E’ una realtà culturale di Napoli. Una giovane casa editrice che, tra i giganti, si sta facendo strada. Homo Scrivens, una pattuglia di editor che sta scoprendo sul territorio alcuni tra i più brillanti autori napoletani. Una bottega della lettura di cui Aldo Putignano, che ne è l’amministratore delegato e Francesca Gerla, chiamata a trovare i migliori talenti sul territorio, conoscono ogni angolo.
Francesca Gerla, oltre che essere autrice è anche una grande appassionata di libri e di scrittura creativa. E’ lei ad aprirci le porte di Homo Scrivens.
Francesca Gerla, cosa esprimono soprattutto i giovani scrittori. Più distacco da questa realtà o più amore confuso?
“In generale noto un amore, benché a tratti trattenuto, a tratti confuso, per il territorio. Napoli rientra molto spesso nelle narrazioni che riceviamo, soprattutto nel racconto breve che trae ispirazione molto spesso dal territorio. Ciò non vale sempre per i romanzi, e soprattutto per quelli dei più giovani, che spesso mostrano uno sguardo slegato da Napoli e dalla Campania: abbiamo romanzi ambientati in setting che spaziano da Buenos Aires all’Irlanda. L’esotismo di alcuni luoghi tipicamente attrae i più giovani, ma l’Italia in generale e Napoli in particolare, se pure esclusi, rientrano comunque in qualche modo dalla finestra in maniera prepotente e pressante. Napoli viene spesso descritta come sfondo ideale per il noir: indubbiamente la cronaca nera suggerisce spunti costanti per gli scrittori, che finiscono col descriverla anche con distacco. Il senso di appartenenza alle radici è comunque molto evidente in tutti questi scritti, anche quelli ambientati magari in luoghi più rurali e lontani dalla città”.
Raccontare attraverso la vostra esperienza quale sia la strada verso cui si sta incamminando Napoli
“Al di là dell’esperienza come editori, è quella come centro di aggregazione per menti giovani e meno giovani che possiamo intravedere la direzione che sta prendendo Napoli. C’è un grande desiderio di confronto e di riunione: i nostri corsi di scrittura, così come tutti gli eventi che noi organizziamo e proponiamo diventano dei luoghi di incontro, in cui gli aspiranti scrittori sono soprattutto persone appassionate di cultura, decisi a mettersi in gioco e a rimboccarsi le maniche perché le cose belle possano partire dal basso. È questa la nostra filosofia: l’aggregazione, la collettività, purché coerente con un forte senso etico e un deciso intento umano, deve costituirsi come forza trainante per una piccola grande rinascita culturale della nostra città.
Come vi rendete conto del cambiamento di questa città? E quali sono i problemi che vivete?
La nostra attività è ostacolata su tutti i fronti da difficoltà senza fine. Le prime difficoltà sono di ordine economico anche perché noi non prendiamo contributi dagli autori: siamo una vera casa editrice! Ciò comporta però molti sacrifici nell’assenza quasi totale del sostegno delle istituzioni. Capita però ogni tanto che si creino degli strani, piccoli miracoli che ci consentono di respirare, e di pensare a fine giornata che i sacrifici abbiano avuto un senso. La passeggiata letteraria che abbiamo organizzato e sostenuto a fine luglio, ad esempio, ne è una prova. Un centinaio di persone sono partite dal Vomero, dalla piazzetta antistante la libreria Iocisto, per percorrere l’intera città conducendo dei reading lungo la strada e fermandoci in varie tappe dove avevamo coordinato diversi interventi e presentazioni. Una grande soddisfazione vedere come il popolo di napoletani amanti della lettura abbia risposto, in maniera massiccia e ordinata, entusiasta e sincera. Questi sono, a mio avviso, i segni di un possibile cambiamento.
Una carrellata sui vostri titoli principali e sugli autori che state seguendo.
“La casa editrice è specializzata in scrittura collettiva, alla quale è dedicata un’intera collana, Polimeri, dove afferiscono raccolte di racconti, antologie tematiche e romanzi collettivi. Tra le esperienze più carine c’è Dei trenta e più modi di perdere l’ombrello, una raccolta di racconti sull’annoso problema di perdere l’ombrello… che andremo a presentare al Mumble Rumble a San Martino la sera del 17 ottobre. Mentre tra le più significative c’è L’enciclopedia degli scrittori inesistenti, una vera e propria garzantina di autori, correnti, manifesti letterari, riviste e figure retoriche rigorosamente inesistenti: un gioco pazzesco compilato da un numero incredibile di autori, alcuni dei quali di chiara fama. Ma la collana Polimeri raccoglie anche romanzi collettivi, uno dei quali, Party per non tornare del collettivo di scrittura Gruppo Nove, è in finale al Premio Carver 2014. Altra collana di punta è la collana Dieci di narrativa contemporanea, solo dieci titoli l’anno. Tra gli autori più interessanti c’è una voce assolutamente unica del panorama nazionale e internazionale, che è Michele Serio, autore di Pizzeria Inferno, un pornohorror che ebbe un successo strepitoso negli anni novanta e che noi abbiamo ripubblicato nel 2012. Pubblicato in varie lingue, Serio ci ha di recente regalato un suo inedito, Il mostro, storia balorda di una creatura la cui mostruosità fisica fa da contraltare a una capacità unica di rottura anticonvenzionale con la società, grazie alla quale giunge a interpretazioni puntuali e sottili della realtà. La più grande soddisfazione al momento è che stiamo ricevendo riconoscimenti di tutti i tipi ai concorsi letterari: siamo nell’ordine credo della decina di riconoscimenti nel corso dell’ultimo anno, forse di più, dovrei contarli… Ma la vera caratteristica della nostra casa editrice a mio avviso è che tutti noi soci fondatori, io, Aldo Putignano (premio speciale Carver 2013, tra i vari riconoscimenti, per il romanzo Social Zoo) e Ugo Ciaccio (autore di due romanzi pubblicati con la casa editrice Bietti), siamo anche scrittori. Abbiamo tutti e tre romanzi all’attivo, io personalmente sto per uscire con un nuovo romanzo, La testimone, dopo il primo pubblicato nel 2013, L’isola di Pietra, a sua volta premiato in svariate occasioni e presentato in giro per tutta Italia.