La splendida cappella gotica – angioina, artisticamente tra le più importanti della Duomo
Quando si entra nel Duomo di Napoli si è rapiti dalla bellezza dell’enorme struttura, voluta da Carlo II d’Angiò e da suo figlio Roberto a partire dal 1299 e completata nel 1313. Ha avuto numerosi restauri che le hanno dato la veste barocca che tuttora conserva. Non si può non passare ad omaggiare il reliquiario con il cranio di San Gennaro, un’opera di oreficeria medievale unica creata dalle sapienti mani degli orafi francesi Etienne Godefroy, Guillame de Verdelay e Milet d’Auxerre del 1305. Si è rapiti dalla volta della navata, un enorme soffitto cassettonato che ospita al suo interno tele dei più importanti maestri del Cinquecento napoletano e così, piano, piano, ci si avvia verso il transetto e l’enorme macchina dell’altare con l’Assunta di Pietro Bracci in marmo e stucco, chiaramente ispirata alla Cattedra di San Pietro di Pietro Bernini a Roma. E di lato c’è lei, in un angolo, una delle cappelle più antiche di Napoli che appartiene alla nobile famiglia dei Capece Minutolo.
Oggi torna a risplendere grazie all’azione di Friends of Naples, l’associazione senza scopo di lucro nata a maggio 2018 dalla volontà di un gruppo di professionisti e amici profondamente legati a Napoli, per promuovere il restauro e la conservazione dei beni artistici della città e del suo inestimabile patrimonio culturale e grazie ai finanziamenti di privati e benefattori sono riusciti a restaurare, tra le tante bellezze storiche del nostro territorio, l’Annunciazione di Francesco Guarino nella Chiesa di Santa Maria di Costantinopoli a Napoli, l’affresco della piccola cappella votiva dell’Archivio di Stato e quello della Chiesa dei Santi Filippo e Giacomo dell’Arte della Seta, il Portone di Palazzo San Giacomo e il monumento funebre di Don Pedro Álvarez de Toledo nella Reale Pontificia Basilica di San Giacomo degli Spagnoli.
Alberto Sifola Presidente di Friends of Naples ha introdotto la presentazione e illustrato gli interventi promossi e realizzati in Cappella. Alla presentazione sono intervenuti Don Antonio Loffredo Vicepresidente delle Fondazione Napoli C’entro, Don Mimmo Felleca, Don Giacomo Equestre, Rosalia D’Apice e Barbara Balbi della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per il Comune di Napoli, Alessandro Capece Minutolo del Sasso Presidente del patronato gentilizio della famiglia Capece Minutolo, Gerardo Solaro del Borgo e Giuliano Dentice di Frasso per il restauro della lapide Dentice, Marzio Pignatelli di Spinazzola per il restauro della lapide Pignatelli e l’architetto Adriano Caputo autore del progetto di illuminazione della Cappella Capece Minutolo. Tutti i lavori sono stati sostenuti dal patronato gentilizio della famiglia Capece Minutolo e dai mecenati Miguel e Ileana Gomez, Alejandro e Martha Gomez, Brett Lloyd, Thomas Dane Gallery, Fondazione Tridama di Brunella Trimarco e Gianfranco D’Amato e da tanti altri Amici di Napoli.



Il restauro della Cappella Capece Minutolo è stato realizzato dal sapiente lavoro de L’Officina Restauro di Diego Ferrara, con la consulenza scientifica del prof. Francesco Esposito, la direzione dei lavori dell’arch. Francesca Bertagnin e con l’assistenza della ditta Del Core Restyling. Le indagini diagnostiche sono state condotte da M.I.D.A. Metodologie d’Indagine per la Diagnostica Artistica di Claudio Falcucci. Il progetto di illuminazione realizzato dall’arch. Adriano Caputo, autore della narrazione luminosa dello spazio – con i suoi collaboratori Giorgia de Rose e Marta Iadecola – è stato possibile grazie al contributo e alla consulenza di LuciOmbre Srl di Roberto Zecchinelli, società specializzata in progettazione illuminotecnica. Insieme hanno individuato l’azienda ILM Lighting di Federico Ognibene per la scelta dei prodotti che potessero integrarsi con rispetto e precisione nell’ambiente della Cappella Capece Minutolo, e Sie srl di Stefano Ciotola per l’installazione.

A partire dal V secolo esisteva una piccola cappellina dedicata all’Apostolo Pietro, che sbarcato a Napoli aveva consacrato Aspreno primo Vescovo di Napoli. Sappiamo che divenne patronato della Famiglia Capece Minutolo grazie all’Arcivescovo Filippo intorno al 1300. A quell’epoca risalgono il bel pavimento a mosaico, commesso marmoreo e tarsia, piuttosto raro in ambiente napoletano, e il guasto ciclo di affreschi, oggi attribuiti a Montano d’Arezzo, con le Storie e martiri di Santi, Angeli, Profeti, una Crocifissione e clipei con Figure di Santi che partono dalla volta e ricoprono i superiori ed inferiori delle pareti. Alla metà del Trecento si data invece lo zoccolo inferiore, un tempo affrescato con finti marmi cui poi furono sovrapposti nuovi strati di pitture, le monumentali schiere dei Cavalieri della Famiglia Capece, opera probabilmente delle maestranze di Roberto d’Oderisio. Dobbiamo poi aspettare la fine del secolo e gli inizi del Quattrocento per assistere ad un ingrandimento della Cappella, ad opera di Enrico, altro esponente della famiglia, il quale allarga la zona presbiteriale inserendovi il suo monumentale sepolcro, e sposta quelli di Filippo e di Orso, suoi antenati, di lato. Commissiona anche al pittore senese Paolo di Giovanni Fei un trittico portatile preziosissimo con una Crocifissione tra Santi. E’ lui che ci consegna quello che è forse uno dei più bei esempi di architettura gotica napoletana, che sin dalla costruzione suscitò ammirazione, tanto che Boccaccio ambientò qui dentro una novella del suo Decameron: Andreuccio da Perugia viene prima truffato, poi spogliato dei suoi beni ed infine coinvolto nel furto del corredo funebre del cardinale Minutolo.



Friends of Naples ha compiuto nel Duomo un piccolo miracolo perché non ha restaurato solo la Capece Minutolo, ma ha anche ridato nuova vita ad una serie di monumenti sparsi per la Cattedrale. E infatti oggi splendono come nuove la lapide del Cardinale Pignatelli di Spinazzola, poi eletto Papa col nome di Innocenzo XII, posta nel transetto, la lapide della Famiglia Dentice, davanti la sagrestia, il portone ligneo realizzato nel XVI secolo che reca lo stemma Capece, il portone laterale sulla cui lunetta è riapparso un affresco raffigurante l’Assunzione di Maria al cielo e la Cancellata delle Pigne che da su Piazza Sisto Riario Sforza.