Nota anche come Sant’Anna dei Lombardi, mostra nella sacrestia la volta affrescata dal Vasari
La Chiesa di Monteoliveto costituisce uno dei maggiori esempi di arte rinascimentale della città di Napoli. La costruzione iniziò nel 1411per volontà di Gurello Origlia, protonotario di Re Ladislao. A quell’epoca il complesso monastico, che si trovava al di fuori delle mura cittadine e si estendeva da Largo delle Corregge (oggi Via Medina) fino alle pendici del Vomero, venne affidato ai Padri Olivetani e dedicato alla Vergine di Monteoliveto Purificazione di Maria.
La struttura era anche arricchita da quattro chiostri, uno dei quali, oggigiorno, è stato inglobato nella adiacente Caserma Pastrengo. La chiesa fu molto cara ai sovrani Aragonesi e, in particolare, a re Alfonso II, il quale era solito venire qui ad ascoltare la messa. Grazie a suo cognato Antonio Piccolomini e al suo maggiordomo Marino Curiale, la chiesa si arricchì di meravigliose opere d’arte, in cui sono evidenti forti influenze del rinascimento toscano, segno della grande osmosi culturale che si creò in quegli anni tra la corte Aragonese e quella Medicea.
Qui trascorse gli ultimi anni della sua vita Torquato Tasso, ultimando il suo capolavoro, La Gerusalemme Liberata.
Il doppio nome con cui è conosciuta si deve al fatto che vicino sorgeva la Chiesa di Sant’Anna del Lombardi, opera del 1581 di Domenico Fontana. Questa chiesa, già danneggiata da un crollo avvenuto nel 1798, fu quasi completamente distrutta da un terremoto nel 1805. Questo sisma causò anche la perdita di tre opere del Caravaggio che erano qui custodite: la “Resurrezione”, “San Francesco in Estasi” e “San Francesco che riceve le Stigmate”. In quegli anni, a causa dell’espulsione degli Olivetani da parte di Ferdinando I dovuta alle loro simpatie filofrancesi, la Chiesa di Monteoliveto era passata al demanio statale, per tanto il sovrano decise di affidarla ai frati Lombardi, rimasti senza dimora.
La sobria facciata, dominata da un arco ribassato in piperno, da accesso al piccolo vestibolo. A destra si trova il sepolcro di Domenico Fontana, realizzato dai suoi figli, e portato qui dalla distrutta Sant’Anna dei Lombardi. L’accesso avviene attraverso un portale con battenti lignei, ricostruiti in seguito ai danni dei bombardamenti del secondo conflitto mondiale. L’interno della chiesa è a una navata, con soffitto il legno cassettonato ed in cui si aprono cinque cappelle per lato. La parte alta della controfacciata è occupata da un organo in legno dorato, incorniciato da una Gloria di Angeli, affrescata da Battistello Caracciolo nei primi anni del ‘600. Nella parte bassa vi sono due altari marmorei, entrambi cinquecenteschi. Al lato sinistro del portale troviamo l’Altare Del Pezzo, realizzato da Girolamo Santacroce nel 1524. Nel lato destro troviamo l’Altare Ligorio, realizzato nel 1532 da Giovanni da Nola, il quale si inspirò al lavoro del Santacroce.
Le due cappelle che si aprono ai lati della controfacciata, sono quelle artisticamente più rilevanti. A sinistra del portale troviamo la Cappella Piccolomini, fondata nel 1470 da Antonio Piccolomini, che aveva sposato Maria D’Aragona, sorella di Alfonso II. La cappella si compone di due ambienti, messi in comunicazione da un arco decorato con formelle marmoree in rilievo. La parete sinistra è interamente occupata dal sepolcro di Maria D’Aragona, morta a soli 18 anni. Per la realizzazione del monumento, Piccolomini si rivolse ai frati Olivetani, i quali gli suggerirono lo scultore fiorentino Antonio Rossellino, che porterà a Napoli un innovativo modello di sepolcro, fino a quel momento legato alle forme di Tino da Camaino e Baboccio Da Piperno. Probabilmente a causa della morte del Rossellino, i due monumenti furono portati a termine da Benedetto da Maiano.
Tornati nella navata, a destra del portale troviamo la cappella fondata nel 1490 da Marino Curiale Conte di Terranova, maggiordomo di Alfonso II. Anche questa cappella è composta da due ambienti. Nel primo troviamo i sepolcri della famiglia Mastrogiudice, attribuiti a Girolamo D’auria. Il secondo vano, di chiara inspirazione rinascimentale, ospita nella parete sinistra il sepolcro di Marino Curiale, morto nello stesso anno di fondazione della cappella. Nella parete di fondo troviamo invece un altare marmoreo, attribuito allo scultore toscano Benedetto da Maiano, realizzato probabilmente in seguito al completamento del lavori nella Cappella Piccolomini.
Attualmente, gli ambienti della sacrestia sono stati musealizzati ed è possibile accedervi dietro corresponsione di un biglietto. Qui è possibile ammirare anche il Compianto su Cristo Deposto, gruppo di otto figure in terracotta un tempo policrome, realizzato nel 1492 dal modenese Guido Mazzoni. Nell’opera appaiono anche alcuni reali aragonesi, nelle vesti di protagonisti della scena. Da qui si passa nella Sacrestia, un tempo refettorio dei frati. L’ambiente è stato completamente affrescato da Giorgio Vasari tra il 1544 ed il 1545, con l’aiuto di Raffaellino de Colle. Vasari in un primo momento rifiutò la commissione, ritenendo l’opaco ambiente gotico, non congeniale alla sua opera. Successivamente decise di adattare la struttura alle sue esigenze, coprendo a stucco tutte le volte, donando così maggiore luminosità. Vasari realizzerà virtù personificate, accompagnate da motivi zoomorfi e fitomorfi, in cui è visibile una incisività di contorno di chiara inspirazione michelangiolesca. I meravigliosi stalli lignei, opera di Fra Giovanni da Verona, furono invece trasferiti qui nel 1688, quando la sala passò da refettorio a sagrestia.
Percorso Museale (comprende cappelle laterali, Compianto e Sagrestia Vasari) da Lun. a Sab. 9.30-18.30
Biglietto d’ingresso
Intero: € 5,00
Ridotto: € 3,00
Scuole: € 2,00
Ingresso Chiesa Gratuito
A cura di Alessia Crocifoglio