La Basilica Paleocristiana all’ombra dei templi di Paestum

La disarmante semplicità della fede, in una delle chiese più antiche della Campania

Una storia di fede e di povertà che si intreccia in un gioiello umile che, nascosto all’ombra dei Templi, testimonia una lunga storia di devozione che risale quasi all’alba del cristianesimo. 

La Basilica Paleocristiana di Paestum, dedicata alla Santissima Annunziata, sta accoccolata sulla piazzetta che sorge al lato destro del Museo all’interno dell’area archeologica. Non la domina, la impreziosisce. Coerente alla sua natura, quella di un tempio nato “aperto”, spoglio, adorno solo della religiosità dei fedeli.

Una piccola rampa di scale conduce al grazioso sagrato su cui si apre il portone. La navata, ampliata e poi rimaneggiata nel corso dei secoli, accoglie la luce che entra alle spalle dell’altare. Crea così un effetto molto suggestivo, fedele allo spirito della prima cristianità che fuse le suggestioni pagane al senso del divino cristiano.

Predomina la pietra e il legno, scuro, che copre la Basilica. Nell’assoluta semplicità, nel disadorno, la chiesa assume un altissimo valore devozionale e sacro. I raggi di luce, che irrompono nella navata dalle finestre collocate sui fianchi e dietro l’altare, fendono il buio come lame divine. Non è perciò un caso se il tempio è gettonatissimo per la celebrazione di importanti cerimonie, su tutte i matrimoni.

La Basilica nasce all’alba della cristianità, intorno al V secolo dopo Cristo. Poseidonia, divenuta Paestum, fu colonia romana estremamente ricettiva nell’accogliere il vento nuovo che stava trasformando l’Impero. Secondo alcuni storici, il culto della Croce si diffuse lì tra il terzo e il quarto secolo d.C. La Basilica, perciò, nasce come uno spazio dedicato alla nuova fede che andava facendosi largo.

I secoli, però, non sono sempre stati clementi con quel territorio e con la Basilica. La diocesi, poverissima e infestata dai briganti, era evitata come la peste dall’alto clero. Nessuno voleva insediarsi in un territorio che non garantiva floride rendite e che, politicamente, era estremamente provinciale. Di quegli anni bui, di decadenza, durarono almeno fino al ‘700. Perciò quel tempio non fu abbellito, ingrandito, non risentì delle decine di anime e culture artistiche che attraversarono l’Italia meridionale. Si tenne fedele a un certo concetto di stile romanico, sobrio e spoglio, ben lontano dallo sfarzo della Basilica di Trani in Puglia o della Cripta dell’Addolorata di Avellino.

L’attuale Basilica non rispetta più la natura originale del tempio, una struttura “aperta” che poi fu convertita in una vera e propria, o “chiusa”. Nata quasi come un ipogeo, fu sollevata dal livello originale di quasi due metri. Nel nuovo impianto della struttura, rimangono – inglobate nei muri – alcune delle antiche colonne. La dedica alla Santissima Annunziata non sembra nascere per caso. Paestum, pianeggiante e ubertosa, è da millenni consacrata al culto della Grande Madre, come tantissime altre aree della Campania, una devozione che il culto della vicinissima Madonna del Granato rende estremamente evidente. 

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