Delitto a Ramallah, il romanzo palestinese “imbavagliato” trova casa ad Aversa

Mreditori pubblica la potente storia di Abbad Yahya

È difficile raccontare questo libro senza utilizzare termini forti. Delitto a Ramallah, è innanzitutto la storia di un popolo privato della sua libertà, di una società lontana dal proprio futuro. È il racconto di un amore maltrattato e di un uomo rifiutato dalla sua stessa famiglia. Sono le vicende di tre personaggi, due studenti ed un impiegato, che si intrecciano fino a creare una rete di connessioni tenute insieme da sentimenti non sempre condivisibili e piacevoli, seppur universali.

Siamo in Palestina, una ragazza viene assassinata a pochi passi  dal Lotus, un locale frequentato dai giovani della città. Ma l’omicidio, lo sfondo giallo del libro, altro non è che una copertura, grazie alla quale lo scrittore ci mostra lo spaccato sociale di un paese corrotto e cieco. In questo libro c’è tanto, qualcosa sembra restare sul fondo, il resto invece arriva a galla e ti travolge. Quasi ti soffoca. Il tema centrale è quello dell’omosessualità maschile, di una sensibilità e un accettazione dell’altro, che tarda ad arrivare. A pagarne le spese – la vita ci insegna – sono sempre i più fragili.

Nel 2016, è stata proibita dalle autorità palestinesi, la diffusione e pubblicazione di Delitto a Ramallah, il suo contenuto evidentemente urtava la sensibilità di qualcuno, forse di chi non riesce proprio a guardare oltre il palmo del proprio naso. Il procuratore generale Ahmed Barak ha affermato che il libro contiene “scene e termini indecenti che minacciano la moralità e la decenza pubblica, che potrebbero influenzare la popolazione, in particolare i minori”.

Lo scrittore Addad Yahya –  romanziere parecchio famoso della Palestina della sua generazione – coraggioso e caparbio, è uscito fuori dal suo paese pur di farsi sentire. Un po’ come il protagonista della storia, NUR. Pagine intese, angoscianti e strazianti, che forse farei fatica a rileggere, ma che consiglio a tutti di affrontare almeno una volta. Ancora troppi bavagli esistono in questo mondo, come suggerisce l’immagine di copertina, ma qualcuno che lotta per resistere c’è.

Scrittori, case editrici, gli stessi lettori possono fare la differenza: tutti combattenti a favore della libertà di pensiero e di parola. Scoviamoli, scopriamoli allora e poi leggiamoli. La risposta in questo caso è Mreditori, che ha tradotto grazie a Federica Pistono e Gassid Mohammed, il libro in maniera eccellente. La casa editrice di Aversa, ha da poco tempo “inaugurato” una collana di libri pazzesca e rarissima. Riyāḥ nasce dalla volontà di aprire nuovi orizzonti sulla letteratura di matrice araba e medio-orientale, per un pubblico curioso che non si accontenta dei nomi più famosi. Con Delitto a Ramallah, direi che ha centrato il bersaglio.

Abbad Yahya riceve dal German Pen Center la borsa “Writers in Exile”, riservata a scrittori perseguitati in patria; nel 2018 è stato selezionato dall’Index on Censorship Award per la difesa della libertà d’espressione. È caporedattore del sito internet Ultrasawt.

Sulla porta del commissariato di polizia, mi restituiscono i miei affetti personali, il cellulare, la carta d’identità, ma il poliziotto nega l’esistenza della mia catenina d’argento. Sicuramente me l ha rubata.
Non importa. Esco dalla porta del commissariato.
Adesso sono certo di non essere stato accusato dell’assassinio, ma del crimine più diffuso del mondo: essere me stesso

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