La biblioteca comunale di Gragnano intitolata a Michele Cavaliere, imprenditore nel ramo caseario, che fu ucciso la mattina del 19 novembre del 1996. È questa la proposta dell’associazione LegalmenteItalia che ha lanciato una petizione perché il centro culturale cittadino ricordi la vittima innocente di camorra. Cavaliere fu ”colpevole” di non essersi piegato al volere della camorra, pagando il pizzo.
“L’iniziativa ha trovato l’immediato entusiasmo del consigliere regionale Alfonso Longobardi, vicepresidente della commissione Bilancio e Finanza, è il giusto riconoscimento a un uomo di valore che ha pagato con la vita la sua battaglia contro la criminalità organizzata” sono le parole di Vincenzo Zurlo presidente di LegalmenteItalia. “E’ un obbligo morale che la città deve ai familiari di Cavaliere – continua – per tramandarne la memoria. Michele Cavaliere è un ‘eroe cittadino’, vittima innocente della camorra ammazzata per mano criminale nel 1996 dopo essersi ribellata alla camorra ed aver denunciato richieste estorsive”.
Cavaliere fu colpito da un killer in motocicletta alle 4.10 del mattino, mentre usciva dalla sua abitazione per recarsi di buon’ora presso il suo caseificio, come faceva tutti i giorni. Soccorso e trasportato in ospedale, morì il 12 dicembre successivo, senza mai essere uscito dal coma. Dal 2002 la stradina dove abitava porta il suo nome, e nel 2008 il Comune vi pose una lapide che recita “Via Michele Cavaliere, vittima della camorra a seguito dell’infame agguato messo in essere la mattina del 19 novembre 1996”. “
“Dopo l’omicidio di Michele Cavaliere – prosegue Zurlo – la città non ha vissuto reazioni, non c’è stata quell’esplosione civica che ha caratterizzato la rinascita di altre comunità, basti pensare cosa è successo a Palermo dopo le stragi di Capaci e via D’Amelio”.
“La storia di Michele Cavaliere è molto simile a quella di Libero Grassi, stiamo parlando di due imprenditori che si ribellano alla prepotenza del racket, anche se l’epilogo della loro storia sarà diverso. Uno diventa icona della voglia di rinascita della società civile siciliana e nazionale, l’altro dimenticato dalla città, non conosciuto dalle nuove generazioni. L’unica traccia cittadina è un’anonima stradina che conduce a casa sua – ha concluso Zurlo – ed è effettivamente troppo poco”
a cura di Chiara Gargiulo