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Home Cultura

Filippo Greca e la musica come destino: un giovanissimo talento che fa della musica il suo linguaggio

Redazione di Redazione
19/12/2025
in Cultura
Tempo di lettura: 3 minuti

La chitarra elettrica è la sua passione: ama il blues e nel suo domani immagina spartiti e corde che vibrano

Chitarra elettrica, classica, pianoforte e sax: una vita davanti e in tasca un sogno e sette note. Filippo Greca ha 15 anni, è un giovane artista napoletano, ma già il suo talento emerge con tutta la forza di chi ha un solo obiettivo nella vita: la musica. Perché ci sono passioni che nascono all’improvviso, altre che sembrano scorrere da sempre dentro di noi, come un fiume sotterraneo che aspetta solo di emergere.

Tutto inizia a 7 anni: un desiderio sotto l’albero. Nessun giocattolo, non la Playstation. Lui voleva una chitarra elettrica rossa. Non una chitarra qualunque. Proprio quella. Come se avesse avuto una visione. Quando, la mattina di Natale, la trovò sotto l’albero, fu come se il mondo gli avesse finalmente dato ciò che già sentiva suo. Da quel momento, quelle sei corde sono diventate un’estensione di sé, un linguaggio più sincero delle parole. E con suo padre accanto, compagno di musica ancora oggi, le prime note presero forma, semplici ma cariche di promessa.

La voglia di esplorare non si ferma alla chitarra. Filippo ha un dono, un orecchio che sente la musica, la legge, e lo strumento è solo un veicolo, la cruna di un ago che incanala quel fiume in piena che lo porta sempre alla musica. Una magia che non passa inosservata: alle elementari lo selezionano per le lezioni di pianoforte. Il tocco sui tasti bianchi e neri gli piaceva, ma forse era troppo presto, commenta Filippo. Così, dopo qualche anno, il piano rimase lì, come un incontro mancato, mentre la chitarra continuava a chiamarlo come il canto di Ulisse.

Alle medie, un altro punto di svolta, approfondisce lo studio della chitarra, anche quella classica, un altro tassello nella costruzione della sua identità musicale, grazie a un gruppo di professori molto bravi che gli hanno trasmesso una passione smodata per uno strumento che già amava.  Poi è arrivato il liceo musicale Margherita di Savoia, dove Filippo ha trovato nuovi orizzonti e nuove sfide: il sax, uno strumento che gli ha permesso di respirare la musica in un modo diverso, più fisico, più intenso. Ma la chitarra resta la sua certezza.

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Nonostante la giovane età, Filippo porta con sé una grande consapevolezza: sa cosa gli piace, cosa lo rappresenta, cosa vuole cercare. Ha provato a scrivere testi e musica, e anche se finora non ha trovato qualcosa che lo soddisfi davvero, ciò che guida il suo istinto è la scoperta, la crescita, la continua ricerca di sé. E non si fermerà finché la perfezione non sarà raggiunta, quella che per lui è perfezione, in un continuo mettersi alla prova.

Ama il blues. Nei nomi di Hendrix, Stevie Ray Vaughan, B.B. King e Robert Johnson c’è il battito della sua ispirazione, il suo modo di sentire e vivere la musica. Ma è curioso come un esploratore che cerca qualcosa per tutta la vita: si nutre di tutto ciò che lo emoziona e non ha paura di perdersi per ritrovarsi, di attraversare mondi nuovi. Perché alla fine di ogni percorso, c’è la sempre lei, la musica — blues, rock, metal, jazz, funk: tutto è materia viva per chi, come lui, rifiuta di omologarsi e cerca una voce che sia davvero sua.

Il futuro? Filippo non immagina alternative: vede palchi, corde che vibrano, spartiti pieni del suo mondo, quello che riesce a esprimere in mille modi ma che trova la sua vera essenza solo quando imbraccia una chitarra. La musica non è una necessità, ma un bisogno inevitabile. “Finito il liceo, vorrei entrare nel Conservatorio di Napoli”, racconta. Ama tutti gli strumenti, ma la chitarra non lo abbandonerà mai: è il luogo dove ogni suo gesto trova continuità. Come in quelle parole di De André, in Amico Fragile, che sembrano scritte proprio per lui: “Pensavo è bello che dove finiscono le mie dita debba in qualche modo incominciare una chitarra”. Una frase epica che parla anche di piccole storie sconosciute, come quella di Filippo Greca.

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Redazione

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