Il panuozzo: storia del panino di Gragnano

Gragnano fa parte della città metropolitana di Napoli ed è situata sui Monti Lattari, nella splendida penisola sorrentina. La città è nota in tutto il mondo per una cosa su tutte: la pasta. La pasta di Gragnano è un unicum nel panorama culinario italiano e ha ricevuto il riconoscimento IGP da parte dell’Unione Europea, perché i terreni agricoli, fertili grazie alla presenza dell’attività vulcanica, hanno garantito varietà organolettiche uniche dai tempi di sanniti e romani.

Insomma, se dici Gragnano dici “città della pasta”. Ma in realtà, c’è un altro piatto tipico, di origini decisamente più recenti: il panuozzo, un panino fatto con la pasta della pizza.

Il panino, cioè l’arte di unire una forma di pane a del companatico, è un “piatto” tipico di molte culture: in Italia alcune ipotesi vogliono Leonardo come l’inventore del panino, in Inghilterra l’invenzione del sandwich si attribuisce al Conte Montagu di Sandwich, che lo creò durante le sessioni di gioco di cui era appassionato. Di sicuro, in Campania, tra pizza a portafoglio, pizza fritta e altre specialità l’arte dello street food ha radici antiche.

Nonostante sia stato inventato relativamente di recente, il panuozzo è ormai entrato nella tradizione campana e può essere definito lo street food per eccellenza della nostra regione. È un panino di una trentina di centimetri, composto, come detto, dalla pasta della pizza e farcito. Farcito come? Be’, per scoprirlo bisogna raccontare un po’ la storia di questo panino.

La nascita del panuozzo di Gragnano avviene nel 1983 e si deve alla famiglia Mascolo, pizzaioli da generazioni. Il capostipite, Giuseppe, una sera, dovendo preparare la cena ai suoi famigliari, s’inventò questa forma di pane stretta e lunga e la farcì con pancetta e mozzarella. Il nome “panuozzo” gli fu dato dalla figlia Pasqualina. Tutt’ora, la famiglia Mascolo detiene il brevetto del prodotto, che è stato registrato nel 1996.

Ecco dunque com’è nata questa specialità, che si prepara in un modo piuttosto semplice ma che richiede una doppia cottura: si cuoce il pane una prima volta, poi lo si divide a metà, lo si condisce con la pancetta e la mozzarella e lo si rimette al forno per altri 2 minuti circa.

La pasta dev’essere rigorosamente quella della pizza e il forno non può che essere a legna. Il condimento, invece, può essere differente da quello tradizionale (pancetta e mozzarella): per esempio, si possono unire le melanzane alla provola oppure fare un condimento con pomodorini, rucola e mozzarella.

Alcune pizzerie della zona propongono il panuozzo in versione dolce, con cioccolato, granella di nocciola e zucchero a velo, altri con prodotti locali come salsiccia e friarelli oppure zucca, mozzarella e funghi, in altre, invece, si può trovare il panuozzo con polpette in sugo di pomodoro, pinoli e mozzarella.

Insomma, ce n’è per tutti i gusti!

Il panuozzo si è radicato con così tanta forza nell’immaginario e nella cultura di Gragnano da far valutare al sindaco Paolo Cimmino la possibilità di proporre il panino inventato da Giuseppe Moscolo alla Commissione per i beni immateriali dell’Umanità dell’Unesco: l’idea è arrivata alla fine di Gragnano Enogastronomica, gli scorsi giugno e luglio, conclusasi proprio con la festa del panuozzo.

A tal proposito, non si contano le iniziative che celebrano il panino di Gragnano per eccellenza: lo scorso agosto, dal 20 al 24, a Montesano Scalo, si è tenuto l’evento Re Panuozzo, che oltre al panuozzo ha raccolto il meglio dello street food alla campana: pizza fritta, o’ cuoppo, frittatine di pasta, e via dicendo.

Invece, proprio a Gragnano, lo scorso giugno si è tenuto il Festival del Panuozzo, che accanto alle degustazioni del panino tipico ha proposto seminari per conoscere l’arte del panificazione e specialità succulente come i babà, oltre che a spettacoli per allietare l’evento. Infine, a Luzzano, lo scorso agosto si è tenuta la Festa del Panuozzo, alla sua decima edizione.

Oggi il panuozzo si è diffuso in tutta Italia e, assieme alla pasta, è diventato uno dei simboli della città di Gragnano, una città che fa della sua cultura gastronomica la sua forza.

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