Voluta da Ferdinando I di Borbone per adempiere a un voto dopo la vittoria sui francesi
Costruita nel 1815 per adempiere ad un voto fatto da Ferdinando I di Borbone dopo il vittorioso ritorno da Palermo è sorta sull’antica area della chiesa di San Luigi di Palazzo, in onore di San Francesco di Paola.
Fu bandito un concorso, di cui lo stesso re Ferdinando concepì le direttive principali e stabilì che fosse rispettato il disegno delle fondamenta già esistenti e seguire il disegno del Pantheon di Roma adattato alle esigenze locali. Alla scadenza del bando, due mesi, furono presentati circa trenta progetti a cui avevano preso parte Niccolini, Laperuta, Valadier e molti altri.
Dopo un vivace dibattito fu proclamato vincitore il progetto del De Fazio che però non fu mai nominato architetto dell’opera perché il re non approvò la decisione della commissione.
I lavori furono affidati all’appaltatore Barbaja che portò a termine l’impresa nel 1824; le opere interne decorative si protrassero fino al 1836 anno in cui, nel giorno di Natale, Ferdinando II inaugurò l’edificio sacro che era stato insignito del titolo di basilica pontificia da Papa Gregorio XVI.
L’interno
Si entra nella chiesa dall’ampio pronao formato da dieci colonne che sorreggono un timpano sulla cui sommità è posta la statua della Religione. All’estremità destra è posta la scultura di San Ferdinando di Castiglia, a sinistra quella di San Francesco di Paola.
Nel cappellone di destra si nota una grande tela che raffigura San Giovanni Battista nel deserto di Antonio Licata (1845). Nella prima nicchia a destra vi è un quadro copiato da un originale di Van Dych raffigurante Cristo Crocifisso, eseguito intorno al 1825 da Tommaso De Vivo, che è anche l’autore della tela posta sull’altare adiacente con la Deposizione di Cristo nel Sepolcro, datato al 1824 e copiato da una famosa opera di Caravaggio. Nella prima nicchia del lato sinistro della cappella si vede una tela con Le Tre Marie al Sepolcro di ignoto napoletano dell’Ottocento. L’altare della successiva nicchia, opera di maestranze napoletane del XVII, in marmo commesso e pietre dure, probabilmente, proviene da una delle due precedenti chiese del Largo di Palazzo e distrutte per la costruzione del colonnato: San Luigi di Palazzo e Santo Spirito. Nel presbiterio della cappella, sulla sinistra, si vede il Martirio di Sant’Irene del senese Francesco Nenci e a destra Cristo che scaccia Satana di A. De Crescenzo. Il dipinto di San Francesco di Paola forse è una copia di un’opera non identificata di Ribera. A sinistra del cappellone si trova la sagrestia dove sono dipinti di altre chiese e della Cappella di Santa Barbara in Castel Nuovo. Degno di nota il busto in stucco dorato di San Francesco di Paola databile al Settecento.
Entrando nello spazio della basilica, a pianta circolare, la rotonda centrale, è scandita da un colonnato corinzio continuo di trentadue colonne di marmo di Mondragone e sormontato da una imponente cupola, decorata con lacunari e rosoni di pietra calcarea, che poggia su un alta calotta. Lungo il perimetro si intravedono le sei cappelle laterali. Alle pareti divisorie delle cappelle, disposte su piedistalli sono otto sculture che rappresentano San Giovanni Crisostomo di Gennaro Calì, Sant’Ambrogio di Tito Angelini, San Luca di Antonio Calì, San Matteo di Carlo Finelli, San Giovanni Evangelista di Pietro Tenerani, San Marco di Giuseppe Fabris, Sant’Agostino di Tommaso Arnaud e Sant’Attanasio di Angelo Solari.
Il pavimento, dal complesso disegno geometrico, fu ideato da Pietro Bianchi con l’utilizzo di vari marmi.
Iniziando il giro della chiesa dal lato destro si può ammirare sull’altare della prima cappella il dipinto del toscano Pietro Benvenuti che raffigura L’ultima comunione di Ferdinando di Castiglia, firmato e datato al 1836. Al di sopra della pala si vedono, sempre a monocromo, le rappresentazioni di San Francesco di Paola che incontra Luigi XI e il Santo che attraversa lo stretto di Messina sul suo manto. Anche nelle altre cappelle si trovano questi monocromi che rappresentano scene della vita del santo.
Nella seconda cappella a destra è esposta la tela di Tommaso De Vivo che raffigura San Francesco di Paola che riceve lo scudo da San Michele (1829) mentre in quella successiva è visibile L’estasi del Beato Nicolò da Longobardi eseguito da Natale Carta.
L’altare Maggiore
Nel centro del perimetro si nota il prezioso altare maggiore in marmi policromi, pietre dure, diaspro di Sicilia e lapislazzuli composto coi materiali di quello disegnato nel 1751 da Ferdinando Fuga per la chiesa dei SS. Apostoli, dove rimase fino al 1835, smontato e poi rimontato in questa basilica. Ai lati sono due Angeli in cartapesta dorata. Le due colonne in breccia egiziana e granito provenienti dalla chiesa dei SS. Severino e Sossio, databili al XVII sec., sono sormontate da candelabri in bronzo a cinque braccia. Sulla parete dell’abside è esposta la tela realizzata da Vincenzo Camuccini, su incarico diretto di Francesco I di Borbone, nel 1830, e raffigura San Francesco da Paola che resuscita il giovane Alessandro. Nell’abside è conservato un prezioso leggio in noce riccamente scolpito e intagliato e un trono episcopale, sempre risalente al XVIII secolo in legno intagliato e dorato con la statuetta di San Sebastiano nella cimasa.
Proseguendo il giro si incontra nella terza cappella a sinistra il dipinto con il Transito di San Giuseppe di Camillo Guerra e nella seconda cappella quello con l’Immacolata di Tommaso De Vivo autore anche della tela collocata sull’altare della prima cappella a sinistra raffigurante la Morte di Sant’Andrea Avellino.
Ritornando al vestibolo si accede al cappellone di sinistra ove sono una tela con un Angelo Custode, un fonte battesimale in legno intagliato e un quadro che rappresenta La presentazione al tempio di Raffaele Postiglione. Segue su un’altra parete, un’opera giovanile di Luca Giordano che rappresenta Sant’Onofrio Eremita, un’Adorazione dei Magi sempre del Postiglione e Le tre Marie al sepolcro di Giuseppe Bonito, proveniente da una delle due chiese demolite. Nei due peducci della cupola sono affrescati due Evangelisti e nel presbiterio, a sinistra dell’altare maggiore è posta la tela raffigurante il Battesimo di Cristo di Paolo De Matteis. Nel cappellone sono due armadi che contengono paramenti sacri di manifattura napoletana realizzati tra la fine del Settecento e i primi anni dell’Ottocento e opere della cappella di Santa Barbara.
Degna di nota è la sagrestia principale della chiesa, ambiente circolare con armadi a muro, specchiere alle pareti e una preziosa cornice in marmo con putti e ghirlande a tutto tondo, proveniente forse dalla distrutta chiesa di San Luigi di Palazzo.
a cura di Giuseppina Di Tuccio