro pompeiano che, a centovent’anni di distanza, torna oggi al centro di un articolato intervento di tutela e ricerca archeologica, promosso dalla Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per l’area metropolitana di Napoli in stretta collaborazione con la Procura della Repubblica di Torre Annunziata.Le strutture, di proprietà della famiglia Faraone Mennella con la quale la Soprintendenza Archeologica Belle Arti e Paesaggio per l’Area Metropolitana di Napoli ha sottoscritto in data 4 marzo 2025 un Accordo di Collaborazione triennale al fine di valorizzare il sito archeologico, sono identificate come Villa di Numerio Popidio Floro grazie a più iscrizioni epigrafiche con il nome del proprietario, messe in luce già nel corso delle indagini di inizio Novecento. Le relazioni di scavo descrivono un articolato complesso residenziale e produttivo, con ambienti termali decorati da raffinati affreschi e pavimenti a mosaico, inserito nel paesaggio agricolo vesuviano e strettamente connesso alle dinamiche economiche del territorio antico.

Dalla villa provengono importanti testimonianze artistiche e materiali oggi conservate in alcuni dei principali musei del mondo: dal Museo Archeologico Nazionale di Napoli al Musée du Louvre di Parigi, dal Metropolitan Museum of Art di New York al J. Paul Getty Museum di Malibu, fino all’Antiquarium di Boscoreale dove è conservato, su concessione della famiglia Faraone Mennella, un mosaico pavimentale con fauna marina di rilevante interesse archeologico, a testimonianza del ruolo di primo piano che il complesso riveste nel quadro delle ville di età romana nell’area vesuviana.Negli ultimi decenni il sito è stato oggetto di ripetute manomissioni e di scavi clandestini che hanno compromesso la stabilità delle strutture e il contesto archeologico. A seguito di tali interventi illegali, la Procura della Repubblica di Torre Annunziata ha disposto il sequestro degli accessi ai pozzi utilizzati dagli scavatori clandestini, al fine di impedirne ulteriori utilizzi e garantire la messa in sicurezza dell’area. Tale intervento ha posto le premesse per un’azione coordinata tra autorità giudiziaria e amministrazione della tutela, finalizzata a proteggere il sito dal rischio di nuove intrusioni e a creare le condizioni per una rinnovata attività di ricerca e documentazione.

Su impulso della Soprintendenza e in accordo con la famiglia Faraone Mennella, proprietaria del sito archeologico, nell’estate 2025 è stato quindi avviato un intervento di messa in sicurezza e indagini archeologiche finanziato con fondi del Ministero della Cultura. La famiglia Faraone Mennella ha svolto negli anni un ruolo di attiva tutela del bene, pur non essendone tenuta per legge, garantendo accoglienza a studiosi, archeologi e – quando richiesto – anche a visitatori provenienti dall’estero.Il cantiere è affidato alla Brigante Engineering s.r.l., e coinvolge Luca Di Franco, Responsabile Unico del Progetto, Simona Formola, funzionario archeologo di zona e supporto al RUP, Filomena Russo Del Prete, funzionario architetto direttore dei lavori, e Mario Grimaldi, archeologo Direttore scientifico del cantiere.Le operazioni hanno preso avvio con la pulizia integrale dell’area archeologica, da anni soffocata dalla vegetazione e resa illeggibile dai reinterri. Tra gli interventi più urgenti si è resa necessaria la rimozione di un grande pino cresciuto direttamente sulle strutture superiori delle terme, la cui presenza comprometteva gravemente la stabilità delle murature.Completata la bonifica, il team ha riscavato e riallineato i settori già esplorati nel 1905, verificando sul terreno le planimetrie storiche e riscontrando numerose discrepanze rispetto allo stato reale delle strutture. Da questa attività è scaturita una base cartografica aggiornata, indispensabile per la prosecuzione delle indagini.L’ampliamento dello scavo su due fronti ha condotto all’individuazione, in sezione, dei cunicoli praticati dai tombaroli negli ultimi anni. Paradossalmente, proprio il tracciato dei percorsi clandestini ha permesso agli archeologi di intercettare nuovi ambienti della villa, fino a oggi sconosciuti. Le ricerche hanno infatti evidenziato la presenza di un ampio peristilio, nucleo della pars urbana e di un settore residenziale, interpretabile come ulteriore area monumentale.Queste scoperte ribaltano l’immagine consolidata della villa, ritenuta per oltre un secolo un semplice impianto rustico di modesta estensione. Le evidenze attuali delineano invece un complesso architettonico di rango, dotato di più settori residenziali e monumentali, coerenti con il profilo sociale di Popidio Floro.All’interno della villa, il complesso termale rappresenta oggi il settore meglio conservato e più chiaramente leggibile, in quanto non ricoperto come accaduto per la parte centrale esplorata negli scavi del 1905. Proprio questa condizione ha reso possibile, nel tempo, interventi successivi di ampliamento e approfondimento, rendendolo il fulcro materiale su cui si sono concentrate le operazioni moderne.

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Le recenti attività di pulizia, rimozione della vegetazione e riallineamento planimetrico hanno permesso di riconfermare la centralità del settore termale nel sistema architettonico della villa e di restituirne una visibilità adeguata alla comprensione unitaria del complesso. Si tratta di uno dei nuclei che maggiormente contribuì alla notorietà degli scavi del 1905, anche per la qualità dei materiali che da qui provennero, oggi conservati in musei nazionali e internazionali.Durante le attuali indagini, sono inoltre emersi ulteriori nuovi elementi pavimentali e frammenti musivi in corso di documentazione. Le evidenze, localizzate in aree limitrofe al settore termale, suggeriscono la presenza di ulteriori ambienti qualificati da apparati decorativi, ampliando il quadro finora noto della residenza. Tali rinvenimenti, ancora oggetto di studio, saranno analizzati nelle prossime fasi del cantiere per stabilirne funzione, estensione e rapporto con le strutture già identificate.Il cantiere attuale, pur dichiaratamente preliminare, sta aprendo scenari che fino a pochi mesi fa sarebbero apparsi irrealistici. Le attività di rilievo, le verifiche strutturali e le prime analisi dei nuovi ambienti consentiranno di: definire con precisione l’estensione reale della villa; comprendere l’articolazione delle funzioni domestiche, produttive e rappresentative del complesso; valutare le potenzialità del sito come nuovo nodo della rete archeologica vesuviana.

Solo dopo questa fase sarà possibile orientare le scelte della Soprintendenza e del Ministero, con il consenso della proprietà, verso una possibile apertura al pubblico, non come episodio isolato, ma come tassello di un più ampio disegno territoriale. Paola Ricciardi, Soprintendente ABAP per l’area metropolitana di Napoli ha dichiarato: “A centovent’anni dall’avvio dei primi scavi, la villa di Numerio Popidio Floro non è più soltanto il luogo di provenienza di straordinari reperti oggi distribuiti nei grandi musei del mondo, ma torna a essere un sito vivo, oggetto di studio e di cura. Il lavoro che stiamo conducendo insieme alla Procura della Repubblica di Torre Annunziata dimostra quanto la tutela penale del patrimonio e l’azione tecnico-scientifica della Soprintendenza siano due facce della stessa responsabilità: sottrarre i siti archeologici alla logica dello scavo clandestino e restituirli, nella legalità, alla conoscenza e alla collettività. Le indagini in corso ci consentiranno di ricomporre, almeno in parte, la storia architettonica e decorativa della villa e di valutarne con realismo le prospettive future di valorizzazione e di fruizione, in dialogo con il territorio di Boscoreale e con l’intero sistema dei siti vesuviani”.

Nunzio Fragliasso, Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Torre Annunziata ha dichiarato: “Le attività di scavo scientifico che stanno riportando alla luce la villa romana di “Numerio Popidio Floro di Boscoreale” sono il frutto della collaborazione sinergica tra la Procura della Repubblica di Torre Annunziata e la Soprintendenza Archeologica Belle Arti e Paesaggio per l’area Metropolitana di Napoli, in attuazione del protocollo siglato dai due Uffici nel dicembre del 2023, che ha come obiettivo principale il contrasto agli scavi archeologici clandestini e la salvaguardia dell’eccezionale patrimonio culturale, artistico ed archeologico del circondario del Tribunale di Torre Annunziata, coniugando indagini giudiziarie e investigazioni scientifiche.In particolare, la campagna di scavo archeologico della villa di Popidio Floro si inserisce a pieno titolo nell’ambito dell’attività di mappatura e censimento dei siti archeologici clandestini, da tempo intrapresa da questa Procura della Repubblica, avvalendosi dei Carabinieri del Gruppo di Torre Annunziata, finalizzata, così come già avvenuto per la villa romana di Civita Giuliana, a sottrarre all’oblio e all’attività dei “tombaroli” e restituire alla fruizione della collettività alcune delle più importanti ville romane di cui è disseminato il territorio del circondario di Torre Annunziata, costituenti significative testimonianze storiche del nostro passato.

Nel 2021 i Carabinieri del Gruppo di Torre Annunziata, distaccati presso questa Procura della Repubblica, hanno individuato e sequestrato due cunicoli sotterranei, utilizzati in epoca recente per gli scavi archeologici clandestini, che conducevano alla villa di Numerio Popidio Floro; successivamente questi cunicoli sono stati dissequestrati e restituiti ai proprietari della villa, che responsabilmente li hanno messi a disposizione della Soprintendenza, per le attività di sondaggio e scavo scientifico finalizzate a riportare alla luce l’intero complesso e individuare eventuali reperti ivi ancora presenti.Resta ancora aperta una rogatoria internazionale avviata dalla Procura con le competenti Autorità statunitensi per verificare la legittimità della presenza, al Getty Museum di Malibu, di quattro pannelli affrescati ivi attualmente esposti, provenienti dalla villa di Popidio Floro, in relazione ai quali vi sono fondati elementi per ritenere che gli stessi siano stati esportati all’estero illegalmente”.

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