Un itinerario in una città in continua evoluzione, ma radicata nel passato
Una città moderna, adagiata tra il mare e le alture che le proteggono le spalle. Salerno ha una storia antica, legato primariamente al periodo della celeberrima Scuola medica Salernitana del IX secolo. I primi resti, rinvenuto nel quartiere di Fratte, risalgono al III secolo a.C. mentre si sa per certo che la colonia romana si stabili nel golfo a partire dal 194 a. C. . Salerno conobbe la gloria con i Longobardi che la dichiararono capitale del Principato e la figura di Arechi II che legò il suo nome indissolubilmente alla città con la costruzione del castello e delle fortificazioni.
Il nostro itinerario si snoda seguendo la linea del mare, tracciata dal salotto inn della città, la villa comunale sulla quale si affacciano palazzi storici e locali alla moda a conferma dell’intreccio continuo tra moderno e storia. Piazza Amendola è il punto di partenza del nostro itinerario. Vi si affacciano il palazzo di Città e quello della Prefettura, entrambi di epoca fascista. Comodo parcheggiare in uno dei parcheggi che circondano la piazza. Lasciamo l’auto ed intraprendiamo il nostro cammino, la villa comunale che costeggia la pizza è il naturale spartiacque tra la zona medievale della città e quella moderna, in continua espansione. Ultima evoluzione è Il Crescent, la piazza sul mare più grande d’Europa che sta prendendo vita alla destra della villa.
Lasciamo la villa comunale, attraversiamo via Roma e ci imbattiamo nello storico teatro Verdi, il palcoscenico della città, si erge in piazza Matteo Luciani, dedicata al sindaco di Salerno che ne volle la costruzione nel 1863 Il teatro era costituito inizialmente da un palcoscenico con uno sfondato di 94 palmi, da una platea con una capienza di 240 sedie, da 4 file di 17 palchi ognuna, da 4 palchi ancora oggi detti “della lettera” (perché contrassegnati da una lettera dell’alfabeto) e dal loggione. Le decorazioni interne sono dei pittori Gaetano e Fortunato d’Agostino che furono affiancati da numerosi artisti salernitani e partenopei. Di particolare pregio è il soffitto, dipinto da Pasquale Di Criscito, che raffigura il musicista Gioacchino Rossini intento a dirigere le sue opere mentre viene ispirato dalle nove muse. Notevole per fattura è anche il fondale, all’epoca definito “il più bello esistente in Italia”, realizzato da Domenico Morelli con la collaborazione degli allievi Giuseppe Sciuti ed Ignazio Perricci. Vi è raffigurata la cacciata dei Saraceni da Salerno dell’871.L’ingresso della platea è preceduto da una pregevole statua in bronzo raffigurante “Pergolesi morente” opera dello scultore Giovanni Battista Amendola. All’edificio del teatro sono annesse le sale del Casino Sociale, punto di ritrovo della nobiltà salernitana del XIX secolo e, attualmente, club esclusivo.
Lasciamo Via Roma, i frastuoni delle auto, l’azzurro del mare che si staglia verso la Costiera Amalfitana e ci addentriamo nella Salerno che fù, nei vicoletti del centro storico, nelle stradine in pietra. Via dei Mercanti si apre con l’arco di Arechi risalente al VIII secolo, sulla nostra strada incontriamo chiese e palazzi che nonostante i restauri hanno conservato le loro strutture medievali. Una di queste è San Pietro a Corte, longobarda ma rifatta nel XIII secolo, conserva un bel campanile romanico e le antiche colonne all’interno con gli affreschi del XI e XIII secolo.
Da qui risaliamo via dei Canali che ci conduce all’ex conservatorio concepito inizialmente come sede per fanciulle povere. Al di sotto dell’edificio scavi archeologici hanno portato alla luce strade e mura del XI secolo. La chiesa dell’Ave Gratia Plena inaugurata nel 1758 è accessibile dal secondo piano del Conservatorio. La facciata è ornata di bassorilievi bianchi con lo stemma del Conservatorio che campeggia al centro. L’interno è di concezione barocca con dipinti del ‘700.
Tornando su Via dei Mercanti, incrociamo Via Duomo e la chiesa barocca di San Giorgio con all’interno decorazioni e stucchi di Andrea Da Salerno, Angelo Solimena e la collezione di ceramiche di Alfonso Tafuri con pezzi risalenti anche al ‘500.
Palazzo Pinto col suo ingresso col portale nobiliare ospita la Pinacoteca provinciale con dipinti che spaziano dal Rinascimento al Novecento. Merita una capatina anche l’ex chiesa di San Gregorio, proprio di fronte al Palazzo, che ospita il museo virtuale della scuola medica Salernitana con ricostruzioni ed illustrazioni storiche relative al glorioso periodo della scuola.
Seguendo il tracciato di Via Duomo, arriviamo alla chiesa madre di Salerno, costruito a partire dal 1076 per volere di Roberto I il Guiscardo per celebrare la conquista Normanna e il ritrovamento delle spoglie di San Matteo Apostolo. La scalinata seicentesca conduce alla Porta dei Leoni con portale romanico dell’XI secolo. L’atrio che vi si apre è a 28 colonne classiche con decorazioni ad intarsio, tutto intorno sarcofagi di età classica e medievale. Il campanile, fonte di ispirazione per gli altri presenti in costiera, ha un corpo cilindrico terminale con archi intrecciati, raggiunge l’altezza di 52 metri. L’interno del duomo è a croce latina con tre navate e tre absidi semicircolari. Di rilievo è il sepolcro della Regina Margherita di Durazzo di Antonio Baboccio. L’ambone maggiore è del 1180 mentre quello di Guarna è del 1181. La cappella di Gregorio VII ospita le spoglie del Papa morto esule a Salerno nel 1085.
Attiguo al Duomo è il Museo Diocesano sorto nel ‘500 ospita pezzi molto importanti tra i quali: i dipinti dei maestri Oderisio, Stanzione e Andrea da Salerno, una collezione numismatica con pezzi dell’epoca magnogreca, un paliotto in avorio del XII secolo e la croce lignea del Guiscardo.
Chiude l’itinerario a piedi lo splendido Giardino della Minerva sito sulla salitella del vicolo Sanseverino, offre uno stupendo panorama dall’alto di tutta la citta di Salerno, un tempo venivano coltivate piante officinali utilizzate dalla scuola medica salernitana.
Per chiudere il nostro tour nella città di Salerno non può mancare il maniero simbolo della città. Recuperiamo la nostra auto, usciamo dal centro abitato e ci arrampichiamo sul monte Bonadies. Un ascensore ci accompagna alla terrazza del castello Arechi, di epoca longobarda ma ampliato nel period normanno e aragonese. Dalla terrazza possibile ammirare uno splendido panorama di tutto il golfo. All’interno il museo ospita ceramiche del VIII secolo, armi, strumenti e vetri rivenuti negli scavi.