Un ponte tra l’Oriente e il barocco, la Chiesa di Santa Margherita ad Albori

L’edificio, incastrato nel delizioso borgo della costiera amalfitana, fonde devozioni in un paesaggio mozzafiato

Incastonata nel delizioso centro di Albori, la chiesa di Santa Margherita, santa protettrice del borgo della Costiera Amalfitana, è una testimonianza di un dialogo antico e profondo che attraverso il barocco si annoda con l’Oriente.

La Santa visse e fu martire ad Antiochia, nell’Asia minore. La chiesa a lei dedicata sorge al centro dell’abitato, come un importante e prezioso punto di riferimento luminoso incastonato in quel piccolo presepe che è la frazione di Vietri sul Mare che, da qualche anno è stato inserito nel prestigioso ruolo dei borghi più belli d’Italia. 

Riedificata agli albori del Seicento, si hanno sue notizie risalenti al Trecento. Nel XVII secolo divenne parrocchia autonoma in seno ai possedimenti della Badia di Cava de’ Tirreni. L’impronta che testimonia una suggestione greco-orientale è fortissima. Non tanto nell’edificio ma nelle icone che, ancora oggi, sono esposte e venerate all’interno della chiesa, tra cui quella di San Nicola, Vescovo di Bari le cui spoglie riposano nella cattedrale a lui dedicatagli nel capoluogo pugliese.

La sua struttura si articola in tre navate, all’esterno c’è un portico che affaccia sul sagrato, che si raggiunge salendo una comoda scalinata, ampio (il giusto) dove la comunità si incontra e celebra i suoi momenti di festa. 

C’è anche un altro legame, importante, che lega la Chiesa di Santa Margherita d’Antiochia di Albori al mondo dell’Europa orientale. Si tratta del pittore Belisario Corenzio, attivo nel Regno di Napoli tra il ‘500 e la prima metà del ‘600. Nato in Grecia, vissuto e formatosi nel Salento e poi “sbarcato” giovanissimo in Campania, a lui si devono molti degli affreschi presenti nelle chiese e nei conventi più belli e preziosi di quello che fu l’ex Regno di Napoli. Oggi è ancora considerato tra gli esponenti più interessanti della scuola napoletana.

La sua bottega fu molto attiva e a questa è riconducibile il ciclo pittorico mariano affrescato sulla volta della navata centrale. La tenuità e la freschezza dei colori parlano di un’influenza artistica di peso. 

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