Il bradisismo: risorsa o rischio per il settore turistico?

L’intervista ad Arcangelo Pisano, consigliere del comune di Pozzuoli

 “Una moltitudine di crateri e tutti i fenomeni più singolari e diversi dell’idrologia e del vulcanesimo, fonti minerali e termali ribollenti dal suolo e dalle profondità del mare… ed accanto alla più lussureggiante vegetazione e agli aspetti più sereni e lieti della natura... “

Descriveva così i Campi Flegrei (dal greco phlegraios, ardenti) il famoso archeologo Amedeo Maiuri. Prima i Greci e poi i Romani seppero riconoscere in questi luoghi un’altra patria lasciandoci in eredità un territorio ricco di storia, mito, arte e cultura come pochi al mondo. Il Rione Terra, l’Anfiteatro Flavio, Cuma, le Terme di Baia, la Piscina Mirabilis, il Macellum, solo per citarne alcuni. E poi? E poi ci sono i vulcani. Uno fra tutti, il più famoso e che oggi sembra aver addirittura rubato la scena allo “Sterminator Vesevo” con il fenomeno del bradisismo: il vulcano Solfatara

Arcangelo Pisano, accompagnatore e guida turistica, esperto di marketing del turismo e consigliere del Comune di Pozzuoli, si occupa da anni della valorizzazione dell’area flegrea, ha provato a spiegarci cosa stia realmente accadendo. 
Diciamo subito una cosa, Arcangelo, il Bradisisma può essere davvero una risorsa?

Certamente, da tanti punti di vista, per esempio, da quello scientifico. Basti pensare che la geologia è nata a Pozzuoli! Ti racconto un aneddoto che non tutti conoscono: Charles Lyell era un geologo scozzese che nella prima metà dell’Ottocento intuì per primo che la presenza e l’assenza di acqua nel Tempio di Serapide di Pozzuoli era dovuto all’abbassamento e all’innalzamento del suolo. I Principi di Geologia, che pubblicò nel 1830, aveva come copertina proprio le tre colonne dell’antico Macellum“.

Risorsa scientifica ma ancora di più risorsa a livello turistico. Cosa rappresenta la Solfatara nei Campi Flegrei?
La Solfatara è un grande attrattore. Prima della sua chiusura era visitata da oltre 200 mila visitatori l’anno. Oggi si sta lavorando per riaprirla in sicurezza.La sfida per rendere il bradisisma un attrattore turistico è proprio questa, coniugare l’aspetto della sicurezza con quello della fruizione ma senza allarmismi!“. 

Perché tanto allarmismo?
Viviamo su uno dei territori più monitorati al mondo. Come tutti sanno la caldera dei Campi Flegrei ha dato origine, nel corso dei millenni, a diversi vulcani. L’ Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (INGV) ha ribadito più volte che il rischio eruzione nei prossimi anni è molto basso. Proprio sul rischio eruzione, invece, molti quotidiani puntano per dare notizie creando allarmismi ingiustificati.Tra l’altro è stato confermato il livello di allerta giallo che è in vigore da tredieci anni e non ci sono presupposti, ad oggi, per alzare la soglia di allarme“. 

Bisogna avere paura?
Bisogna essere innanzitutto consapevoli. Da sempre vivere nei Campi Flegrei significa confrontarsi con una natura sempre mutevole.La paura può essere mitigata con la corretta informazione ai cittadini aiutando a non creare panico.È importante sottolineare che a livello istituzionale si stanno programmando tutte le verifiche necessarie Non voglio dare l’impressione di banalizzare il rischio, ma la paura non deve cedere all’allarmismo“. 

Lei è un esperto di marketing turistico: quali danni sta subendo il questo settore?
Le notizie che vengono riportate dai media nazionali e da internet hanno causato molte disdette di prenotazioni alberghiere, con una serie di ricadute per tutto il comparto. Nonostante alcuni giornali cavalchino la notizia creando panico, tengo a sottolineare che l’attività delle associazioni e degli operatori turistici in questi anni non si è mai fermata, lavorando sempre per la valorizzazione del territorio

E allora, corretta informazione e consapevolezza, questa è la ricetta vincente di un territorio che da secoli, con i suoi vulcani, è capace, come pochi, di “soddisfare l’anima e i sensi” (cit. Metternich). 

a cura di Valeria Buonomo

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