Un salto nel passato e un romanzo di formazione tra mare e terra
Valeria Parrella è riuscita nella magistrale impresa di scrivere un romanzo su quanto accaduto a Pompei nel 79 d.C., senza puntare i riflottori sul fatto in sé. L’eruzione del Vesuvio viene offuscata in queste pagine da un mucchio di altre cose. La Fortuna è una storia di formazione che abbraccia ogni elemento della terra, acqua e fuoco in primis.
La scrittrice ha raccontato la vita che c’era prima e quella che è arrivata dopo. Perché sì, La Fortuna ci ricorda che dopo la morte – per chi ha fede – è possibile ricominciare e tornare a vivere. Ha raccontato dei sogni e delle ambizioni di un giovane ragazzo, diventato uomo prima del tempo, rimasti intatti mentre il Vulcano sputava fuoco. Ha raccontato molto di sè e forse si è rispecchiata anche in alcuni dei perosonaggi romanzati.
Ci ho messo un poco di tempo a salpare insieme all’equipaggio, non avevo compreso bene dove fosse diretto Lucio, ma mi sono fidata. Ho fatto bene, perché è stato un bel viaggio. Lucio narra la sua storia in prima persona, ama il mare come me, desidera viverci su quelle navi, vuole comandarle, si lascia addestrare per questo. Il mare è casa sua e quando vi abita, non esiste passato per lui, né presente, gli importa solo del vento e della rotta.
Lucio è nato e cresciuto a Pompei, ha tutte le caratteristiche e le qualità per diventare senatore, ma desidera molto meno di ciò che potrebbe avere. Ha un solo occhio buono, ma gli basta per riconoscere la “sua” felicità.
Rientrerà a casa nel momento sbagliato, il terribile prodigio gli si paleserà davanti, mentre prosegue la sua navigazione. Fumo nero dappertutto, cenere e lapilli, le acque che si smuovono. La terra non sarà più la stessa, la costa in poche ore assume una nuova forma. Lucio comprende che è necessario traggiare nuovi percorsi, realizza così, per quelli che verranno dopo, delle mappe militari segnando i nuovi punti.
Quando scende da La Fortuna, capisce che la città di Pompei è stata sepolta e non trascinata in mare come era parso ai marinai da lontano. Sepolta era la sua casa, insieme a molte altre, insieme alla sua mamma. La tristezza di non avere un corpo su cui piangere lascerà spazio ai ricordi di lei e della sua infanzia, emozioni che basteranno per immaginare un nuovo futuro.
Anche per me sono apparse nuove immagini, nella mia mente, le stesse che mi faranno compagnia quando metterò nuovamente piede agli Scavi di Pompei.