Sono oltre 200mila le adesioni raggiunte in pochi mesi alla petizione per chiedere l’inserimento dell’Arte della Pizza nella “Lista rappresentativa del patrimonio culturale immateriale dell’umanità”. Firme che sono state ufficialmente consegnate al presidente della Commissione italiana Unesco, Giovanni Puglisi, presso la sede Unesco di Roma.
L’ufficialità è giunta da parte di Coldiretti che ha aderito alla campagna lanciata sulla piattaforma Change.org dall’Associazione Pizzaiuoli Napoletani e dalla fondazione UniVerde dell’ex ministro dell’Agricoltura Alfonso Pecoraro Scanio.
“Il riconoscimento dell’Unesco ha un valore straordinario per l’Italia che è il Paese dove più radicata è la cultura alimentare e la pizza rappresenta un simbolo dell’identità nazionale”, ha affermato il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo nel sottolineare che “è chiaro che garantire l’origine nazionale degli ingredienti e le modalità di lavorazione significa difendere un pezzo della nostra storia, ma anche la sua distintività nei confronti della concorrenza sleale”.
Secondo un’ analisi della Coldiretti, quasi due pizze su tre (63%) “sono ottenute da un mix di farina, pomodoro, mozzarelle e olio provenienti da migliaia di chilometri di distanza senza alcuna indicazione per i consumatori”.
Per Coldiretti: “Troppo spesso viene servito un prodotto preparato con mozzarelle ottenute non dal latte, ma da semilavorati industriali, le cosiddette cagliate, provenienti dall’est Europa, pomodoro cinese o americano invece di quello nostrano, olio di oliva tunisino e spagnolo o addirittura olio di semi al posto dell’extravergine italiano e farina francese, tedesca o ucraina che sostituisce quella ottenuta dal grano nazionale”.