San Gregorio Armeno: una Partenope dormiente tra i pastori

Percorrendo la via dei pastori tra cristianesimo e paganesimo, spicca l’arte dei Fratelli Capuano

Si dice San Gregorio Armeno, si dice Natale a Napoli. Qui c’è un altro sangue di Santa che si scioglie e protegge e qui c’era il cuore pulsante della città antica. Prima Agorà poi Foro. La via è come sempre, gremita: persone, rumori, odori.

All’angolo con Spaccanapoli si vendono caldarroste: mangiatene una da un “cuoppo” bollente e vi troverete sotto a un vischio pronti a ricevere felicità. Nelle botteghe angeli vestiti di annuncio e di seta e natività incoronate da campane di vetro. La via dei pastori è una via di storia e tradizioni, e ogni bottega è un mondo felice in cui popolani e contadini vanno a braccetto, brindano e banchettano fuori ad un’osteria scambiandosi capponi e verdure mentre l’odore del sughero e del muschio penetra nelle narici.

Ogni materia emette un suono: strumenti musicali tra le mani di sapienti artigiani, direttori d’orchestra che dirigono tutti i componenti: sughero, cartoni, legno, colla, seghette, fil di ferro, pennelli, gesso ecc. La materia riceve anima e diventa, roccia, pozzo, capanna, grotta, tempio distrutto: diventa la “forma” del Natale: il Natale a Napoli. Tra quelle forme, si può trovare anche una sirena addormentata su rocce di sughero e cartone, assorta in un sonno profondo. Capelli ramati e coda azzurra fatta di squame come perle di mare. Attorno a lei dei pulcinella in veglia, piegati, dolenti.

Una “dormitio virginis” tutta pagana, bellissima. La sirena dorme e sogna come giovane Benino (o Benito), pastore addormentato tra bianche pecorelle. Anche lui ha occhi chiusi. Non vede cosa accade attorno a sè, non vede la scia della cometa. Non vede la luce. Non vede Benino, sceglie di non vedere, libero arbitrio? O è il suo sogno a generare il presepe? Gli studiosi ancora dibattono, e intanto lui dorme.

Ma non esiste realtà senza sogno e nessun sogno può esistere senza realtà. Benino è steso su morbida paglia. Partenope, sirena di Napoli, è adagiata su roccia, le sue pecorelle sono pulcinella smarriti, come apostoli davanti a Maria senza vita. Partenope dorme, non è morta. Partenope sogna come Benino, e anch’essa è diventata “pastore”.

Se “Napoli è il presepe, e il presepe è Napoli“, lei qui ci sta di diritto e questo è il suo regno. Partenope dorme. Partenope non muore. Partenope è parte del sogno. Partenope dà il senso al sogno. Partenope ” È ” il sogno. Lasciatela dormire, aprirà gli occhi al primo profumo di caldarroste.

a cura di Valeria buonomo

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