«Brò, domani andiamo all’evento vigneti aperti?» ha proposto ieri il mio migliore amico Francesco.
«E cos’è?» ho chiesto in maniera molto interessata.
«Un tour dei migliori vigneti d’Italia» ha chiarito lui. «Ho controllato sul sito, hanno aderito molte aziende vinicole campane».
«Gioco della bottiglia?» ha subito proposto Stefano, il pragmatico del gruppo.
Marco, il quarto componente del gruppo di bevute, ha finito di scolarsi la bottiglia di Aglianico e ha fatto girare la bottiglia davanti ai nostri piedi.
Il collo di quella bottiglia di merda si è fermata proprio davanti a me.
Così, da stamattina, mentre i miei amici degustano i prodotti delle migliori cantine della Campania, io gli faccio da autista.
Ne abbiamo visitate nove, una più fornita dell’altra.
«Sentite questa» esclama Marco che, quando beve, ha voglia di raccontare barzellette sceme. «Un mio amico beve sempre gin con ghiaccio e si è ammalato di cuore. Un altro mio amico beve sempre vodka e ghiaccio e ha avuto un ictus. Un altro mio amico beve sempre whisky con ghiaccio e ha avuto seri problemi al fegato. Io non mi faccio fregare: il mio rhum lo bevo sempre liscio».
L’auto piomba in un silenzio surreale e Marco è costretto ad aggiungere: «Il ghiaccio non lo bevo perché è evidente che faccia malissimo».
I miei tre amici ubriachi scoppiano a ridere nello stesso istante.
«Ferma la macchina» mi chiede Stefano e salta fuori dall’auto appena accosto.
A Stefano l’alcool fa questo brutto effetto: deve svuotare la vescica ogni dieci minuti.
«Fatti controllare la prostata» gli urla Francesco, che intanto ha tolto pure la camicia.
Francesco quando beve, ha sempre caldo.
Marco approfitta della sosta per scendere dall’auto e vomitare tutto quello che ha in corpo.
Le serate del gruppo delle bevute finiscono sempre così, con Stefano che fa sempre pipì, Marco che vomita e Francesco seminudo.
Stasera manco solo io che faccio l’imitazione di Michael Jackson.
Non so perché, ma più cresce il mio tasso alcolico e più ho voglia di fare il moonwalk di Billie Jean.
“Vi odio” vorrei urlare ma sarebbe inutile: dopo quello che hanno bevuto, non ricorderanno nulla di questa giornata.
«Dai andiamo che è tardi» protesto ma non riesco a proseguire la frase perché un colpo di tosse fortissima mi toglie il fiato.
«Hai proprio una brutta tosse» mi fa notare Stefano che si è accomodato al mio fianco.
Riparto mentre Francesco e Marco iniziamo a cantare “Cornutone” degli Squallor, la colonna sonora del gruppo delle bevute.
«Fatti un sorso di questo» aggiunge Francesco porgendomi uno sciroppo che ha preso dal porta oggetti dell’auto.
«Lo sai che non prendo quella merda» protesto.
«Sì, perché lui la tosse la cura con latte e miele» ironizza Francesco scatenando una risata ancora più fragorosa della barzelletta scema di Marco.
«Con i fumienti con le foglie di alloro» gli fa eco Stefano.
I miei amici di bevute ridono a crepapelle.
«Solo rimedi naturali» ribatto ma non riesco a finire la frase per un altro attacco di tosse.
Francesco ne approfitta e mi ficca la bottiglia di sciroppo in bocca costringendomi a bere per non strozzarmi.
“Nun chiagnere pe’ st’ammore, a chella nun ce penzà” arriva dai sedili posteriori mentre continuo a tossire furiosamente.
Ho le lacrime agli occhi ma riesco a vedere l’agente con la paletta che mi fa segno di fermarmi.
«Ragazzi, lasciate parlare me» esclamo prima di abbassare il finestrino.
«Buonasera», mi dice il secondo agente e non mi dà nemmeno il tempo di rispondere che mi infila un tubicino in bocca.
È la seconda volta, in pochi secondi, che la mia bocca viene violata.
«Chzosafah?» farfuglio.
«Alcol test» risponde placidamente lui che, chissà come, ha capito quello che ho detto.
«Guardi che io non ho bevuto» esclamo con il cavo orale finalmente libero.
«Dicono tutti così» mi sputa in faccia lui mentre scruta con aria severa il resto dei passeggeri.
«Siamo stati in giro per vigneti» spiego con tutta calma.
«Ma lui ha perso al gioco della bottiglia» balbetta Francesco mentre cerca di rivestirsi.
«È più sobrio di una monaca» commenta Stefano.
«Agente, la conosce quella delle due suore che vanno al mercato a comprare del sedano?» domanda Marco.
«Conosco quella dei quattro amici ubriachi. Scendete tutti immediatamente dall’auto» grida spazientito il poliziotto.
«Ci deve essere un equivoco» protesto mentre scendiamo tutti dall’auto.
«L’etilometro non sbaglia mai» mi redarguisce lui con uno sguardo truce.
Ci allineano sul ciglio della strada come quattro narcotrafficanti ricercati dall’Interpol.
Marco e Stefano vengono fatti salire sulla prima volante che parte a tutta velocità.
“Curnutone, ca pe ‘sta via mo te ne vaje” echeggia forte mentre l’auto si allontana.
Io e Francesco prendiamo posto nella seconda volante.«Si può accendere l’aria condizionata?» chiede il mio amico.
«No, mi dispiace» risponde gentilmente il giovane agente seduto davanti.
«Ci deve essere un errore, agente» esclamo, incoraggiato dal suo inatteso garbo.
«Con le nuove leggi basta davvero poco» si scusa quasi il giovane poliziotto. «Hanno abbassato le soglie e anche un sorso di sciroppo per la tosse, fa risultare positivo il test».
La gazzella parte sgommando ma si ferma subito dopo.
I due agenti scendono dall’auto e si fiondano su di me.
Senza il loro intervento, l’avrei strangolato.
Il mio migliore amico Francesco.