Le eccellenze del territorio sempre più protagonista sulle tavole nazionali e internazionali
Nel suggestivo Belvedere di San Leucio sono state presentate le novità e le conferme dei migliori vini casertani, sempre più protagonisti sulle nostre tavole e sulla scena nazionale e internazionale.
Cosa ci regalano dopo più di duemila anni “quelle viti lussureggianti che Bacco, ospitato dal vecchio Falerno, fece nascere sulle pendici del Monte Massico” (leggenda narrata dallo scrittore latino Silio Italico) o quei “festoni di viti attaccati agli alberi con sparsi grappoli di uva assai più belli di quelli che gli Ebrei portarono a Mosè” (Regina Carolina Bonaparte, moglie di Gioacchino Murat, 1808 circa)? Gli ottimi falerno e asprinio, che ancora oggi riescono a meravigliare i nostri sensi e a regalarci piacevoli emozioni.
Siamo nell’Alta Campania, dove imprenditori, enologi e comunicatori sono uniti nell’impegno per la valorizzazione dei vini racchiusi in cinque denominazioni: Galluccio DOC, Roccamonfina IGT, Falerno DOC, Aversa DOC e Terre del Volturno IGT. Da diversi anni il Consorzio di tutela casertano VITICA promuove le loro bottiglie e il 18 e il 19 marzo ha organizzato la seconda edizione di Terra di Lavoro Wine, cui hanno partecipato cinquanta aziende.
Diversi gli eventi in programma nel weekend: dal forum sulla sostenibilità della filiera vitivinicola alla presentazione del volume “Pallagrello. Il vino del vento, del fiume e del re”, opera di Manuela Piancastelli, giornalista e fondatrice dell’azienda Terre del Principe a Castel Campagnano.
Esperti e non, tutti appassionati dei vini, nonché curiosi e qualche turista di passaggio hanno avuto l’opportunità di assaggiare le numerose etichette presenti ai banchi di degustazione, dove sono stati accolti dai sommelier AIS, competenti e disponibili a offrire loro informazioni e consigli, e di partecipare alle quattro masterclass dedicate all’approfondimento delle denominazioni curate dai degustatori dell’AIS Campania. I vini presentati al Belvedere hanno rappresentato egregiamente tutte le denominazioni e sono frutto di traguardi di qualità raggiunti in questi ultimi anni dalle aziende del territorio, che, partendo dagli eccellenti vitigni storici, hanno migliorato tecniche e sistemi di produzione. Aglianico e falanghina sono i protagonisti della DOC Galluccio, che si estende nel territorio a nord del vulcano di Roccamonfina fino al confine laziale e molisano; questi due vitigni, insieme al primitivo, sono i protagonisti anche della DOC Falerno, che beneficiando del clima tirrenico ci regala vini di grande spessore ed eleganza. L’asprinio (nella versione ferma e in quella spumantizzata) è il protagonista della DOC Aversa, nei cui vigneti resiste da secoli la tradizionale “alberata” o “vite maritata” con piante che superano i dieci metri d’altezza, mentre l’IGT Terre del Volturno si caratterizza per i due vitigni non più considerati “minori” ma sempre più apprezzati e diffusi, ovvero il pallagrello (a bacca nera e bianca) e il rosso casavecchia.
Tra le aziende che si confermano eccellenze del consorzio casertano vi sono Gennaro Papa di Falciano del Massico, con i suoi falerno Conclave, Memoriae e Campantuono (da sole uve primitivo ottenute da vigne ultracentenarie), Masseria Felicia, Villa Matilde Avallone, Cantina Trabucco, Regina Viarium, sempre nella zona del falerno tra Carinola e Cellole; e ancora la storica Vestini Campagnano, I Borboni e Masseria Campito (ottimo il Priezza, asprinio spumantizzato con metodo classico) nell’aversano; le aziende del pallagrello e casavecchia Alois (con i suoi interessanti cru Morrone, Trebulanum e Morella), Alepa, La Masserie, Davide Campagnano, Il Verro e Terre dell’Angelo nella zona compresa tra Piedimonte Matese, Caiazzo e Pontelatone. Presenti all’evento anche piccole cantine che hanno ricevuto in questi ultimi anni, per i loro vini, significativi riconoscimenti, quali Vitis Aurunca e Collefasani nella zona di Cellole e due aziende che hanno sposato la filosofia della viticoltura biodinamica e la vinificazione in anfora: Enoz a Sessa Aurunca e I Cacciagalli a Teano.
Tra le iniziative di Terre di Lavoro Wines la visita alla vigna borbonica San Silvestro, nell’omonima Oasi del WWF, ha suscitato l’interesse dei media regionali e nazionali. Qui, in un angolo della Reggia di Caserta, si sta realizzando il sogno di ricreare l’identità del complesso vanvitelliano come quella di due secoli fa, come auspicava nel 2018 l’allora direttore Mauro Felicori nella speranza di riportare in vita i grappoli amati da Ferdinando IV che commentò: “I vini di questa contrada sono eccellenti così bianchi come rossi, e sono de’ migliori del Regno, così per loro qualità, e natura, come per la grata sensazione che risvegliano nel palato. Vanno sotto il nome di Pallarelli, e sono stimatissimi ne’ pranzi”. Grazie all’impegno e alla perseveranza della famiglia Fontana, la vigna del Re, di un solo ettaro, è rinata a nuovo splendore e lo scorso anno ha regalato le prime bottiglie di pallagrello bianco (etichetta “Oro Re”), in attesa del rosso ancora in affinamento.
Siamo certi che i vini casertani continueranno a crescere nel prossimo futuro, contribuendo ad affermare sempre più l’identità di Terra di lavoro e delle cinque denominazioni afferenti. “Auspico un territorio più accogliente – afferma il presidente di VITICA Cesare Avenia – che punti sull’enoturismo per cercare di raggiungere la sostenibilità economica della filiera, nel rispetto dell’ambiente e degli aspetti sociali della produzione vitivinicola”. Prosit e alla prossima edizione.