Storia, fatti e misfatti di uno dei luoghi simbolo di Napoli, proprio sotto la Galleria Umberto
Le bellezze di Napoli vanno ben oltre l’apparenza, ormai anche il turista meno preparato sa quanto fascino si scopre andando oltre le strade principali ed addentrandosi nei vicoli di questa città.
Ben note sono le particolarità del sottosuolo di Napoli come le cave di tufo, che ne testimoniano l’antica fondazione greca, e gli ipogei che si nascondono sotto le chiese del centro storico.
Anche sotto la Galleria Umberto, uno degli edifici più famosi di Napoli, si nasconde un tesoro: il Salone Margherita.
A seguito dell’epidemia di colera, scoppiata in città nel 1884, la municipalità napoletana attuò un piano di risanamento che ne modificò visibilmente l’assetto urbanistico. Seguendo il progetto di Emanuele Rocco la Galleria avrebbe risanato il quartiere di Santa Brigida e dato un nuovo e moderno monumento alla città.
Durante i lavori di costruzione, nel 1890, l’ingegnere Ernesto Mauro volle apportare una modifica al progetto originale. Decise di sfruttare anche lo spazio sotto il livello di calpestio della galleria e ne realizzò una seconda di pari dimensioni e funzioni. Le modifiche furono iniziate ma non si completarono come sperato a causa della crisi del mattone che colpì la nazione a fine secolo. Ne è testimonianza una scalinata in marmo, mai completata, che avrebbe dovuto collegare la crociera inferiore con via Toledo.
L’unico accesso alla crociera inferiore fu realizzato da via Verdi; da qui ancora oggi una scalinata in marmo conduce in questo tesoro sotterraneo. A causa della sospensione dei lavori la crociera inferiore non ebbe mai il successo sperato e furono ben pochi i negozi che vi si aprirono.
Al di là della Sala Recanati, sala in cui fu fatta la prima rappresentazione cinematografica a Napoli nel 1898, la crociera inferiore è stata resa famosa dal Salone Margherita: il primo cafè chantant d’Italia.
I cafè chantant erano dei locali in cui si esibivano artisti di vario genere mentre il pubblico consumava da bere. Le esibizioni potevano essere delle operette, dei piccoli concerti o anche spettacoli di varietà ma le rappresentazioni più comuni, nonché più richieste, erano quelle delle ballerine.
I cafè chantant si diffusero a Parigi dal XVIII secolo ed ebbero un tale successo che persone da tutta Europa arrivavano in città per assistere agli spettacoli dell’Eldorado, Folies o del Moulin Rouges, solo per citare i locali più famosi. L’idea di realizzarne uno a Napoli non poteva che essere vincente e, infatti, la città divenne un grande polo attrattivo per la società della belle époque.
Il Salone Margherita ha una pianta circolare che si sviluppa proprio al centro della crociera inferiore. Oggi i tavolini sono distribuiti sui balconcini e sui lati del salone centrale mentre in origine erano disseminati in tutta la sala. La struttura e la decorazione invece sono rimaste per lo più invariate. L’ampia volta ad ombrello, da cui piovono i candelabri in cristallo, conserva ancora gli stucchi bianchi e dorati e la decorazione delle muse nei suoi pannelli rossastri. La pavimentazione in marmo è ancora quella originale e presenta al centro il mosaico che nel suo stile romano fu omaggio alle antiche origini di questa città.
Il Salone Margherita, chiamato così in onore della regina d’Italia, fu inaugurato il 15 novembre 1890. All’inaugurazione fu presente anche Matilde Serao che scrisse un’entusiastica recensione sul Corriere di Napoli.
L’esempio francese fu riprodotto in ogni piccolo dettaglio. I menù erano in francese, i camerieri parlavano principalmente francese, la maggior parte degli artisti che si esibivano erano francesi e i contratti di tutti erano stipulati in francese.
La sala circolare permetteva un’ottima diffusione acustica e la distribuzione dei tavoli consentiva che tutti avessero un’ottima visuale dello spettacolo. In sala non esisteva un palchetto perché la scena era il salone stesso, il pubblico era circondato dagli artisti e questi amavano molto intrattenerlo e coinvolgerlo. L’atmosfera goliardica di questo luogo ha affascinato il pubblico di tutta Europa che di sera in sera, al costo di due lire, scendeva nei sotterranei di Napoli per trovarsi in uno dei boulevard di Parigi. Ciò che più di ogni cosa affascinò e attrasse il pubblico furono le ballerine, le così dette chanteuse, sciantose.
Le ballerine del Salone Margherita, oltre ad essere molto brave, erano anche terribilmente belle; numerosi furono gli uomini a cui rapirono il cuore. Amalia Faraone ammaliò Vittorio Emanuele, duca di Torino, che vedendosi rifiutato e messo da parte costrinse i suoi ufficiali a duellare con gli altri pretendenti della ballerina. Più tragica è invece la storia di Gabriella Bersat, che si innamorò del giornalista Edoardo Scarfoglio e dalla cui relazione ebbe anche una figlia, che il giornalista non riconobbe mai. Vincenzo Scarpetta, figlio del famoso attore Edoardo, si innamorò di Eugene Fougere. I due condividevano la passione per la musica, lui avrebbe voluto diventare musicista ma il padre lo costrinse a lavorare come attore. I due allora decisero di scappare da Napoli e di andare in Francia, dove avrebbero potuto avviare una carriera da musicisti. Quando la vaporiera iniziò a fumare per iniziare il lungo viaggio verso il nord Europa, Vincenzo scese e disse alla sua amata “Non posso partire! Io luntano ‘a Napoli non c’ so sta’”.
Dopo il 1912, crollati gli ideali ottimistici che avevano caratterizzato la belle époque, i caffè chantant non ebbero più il successo di prima. Nel Salone Margherita fu costruito un palco per spettacoli maggiormente standardizzati e meno coinvolgenti.
Il locale è stato aperto fino al 1982, di lì in poi fu abbandonato per diversi anni. Il Salone, oggi di proprietà privata, negli ultimi anni è stato sottoposto ad un importante restauro ed ospita le rappresentazioni della scuola di ballo Marghetango, che ha sede all’interno della Galleria stessa.