Nel cuore del centro storico una favola di marmo e di verde immersa nel “silentium”
Silentium! È il monito dei monaci spesso raffigurati negli splendidi affreschi di chiese ed antichi conventi. Ma il silentium, a Napoli, ha una sua dimensione in un luogo verde ed arioso, ai più sconosciuto, proprio nel cuore del centro storico.
Sto parlando dell’Archivio di Stato di Napoli all’interno del quale, oltre alle spettacolari sale come quella Tasso, Filangieri e del Catasto, ci sono ben tre chiostri: quello di Marmo, del Capasso ed il chiostro del Platano. Luoghi di verde e di marmo. Luoghi del silentium, appunto!
Chiostro di Marmo

Il chiostro di marmo, risalente XVI secolo (poi restaurato nel XVIII) è un trionfo di marmi di Carrara ed archi a tutto sesto e presenta, al centro, una bella statua raffigurante la Teologia dello scultore fiorentino Michelangelo Naccherino.
Chiostro del Capasso

Il chiostro del Capasso, invece, è l’ala più antica della struttura e risale al ‘400, ha archi in piperno e una serie di ambienti destinati, in origine, ai servizi della struttura. Deve il suo nome alla statua dell’illustre Soprintendente dell’Archivio, Bartolomeo Capasso, che qui lavorò tra fine ‘800 e inizi del’ 900. In questo chiostro si trovano quattro ficus dalle proporzioni esuberanti, circondati da ciuffi di erbetta “borbonica” ed hanno curiose radici aeree che ne consolidano i rami stessi.
Chiostro del Platano

Infine, ma forse il più importante, c’è il chiostro del Platano, anch’esso quattrocentesco, con un enorme platano al centro. Sembra un bonsai gigante al centro del giardino quadrato (20×20) affiancato solo da un antico pozzo in piperno.
È un Platano orientale, una specie protetta che ha circa 63 anni, è alto 16 m ed è iscritto addirittura negli elenchi degli alberi monumentali d’Italia. Alcuni rari esempi si trovano anche in Sicilia e possono raggiungere fino a 40 m di altezza!
Secondo tradizione questo Platano fu piantato qui da San Benedetto in persona e le sue foglie avrebbero ancora poteri medicamentosi. Vero è che l’attuale Platano è nato da un precedente esemplare abbattuto già nel 1953 a causa delle termiti.
Ma chi viene qui è solito raccoglie (senza farsi troppo notare) qualche piccola foglia perché…”non è vero ma ci credo“! È isolato nel suo habitat questo enorme platano e padroneggia in un chiostro circondato da splendidi affreschi realizzati da maestranze toscane e lombarde. E cosa vi troviamo rappresentato in questi affreschi? Storie della vita di San Benedetto con paesaggi del basso Lazio, di Montecassino, dello stesso Archivio di Stato oltre ad un’immancabile raffigurazione di una corte che, si suppone, sia quella aragonese al tempo di Alfonso II.
Tutta questa bellezza sconosciuta, di marmi, affreschi e di verde, con più di 3000 piante e varie specie di uccelli, va scoperta e valorizzata con cura e rispetto preservandone sempre la sua natura di straordinario luogo del… Silentium!