In una società apparentemente evoluta, retta da uno Stato di diritto, come può una giovane donna diventare vittima inconsapevole di una stampa morbosa, inquisitoria e opportunista, che insinua sospetti sulla vita privata e si trasforma, un po’ alla volta, in una vera e propria macchina del fango che travolge e non lascia scampo?
Il Premio Nobel Heinrich Böll ne “L’onore perduto di Katharina Blum”,– scritto nel 1974 in una Germania ancora divisa tra est e ovest – si ispirava alla vicenda di Peter Bruckner, un professore di psicologia che era stato prima diffamato e poi sospeso dal suo incarico per aver ospitato, una notte, la giornalista Ulrike Meinhof, co-fondatrice della banda Baader – Meinhof. Böll, a seguito di una serie di suoi articoli che lo avevano etichettato come “comunista amico dei terroristi”, intendeva denunciare il Bild e gli altri giornali del magnate della stampa Axel Springer che conducevano una martellante campagna contro i “nemici dello stato”, invocando misure sempre più restrittive della libertà e incoraggiando metodi sempre più duri di inquisizione.
Nella riscrittura di Letizia Russo per l’adattamento teatrale – con cui la Compagnia del Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia ha debuttato, martedì 12 novembre 2019, al Teatro Mercadante di Napoli – non solo si percepisce il punto di vista di Böll sui doveri e sui limiti della libertà di stampa, ma anche la sua preponderante attualità: in un mondo, quello contemporaneo, costellato da fake news, dal dolore in diretta, dal sensazionalismo a tutti i costi dei salotti televisivi e dei talk show impietosi, la vicenda di Katharina Blum sembra toccarci da vicino, quasi come se la violazione del suo privato entri a fare parte di una tragedia sociale e corale dalla quale nessuno può sentirsi completamente immune.
Katharina Blum (un’intensa Elena Radonicich) è la domestica dell’avvocato Hubert Blorna (Peppino Mazzotta) e dell’architetto Trude Blorna (Ester Galazzi). Precisa e, affidabile, Katharina è una donna a cui piace mettere ordine al caos delle vite degli altri. La sera del 20 febbraio 1974, a una festa di Carnevale a casa della sua madrina, Else Woltersheim (Maria Grazia Plos), conosce Ludwig Götten, un piccolo criminale, sospetto terrorista. Passa la notte con lui, se ne innamora e lo aiuta a fuggire, anche se la polizia riuscirà a prenderlo e a portarlo in carcere.
Da questo momento in poi, la giovane non avrà più pace: subirà diversi interrogatori dal Commissario Erwin Beizmenne (Francesco Migliaccio), nel corso dei quali l’attenzione si sposterà dai crimini dalle accuse di terrorismo di Götten alla vita privata della Blum, nella spasmodica e ossessiva ricerca di una prova di colpevolezza.
Ma non solo. La vicenda apparirà sui giornali – con tanto di titoli eclatanti volti ad “accalappiare” lettori – e la sua esistenza sarà data in pasto all’opinione pubblica. Allora i vicini faranno a gara per rilasciare dichiarazioni su di lei, tanto riservata come può essere solo una donna dal “passato oscuro” ma che non disdegna “visite maschili”; una donna fredda e calcolatrice, che non va mai a trovare la madre, malata terminale; una donna avida e pericolosa, una terrorista che ha abbandonato la vita modesta che conduceva con l’ex marito per godere dei lussi provenienti dal crimine.
Katharina sa di essere sola contro tutti, ma sa anche di dover porre fine a questa spirale di violenza che si è innescata, a questa manipolazione del suo passato e del suo presente di cui, suo malgrado, è vittima.
E c’è un solo modo per farlo.
Così, dopo aver ucciso il giornalista (Riccardo Maranzana), il carnefice che l’aveva data in pasto alla gogna mediatica, Katharina si costituisce e finisce in prigione, dove accetterà di scontare la colpa di un omicidio di cui, però, non sente alcun rimorso, aspettando il giorno in cui anche Ludwig terminerà la sua pena e potranno, finalmente, riabbracciarsi.
L’ONORE PERDUTO DI KATHARINA BLUM
dal romanzo di Heinrich Böll
adattamento Letizia Russo
regia Franco Però
con Elena Radonicich, Peppino Mazzotta
e la Compagnia del Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia Emanuele Fortunati, Ester Galazzi, Riccardo Maranzana, Francesco Migliaccio, Jacopo Morra, Maria Grazia Plos
scene Domenico Franchi
costumi Andrea Viotti
luci Pasquale Mari
Una produzione Teatro Stabile di Napoli – Teatro Nazionale, Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia, Teatro Stabile di Catania