Sabato 6 ottobre 2018, alle ore 18.00, l’Atelier Controsegno di Pozzuoli, apre la nuova stagione espositiva con un artista straniero originale e di grande spessore: lo spagnolo Paco Mateos.
Nel corso del vernissage ci sarà la partecipazione speciale del gruppo Jewels’ Duo – Sara Gioielli, voce e Luigi Orlando, chitarra – che si esibirà nel live “Tra i confini del Jazz”. I due artisti, che hanno già alle spalle lunghi anni di studio al Conservatorio, nel 2016 si conoscono per caso e trovano subito quella sintonia che li porta a iniziare un percorso musicale insieme. Il loro vasto repertorio tocca vari generi tra cui jazz, blues e soul con riferimenti pop e bossa nova. Sempre più spinti dalla loro passione, aderiscono a diverse manifestazioni di rilievo, tra cui il recente Pozzuoli Jazz Festival 2018.
Mateos, nato a Gijón (Spagna) nel 1949, nel 1976 consegue il diploma accademico all’Escuela de Bellas Artes de San Fernando, Universidad Complutense (Madrid).
Dal 1979 insegna Disegno e Tecniche Grafiche Tradizionali all’ Escuela de Artes y Oficios Pablo Picasso (A Coruña). Nel 1989 si concede un anno sabatico per ampliare la sua formazione e specializzarsi nell’incisione presso la Facultad de Bellas Artes guidato della professoressa Marilia Viega e la Cooperativa Diferença (entrambe a Lisbona).
Nel 1999 prosegue il suo percorso formativo con José Contino (L’Avana) e, dal 2010, si reca nell’atelier di Alicia Díaz Rinaldi (Buenos Aires).
Senza dubbio, Mateos sente il fascino degli incisori tedeschi, quegli espressionisti come Ernst Ludwig Kirchner ed Erich Heckel, dal tratto marcato e acuto, come loro, infatti, l’immediatezza del gesto e la vibrazione della linea, rende queste immagini vive e pulsanti.
Le sue opere sono tecnicamente molto articolate e, se da un canto rappresentano effigi umane, dall’altro queste figure vengono annientate dalla forza dei segni. Ogni incisione è formata da più matrici sovrapposte tra loro, pure con diverse metodologie: spesso si tratta di sagome di linoleum poi inchiostrate con diverse tonalità, su sfondi anch’essi colorati; qualche volta, delle “riserve” rullate con un’altra tinta su un acetato o plexiglas, mettono in evidenza punti catartici dell’immagine, come volti pronti a deridere o pugnalare.
Non solo: tradizione e sperimentazione si mescolano tra loro, laddove l’acquaforte, l’acquatinta e la puntasecca, ben si integrano con la linoleografia o con il gaufrage, ossia, la stampa a secco di elementi significativi, quali spade, nuvole.
Se quindi Paco sente l’influsso degli artisti tedeschi, dall’altra, è fortemente attratto dalla pop art per la sua esplosione di colori: la sua gamma cromatica è muliebre, accattivante, spesso gioca con i toni complementari o pastellati, talvolta utilizza la foglia d’oro, non certo come elemento meramente decorativo, bensì come annullamento dello spazio-tempo e, contemporaneamente, possibilità di far esaltare maggiormente determinati elementi.
Tuttavia, in questo universo cromatico e spettacolare, spesso i soggetti non sono rassicuranti, come se una celata “aggressività” emergesse da queste immagini che ci raccontano la cruda realtà.
A ben vedere, appaiono alcuni elementi della modernità, la televisione e la macchina fotografica, la prima a rappresentare una comunicazione che arriva dallo schermo, la seconda a significare l’odierna società in cui l’apparire, minuto per minuto, sottratta da ogni forma di intimità, è ormai prassi quotidiana. Non solo, se da un canto questi personaggi appaiono nella loro nudità, dall’altro, si nascondono sotto sembianze animali, probabilmente, il vero volto che appare inconsapevolmente.
Appaiono così esseri antropomorfi, al confine tra l’individuo e la bestia: uomini ghepardo, uccello o topo, donne gatto. Una sorta di favola di Esopo al contrario, perché non lascia intravedere una risoluzione morale.
Infatti, sebbene l’artista non abbia mai preteso che le sue opere fornissero una denuncia sociale, tuttavia, in quanto figlio della sua epoca, inevitabilmente, dai suoi lavori emergono alcuni aspetti della società contemporanea, come incomunicabilità e alienazione: questo è anche il motivo per cui alle sue opere non conferisce un titolo, dal momento che rivelano qualcosa d’interiore che scorre inconsciamente e d’incomprensibile a uno sguardo superficiale.
Ci sono solo tre incisioni che hanno un “nome” e sono quelle legate a Los Amores de Zeus: Ganimedes, Io y Zeus, Zeus y Danae ma, anche in questo caso, non si tratta di una visione edulcorata sul mito, non troviamo la pioggia di monete dorata della Danae, quanto la sottomissione della donna a un potere più forte. Altra opera ad avere simbolicamente un titolo è Narciso, un’effige che emerge dall’ombra, esaltato dalla luce, con gambe che si trasformano in “radici” piantate nell’acqua, in contrasto con il suo alter ego, con cui instaura un dialogo muto e dalle braccia conserte.
Ultima considerazione è sulla tiratura limitata delle stampe di Mateos, che non vanno oltre i dieci esemplari, questo perché, se da un canto la stampa resta come esemplare prezioso per pochi intenditori, dall’altro, l’autore stesso è più interessato (come molti incisori) alla creazione di nuove opere, che alla loro riproduzione seriale, essendo soprattutto affascinato dall’azione pittorica che da essa ne deriva.
Paco, dunque, è un artista rappresentativo della contemporaneità: i suoi lavori espongono il folgore travolgente del colore, ma ciò che comunica è scevro da leziosità e, un po’ come per la favola dei vestiti dell’imperatore, mette a nudo situazioni e persone, senza avere timore di “urlare” ciò che davvero accade perché, a ben vedere, al di là di questa mera apparenza o di una vacua sembianza, esiste la pura essenza.
Per il finissage di sabato 17 novembre, alle ore 17.00, il fotografo Gennaro Fusco presenta il suo libro “Nuove Visioni”, curato da Maria Rosaria Selo. Il progetto fotografico, in mostra presso Controsegno nel 2015, lascia la sua indelebile testimonianza quest’anno grazie al testo di Guida Editori. L’artista illustrerà agli ospiti, oltre ad alcune opere originali, anche come ha realizzato alcuni scatti, con una lezione gratuita di fotografia, svelando così piccoli segreti del “mestiere”, preziosi per appassionati o esperti.
La mostra sarà aperta dal 6 ottobre al 17 novembre 2018, dal martedì al sabato dalle 16.30 alle 20.00. Chiuso lunedì, festivi e dall’1 al 5 novembre.