‘Lievete da Annanze ‘O Sole’ squarcio sulla comunità nera di Napoli. L’opera premiata al 50 Laceno d’Oro
Tra grazia e rabbia, identità e libertà: “Lievete da Annanze ‘O Sole” vince il riconoscimento da parte del pubblico al 50 Laceno d’oro. Un film che parla della diversità, delle piccole comunità, dell’individualità. Un atto di resistenza in cui, tra i suoni dell’hip hop, della drill, dell’R’n’B e della dancehall, giovani artisti trasformano la marginalità in forza collettiva. La stessa forza e la stessa resilienza che hanno contraddistinto Halim Mohammed, regista e produttore dell’opera cinematografica. Figlio del mare che bagna la Somalia e del vento caldo del Vesuvio, nasce a Napoli ma all’età di un anno viene riportato dai suoi genitori biologici in Somalia. La sua storia cambia quando Giovanna e Marcello decidono di adottarlo. Cresce circondato dall’amore a Torre Annunziata, all’ombra del vulcano.
“La passione per i documentari nasce dalla volontà di voler cambiare punto di vista nella narrazione: non una camera calata dall’alto ma uno sguardo che parte dall’interno” afferma Halim. Il giovane torrese, che ha vissuto la sua infanzia e adolescenza tra le strade di Torre Annunziata, racconta di quello che si cela dietro il film in sé, la storia che si nasconde dietro la sequenza di immagini, musiche e scene. “Questo film nasce da una forte depressione – spiega il regista – e da questa depressione ho cercato di trovare la strada per poter esprimermi, ma ho voluto farlo attraverso la mia comunità. Purtroppo la verità è che nel mondo del cinema non esistiamo e se esistiamo lo facciamo sotto forma di stigmatizzazione”.
Il punto focale della regia di Halim è dunque il voler puntare l’attenzione sulle minoranza, sulle comunità che vivono sul nostro territorio, cercando di “abituare la società ad un identità altra” suggerisce il regista. Se con il cinema però egli permette agli altri di mostrare il loro vero essere, è nella poesia che trova rifugio la sua mente quando l’oppressione della società diventa assordante. “La poesia è forse il mio primo canale di espressione: è immediato, non ha bisogno di post produzione, è reale. Mi dà la possibilità di esprimere tutto ciò che ho dentro- ci tiene a sottolineare, parlando della poesia come il luogo nel quale mette a nudo il suo essere- Nelle mie poesie ho sempre trattato dei temi più disparati, ma il più importante e ricorrente è sicuramente il tema dell’identità. Penso che questa società non sia pronta per accettare identità che siano diverse dagli stereotipi comuni e mi interessa sostanzialmente che le persone siano libere di esprimersi e abbiano la possibilità di auto-descriversi. Per cui, visto che con la poesia io mi auto-descrivo, con il cinema cerco di far esprimere gli alti”. Insomma, “Lievete da Annanze ‘O Sole” è un film di rinascita e libertà che mette in risalto la particolarità ed il diverso, che si impegna a portare avanti un messaggio di universalità e speranza, di uguaglianza e solidarietà.
Uno squarcio di vita sulla comunità nera di Napoli che si mostra nella sua semplicità e bellezza. È un film che non chiede il permesso di esistere ma cammina, danza, urla e sussurra nella stessa lingua in cui sono cresciute queste persone. “E’ un idea che nasce con poco, un progetto interamente auto-finanziato con i miei risparmi- commenta – e aver ricevuto la menzione speciale del pubblico come esordienti in un festival come il 50 Laceno d’Oro, è sicuramente un grande traguardo”. “Il punto è questo se hai delle motivazioni forti che ti premono e ti guidano, non importa quanti ostacoli ti si piantino davanti, una soluzione sicuramente la riesci a trovare e trovi anche il modo per poter dire la tua”.










