Se è vero che niente è troppo quando si ama, è vero anche quello che dice zia Léonie – sempre a proposito d’amore – con il suo: Non rovistare troppo nel cuore, George. Nel cuore c’è di tutto. Infatti, di sconfinamenti e di lunga disamina interiore, I Parenti Terribili di Jean Cocteau con la regia di Filippo Dini, fa il pieno. E meno male.
Rovistano, le attrici e gli attori in scena al Teatro Bellini di Napoli dal 25 gennaio al 2 febbraio, al punto tale da creare un dissacrante scavo: portano alla luce i complessi, fragili e perversi rapporti umani che incontrano l’apice dell’assurdo in una famiglia disfunzionale. La genialità del “come tutto viene fatto” rende questo spettacolo unico nel suo genere: si ride fino alle lacrime di cose per cui si potrebbe piangere e basta. Il “carrozzone” (così si autodefiniscono) de I Parenti Terribili è composto da cinque personaggi: la pazza madre Yvonne (Mariangela Granelli), l’astuta zia Léonie (Milvia Marigliano), l’escluso padre Georges (Filippo Dini, che firma anche la regia), l’edipico figlio Michel (Cosimo Grilli) e la malcapitata in famiglia Madeleine (Giulia Briata).
La scena si apre con (quello che sembra) un tentativo di suicidio da parte di Yvonne: è in camera da letto, le luci sono cupe e basse, lei ha una vestaglia verde ed un parruccone arancione, il trucco sfatto e l’aria di chi vuole farla finita. Yvonne si punge con una siringa di insulina e non muore; le luci cambiano, diventano forti e colorate, inizia un viaggio onirico, delirante, assurdo. Entrano in camera personaggi mostruosi, dai colori inquietanti e sgargianti, uno fra tutti è umano: un ragazzo insanguinato con una rete di carne sfilacciante che somiglia ad un cordone ombelicale. Quel ragazzo è Michel, il figlio di Yvonne, con cui – dal sogno allucinato si capisce subito – ha un rapporto ambiguo, erotico, morboso.
La trama si infittisce quando si comprende il motivo del delirio di Yvonne: ha effettivamente un’ossessione per il figlio Michel e non accetta il fatto che il giovane si sia innamorato di un’altra donna. L’ossessione è a quanto pare ricambiata da Michel che chiama la madre con un nomignolo perché è la sua migliore amica, le dedica parole e gesti simili a quelli di un amante, si sente in colpa per questo nuovo amore ma allo stesso tempo non vede l’ora di raccontarglielo. L’altro pezzo di carrozzone va avanti da sé: in casa vivono anche il padre Georges (totalmente emarginato dal rapporto madre figlio) e la sorella di Yvonne, zia Léonie.
Léonie è innamorata da sempre di Georges (erano fidanzati, poi lui ha scelto di sposare Yvonne) ed è l’unica in casa ad avere il controllo su di sé e (alla fine si scopre) su tutta la famiglia. La storia prende una svolta inaspettata, sadica ed esilarante quando la famiglia conosce Madelaine (la fidanzata di Michel) ma in realtà Madelaine conosce già un altro membro della famiglia.
La drammaturgia de I Parenti Terribili di Jean Cocteau (con traduzione di Monica Capuani) incontra non solo un cast eccelso e intonato come pochi, ma diviene del tutto corpo – senza lasciare a nessuna parola la possibilità di non prendere forma e direzione – nelle mani esperte del regista Filippo Dini che supera luminosamente il doppio ruolo attore-regista. Mariangela Granelli (Yvonne) fa una prova in tre step di differenti ritmi e colori ed intonazioni, senza sbagliarne uno. Milvia Marigliano (Léonie) è in uno stato di grazia assoluto e trascina il pubblico in un vortice di emozioni e riflessioni. Filippo Dini (Georges) assume aspetti ora drammatici, ora ridicoli, ora comici, a tratti tragici alla perfezione. Giulia Briata (Madelaine) è sublime, ora angelica e ora terrorizzata, sognatrice e poi pragmatica: le si crede sempre. Cosimo Grilli (Michel) regge benissimo una tensione necessaria al suo personaggio senza cedere, anzi, spicca il volo sempre da un punto inaspettatamente più alto. Il cast ha un’energia inesauribile, che invade completamente la scena ed il pubblico. Le luci (Pasquale Mari), i costumi (Katarina Vukcevic) le scene (Maria Spazzi) e le musiche (Massimo Cordovani) sono componenti necessarie e parlanti, che separano ambienti e condizioni psicologiche claustrofobiche prima ed emancipate poi, per tornare di nuovo a far contorcere i personaggi negli abiti, nei colori e nei suoni stretti e poi aperti, ruvidi e poi scivolosi, senza mai sottrarre l’equilibrio subito innescato.
Se è vero allora che niente è troppo quando si ama, è il caso di dire che questo spettacolo diventa subito amabile, rinfrescante, necessario. E non si può far altro che lasciargli quello spazio, conquistato con merito, per continuare a rovistare nel nostro cuore.
I Parenti Terribili al Teatro Bellini di Napoli
di Jean Cocteau
traduzione Monica Capuani
regia Filippo Dini
Personaggi e interpreti
Yvonne – Mariangela Granelli
Léonie – Milvia Marigliano
Georges – Filippo Dini
Madeleine – Giulia Briata
Michel – Cosimo Grilli
scene Maria Spazzi
costumi Katarina Vukcevic
luci Pasquale Mari
musiche Massimo Cordovani
assistente alla regia Alma Poli
assistente scene Chiara Modolo
assistente volontario Gennaro Madonna
direttore di scena Federico Paolo Rossi
macchinista Matteo Cicogna (nel 2024), Nicola Baldini (nel 2025)
elettricista Gianluca Quaglio
fonico Andrea Lambertucci
sarto Gabriele Coletti
foto e video Serena Pea
amministratrice di compagnia Federica Furlanis
produzione TSV – Teatro Nazionale, Teatro Stabile di Torino – Teatro
Nazionale, Fondazione Teatro di Napoli – Teatro Bellini, Teatro Stabile di Bolzano
si ringrazia il Comité Jean Cocteau