Sabato 20 aprile 2019, alle ore 12.00, nelle sale espositive di Castel dell’Ovo, si inaugura “Stories” la grande mostra fotografica del duo J&PEG, Antonio Managò e Simone Zecubi, organizzata dalla Galleria Poggiali di Firenze in collaborazione con l’Assessorato alla Cultura e al Turismo del Comune di Napoli.
L’esposizione, curata da Marina Guida, proseguirà fino a sabato 11 maggio.
Nel progetto pensato per questa occasione, i due artisti milanesi – che sono stati selezionati per un’esposizione tutt’ora in corso al Mart | Museo d’Arte Moderna e Contemporanea di Trento e Rovereto, in occasione della VIII edizione del Premio Fondazione VAF – hanno prodotto sei opere di medio formato che meglio rappresentano il percorso artistico intrapreso negli ultimi dieci anni.
Il segmento retrospettivo viene ricostruito dagli esordi della loro ricerca artistica, partendo proprio dalle opere della prima mostra personale, curata da Achille Bonito Oliva, intitolata “Working Mates” e organizzata, nel 2008, dalla Galleria Poggiali.
Il percorso espositivo è strutturato su due piani.
Al primo piano il visitatore incontrerà una serie di opere del 2010 caratterizzate da scenari complessi e onirici, nei quali i soggetti, ritratti grazie ad una tecnica singolare che unisce scatti fotografici e interventi pittorici, agiscono in ambientazioni surreali. Le scenografie – create in studio e realizzate in camera di posa – nelle quali sono collocati i protagonisti delle opere, sono caratterizzate da fondali totalmente neri e la luce, rompendo il buio fitto di un infinito senza misure e forme, improvvisamente svela il mondo degli oggetti fino ai dettagli più impercettibili.
La mostra prosegue al secondo piano del castello con una serie di lavori più recenti, eseguiti tra il 2013 e il 2018/2019. Il ciclo di opere a colori, che chiude il percorso espositivo, realizzate tra l’anno scorso e quest’anno, hanno l’ambizione di rivelare alcune sfumature comportamentali della società contemporanea attraverso il ritratto fotografico.
Sei soggetti che indossano una “maschera” per raccontare quello che non sono, quello che vorrebbero essere, o più precisamente, quello che la società gli impone di diventare.