Il sito archeologico di Pompei ha accolto i visitatori nei vigneti coltivati dall’azienda vitivinicola Mastroberadino di Atripalda, per l’avvio della quindicesima edizione della vendemmia all’interno dell’area.
“A Pompei non ci si occupa soltanto di tutela ma è sempre costante l’impegno rivolto alla ricerca”, queste le parole del Soprintendente Massimo Osanna che ha partecipato all’apertura ufficiale della vendemmia. Numerose sono infatti le collaborazioni per fini di studio e didattica avviate dal Laboratorio di Ricerche Applicate della Soprintendenza presentate ufficialmente in occasione del taglio delle uve.
Presenti, a brindare al sapor di Villa dei Misteri, il prezioso vino che si produce dalle uve pompeiane, il Prof. Piero Mastroberardino, attuale presidente dell’azienda, il dott. Ernesto De Carolis responsabile del Laboratorio, il preside dell’Istituto Superiore Cesaro-Vesevus di Boscoreale Prof. Gaetano Panariello e Prof. Aldo Mauri, il Prof. Stefano Mazzoleni Direttore del Museo di Storia Agraria di Portici e il Prof. Giovanni Rivelli dell’Ordine Nazionale dei Biologi.
Il progetto di impianto riprende in fede quello che era l’antico metodo utilizzato per le coltivazioni vinicole nel I secolo d.C. e di cui si sono ricostruite le tracce: filari ravvicinati sorretti da paletti di castagno, elevata densità di impianto per una produzione ridotta ma di eccellente qualità. È proprio il Prof. Mastroberardino a comunicare alcuni dei numeri della produzione “si parla di una produzione di circa 1500-1600 bottiglie l’anno, vendute a circa 60 euro ognuna” e svela anche la royalty e il fitto dovuti dall’azienda alla Soprintendenza, il 5 % di royalty e circa 6000 euro di fitto per l’utilizzo dei vigneti delle Regiones I e II di Pompei.
I vigneti sono di qualità Piedirosso e Sciascinoso – e dal 2011 anche Aglianico – occupano circa un ettaro di area archeologica coltivata dall’azienda avellinese grazie ad una convenzione con la Soprintendenza che va avanti dal 1994.
Foro Boario, Domus della Nave Europa, Triclinio estivo, Caupona del Gladiatore, questi i vigneti da dove verranno raccolte le uve quest’anno. “Il Villa dei Misteri è un vino – come spiega il prof. Mastroberardino – che ha come caratteristica la prevalenza di note di frutti rossi e che cresce in una zona di particolare fertilità dove la spinta del terreno ha permesso una velocissima crescita del legno, che a Pompei impiega un anno, mentre in Irpinia tre”. Sono quindi le caratteristiche vulcaniche e i resti dell’eruzione mescolati al terreno che permettono al suolo pompeiano di dar vita ancora oggi ad un prodotto di eccellenza, destinato a cantine e consumatori d’eccezione.
Un ottimo esempio di partnership pubblico – privato, nato nel 1994 su un progetto, che come svela Mastroberardino, affonda le origini molto tempo prima, almeno negli anni ’70 quando, suo padre Antonio, iniziava ad immaginare di creare un prodotto speciale e di qualità che avesse alla base un rigoroso processo di indagine scientifica. Questo sogno si è poi concretizzato di concerto con Anna Maria Ciarallo che ha guidato il Laboratorio di Ricerche applicate per circa vent’anni. Attualmente il laboratorio è diretto dal dott. De Carolis che ne continua l’opera di studio concentrata non solo sugli antichi vitigni ma su tutti i resti organici restituiti dall’area archeologica vesuviana e attualmente conservati nel laboratorio. A disposizione degli studiosi anche una Camera climatizzata dove l’ambiente è mantenuto costantemente a 18 ° con il 35% di umidità fondamentale, per la conservazione dei reperti organici, quali grano, fiori, erba, cibo, panieri in vimini, uova, pane.
Le convenzioni attualmente in atto permettono al Laboratorio non solo di continuare il lavoro di analisi sulle relazioni tra archeologia e botanica ma anche di supportare vari studi di approfondimento. Recente è la convenzione con l’Ordine Nazionale dei Biologi per l’analisi dei rischi e dei danni – o delle eventuali opportunità – correlati alla presenza di microrganismi sui reperti. La convenzione con l’Università La Sapienza, dipartimento di Scienze dell’antichità, in collaborazione con Curt-Engelhorn-Zentrum Archaometrie gGmbH per lo studio dei tessuti conservati nella camera climatizzata e con l’Università del Sannio per lo studio del territorio circostante Pompei e la linea di costa del Sarno. Ancora una convenzione con l’Università IUAV di Venezia per la classificazione dei reperti lapidei presenti a Pompei.
Particolarmente interessante per i fini didattici anche la convenzione con l’Istituto Superiore “Vesevus – Cesaro” di Boscoreale che impiegherà per l’intero anno scolastico alcune classi per attività pratiche all’interno degli scavi.