Il vintage torna in auge diventando qualcosa di attuale e di popolare

Quali sono le ragioni per cui oggi il ritorno al passato è tornato prepotentemente di moda? Si tratta di un fenomeno che gradualmente sta interessando ogni manifestazione artistica, ogni prodotto e bene di consumo dell’industria videoludica, dell’intrattenimento e della cultura popolare. Così dai DVD noleggiati via mail su Netflix, passando per le canzoni su iTunes Music Store, la gente si immergeva nei cataloghi, giù per una vasta lista di titoli. Questo avveniva qualche tempo fa, quando c’erano ancora realtà come Blockbuster o Tower Records. Gradualmente il concetto di attingere a piene mani dal passato è diventato di dominio pubblico, arrivando ad assumere prima i connotati di un trend, successivamente conquistando importanti porzioni di mercato, fino a imporsi come trend attuale, ampiamente riconosciuto dai media, vecchi e nuovi.

La teoria della lunga coda di Anderson applicata ai nuovi media

Ora poiché sul lungo periodo le vendite lente si trasformavano in utili, con costi di deposito sempre più ridotti, alcuni esperti di marketing sostenevano come l’approccio della coda lunga di Anderson dovrebbe comportare la messa a disposizione di enormi segmenti d’archivio a prezzi ridotti o quantomeno contenuti. Si trattava di una operazione messa in atto direttamente da chi deteneva i diritti d’autore, su materiale audio, video e cartaceo. Il risultato è stato che la produzione passata ha iniziato a travolgere la nostra attenzione, che fino a quel momento era invece dominata e limitata per il presente. Per certi versi si stava verificando una competizione culturale, la quale era sempre esistita, ma in ambiti del tutto diversi. Si pensi ad esempio al campo della pittura, dell’arte in generale, dove da sempre i punti di riferimento sono artisti del passato, vissuti in un periodo precedente rispetto al nostro.

La cultura pop cambia pelle e si adatta ai costumi e alle usanze del presente

Del resto fenomeni come la narrativa popolare, il cinema e la musica pop rock, fino agli anni Ottanta del secolo scorso avevano una storia relativamente breve, rispetto ad altri campi e settori. A questi bisogna inoltre aggiungere il settore dei videogiochi, la cui storia, con buona pace di alcuni critici ed esegeti, inizia nella prima parte degli anni Settanta e solo in alcune regioni geografiche, come la California per gli Stati Uniti d’America e il Giappone per l’Asia. In sede critica bisogna però tener conto di un aspetto rilevante: il passato più aumentano i titoli e l’offerta, più acquisisce un vantaggio sempre più marcato, andando avanti nel tempo. Gli esempi sono numerosi, ma ne facciamo solo alcuni. Pensiamo ad esempio ai film di autori come Billy Wilder, Orson Welles o Stanley Kubrick, ad artisti musicali come i Beatles, gli Stones ed Elvis Presley. Lo stesso può essere applicato anche al mondo della moda, della pubblicità, dell’arte in generale. Nonostante una storia più recente e meno complessa, anche il settore dei videogiochi ha la sua Gioconda e il suo Quarto potere. Si pensi ad esempio a un titolo come Super Mario Bros, a giochi innovativi come Adventures, Arkanoid e Street Fighter II.

La storia della videoludica e il cambio di guardia nella società liquida

Titoli con un minimo di 30 anni di storia alle spalle, che tuttavia rappresentano la preistoria se non l’archeologia per chi è appassionato di gaming e vuole conoscerne la sua storia. Oggi poi il concetto stesso di console viene messo in discussione, mentre la sala giochi è diventato qualcosa di profondamente differente, rispetto all’epoca d’oro dei cabinati e dei videogames in modalità arcade. Con un differente approccio, legato a un ambito diverso, l’industria del gambling si è adeguata e con successo è arrivata dalle slot machine meccaniche all’era delle app e degli smartphone con i casino online che oggi sono facilmente accessibili per gli utenti attivi in rete.  

Considerazioni finali

Sta avvenendo qualcosa di simile anche per la sala cinematografica, un tempo luogo di aggregazione, oggi sempre più vincolata a un certo tipo di spettacolo e di evento, dove però la fruizione diventa qualcosa di nuovo e di differente, dove sono scomparse le sale di periferia, sostituite dai multisale e dove sempre più raramente verranno proiettate pellicole di seconda visione. Un discorso a parte viene fatto per la musica, che nonostante riesca a mantenere la giusta attenzione per quanto riguarda l’evento dal vivo, in termini di vendita e di supporto fisico non è certo paragonabile all’industria performante e redditizia che per almeno 25 anni aveva dettato legge, con grandi entrate e un volume di spesa che difficilmente tornerà a essere quello di un tempo.    

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