I detenuti di Salerno addestrano i randagi

Il carcere di Fuorni promuove il progetto “Fuori di Cuore”, per favorire l’inclusione sociale

La situazione all’interno degli istituti di pena italiani non è esattamente idilliaca, come si è più volte sentito su tutti i notiziari che hanno menzionato anche i richiami formali indirizzati all’Italia: sovraffollamento, pessime condizioni delle infrastrutture e personale sotto organico impediscono il rispetto dei diritti umani dei detenuti.

Fortunatamente spiccano realtà virtuose, come quelle portate avanti dalla Casa Circondariale “Antonio Caputo” di Fuorni. Proprio poco tempo fa è stato ufficialmente annunciato agli organi di informazione l’avvio del progetto “Fuori di Cuore”, una splendida iniziativa tenacemente voluta dalla direttrice Rita Romano.

Lo sviluppo progettuale prevede il coinvolgimento di 24 detenuti della struttura salernitana che si dovranno occupare di sette cani provenienti dai canili di Eboli, Ottaviano e Salerno. Gli ospiti del penitenziario hanno il compito di addestrare gli amici a quattro zampe, randagi e abbandonati, ed imparare a prendersene cura per gestire le emozioni.

Il fatto di entrare in sintonia con l’animale, insegnargli a rispettare i comandi del conduttore, provvedere al suo mantenimento in buona salute imparando le corrette norme igieniche, l’importanza del chip di riconoscimento e dell’uso preventivo del collare antipulci, delle regolari vaccinazioni e la comprensione delle dinamiche comportamentali rientra nella categoria degli IAA (Interventi Assistiti con Animali) disciplinati dal Ministero della Salute.

Gli IAA sono comunemente detti “pet therapy”, perché si tratta di attività controllate svolte a diretto contatto con gli animali da compagnia (pet). Da diversi anni la scienza si sta concentrando sull’effetto benefico della relazione fra uomo e animale ragione per la quale, un decennio fa, è nato il Centro di referenza nazionale per gli interventi assistiti con animali: monitora e studia ogni aspetto che deriva dalle esperienze condivise fra l’uomo e gli animali da compagnia, anche e soprattutto in situazioni particolari come quelle di restrizione della libertà personale per motivi di salute o per scontare una pena.

Nel caso dei detenuti di Fuorni si tratta di mettere a confronto esseri viventi in qualche modo simili, per avere alle spalle storie di degrado ed abbandono; da una parte i carcerati privati della libertà personale come l’animale confinato in un canile, in attesa ognuno del proprio percorso di reinserimento sociale. Il progetto si concentra soprattutto l’addestramento canino, per spingere a comprendere meglio l’importanza della disciplina e del rispetto delle regole sociali per poter aspirare ad un futuro migliore fuori dalle quattro mura.

Il lavoro, como accennato, ha lo scopo di indagare sull’efficacia anche a livello scientifico di quanto prevede il progetto “Fuori di Cuore”, con il supporto della Facoltà di Veterinaria dell’Università degli Studi di Napoli “Federico II”. I risultati raccolti diventeranno oggetto di una pubblicazione autonoma ufficiale.

L’auspicio è il moltiplicarsi di iniziative che riportino a considerare le istituzioni  penitenziarie come punti di ripartenza, luoghi che ospitano in sordina anche insospettabili menti brillanti, come il patriota risorgimentale Carlo Poerio riscoperto durante le Giornate Europee del Patrimonio 2019.

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