Coltivare erbe officinali per ravvivare l’economia in Campania

La domanda di erbe aromatiche cresce e la Piana del Sele è pronta a rispondere

Quando si parla di Italia nel mondo non mancano gli elogi per la straordinaria tradizione gastronomica, ricca di profumi e colori che allietano ogni visitatore. In particolar modo il sud della nostra penisola, culla della dieta mediterranea, viene celebrato per i suoi aromi naturali.

Il buon cibo italiano si distingue per il trattamento che ricevono gli ingredienti, spesso abbinati in purezza da non perdere i sentori dei singoli ingredienti. Un uso millenario di erbe aromatiche e il gioco è fatto.

Con l’aumento delle contaminazioni culinarie di Paesi e la voglia di sperimentare, sta aumentando sempre di più la domanda di erbe officinali a livello nazionale. Questa tendenza sta facendo aumentare la redditività delle coltivazioni di piante officinali, con relativo aumento di superfici dedicate anche a specie nuove come l’asparago nero della Sicilia.

A questo bisogna aggiungere gli effetti del lockdown, che giocoforza ha portato tante persone a riscoprire il piacere di cucinare in casa con materia prima gustosa e di qualità. In alcuni casi si è verificata una forte carenza di prodotto, come il basilico e il prezzemolo, perché all’aumento della richiesta c’è stato un calo di raccolta.

Questo mix di fattori sta portando varie aziende della Piana del Sele a riconvertire le proprie colture, per passare dai più comuni vegetali come le insalate alle erbe aromatiche. Il vegetale fresco italiano è ancora oggi un prodotto di punta per l’export enogastronomico verso il Nord d’Europa, però la rendita economica non è assolutamente paragonabile.

Il trend positivo di superficie agricola dedicata alla piantumazione di erbe officinali si deve anche all’uso per produrre integratori – fa sapere la portavoce di SUNDT – a cui, soprattutto nell’ultimo triennio, fanno frequente ricorso tutti gli italiani. Sulla base delle ultime stime crescono i campi dedicati alla cultura della lavanda (oggi all’incirca 200 ettari), non molti di meno per la camomilla, la melissa (60 ettari), la camomilla romana (60 ettari), la passiflora (125 ettari): tutte erbe dalle indubbie proprietà benefiche, che i consumatori più attenti stanno riscoprendo a discapito dei prodotti di sintesi.

Un’altra importantissima coltura è quella dell’origano, per la quale si contendono il primato la regione Sicilia e proprio le aziende agricole della provincia di Salerno. In realtà un prodotto alquanto differente anche al palato: spesso più salato nel primo caso, mentre più corposo e con un sentore erbaceo più marcato quello campano.

Le aziende agricole più virtuose del settore in Campania sono in grande fermento, perché il fatto di aver consolidato i loro rapporti commerciali con i Paesi nordici grazie al “tagliato fresco” Made in Italy sta facilitando lo sviluppo dell’export anche delle piante officinali. Per questo c’è anche una corsa ad attrezzarsi con essiccatori di ultima generazione, per poter stoccare i raccolti e non essere troppo in balia delle incertezze dei mercati.

Un altro asso nella manica di questa regione, che tanto deve all’industria agroalimentare e che tanto di più può dare. Un’economia per molti versi instabile, che può e deve puntare sulle sue eccellenze come il Caprettone del Vesuvio.

Foto: Couleur / Pixabay

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