Conclude la sua legislatura agli Scavi di Pompei, il Ministro Dario Franceschini. Il titolare del dicastero della cultura arriva al Parco Archeologico per inaugurare tre domus restituite al pubblico grazie al lavoro del Grande Progetto Pompei.
Franceschini considera “Pompei il simbolo di una storia di riscatto. In questi anni è stato fatto un lavoro lungo e silenzioso e le possibilità di crescita sono straordinarie” – afferma il Ministro visitando, per l’ennesima volta, il sito archeologico che da oggi offre la possibilità ai turisti di poter visitare anche tre nuove domus: l’edificio Domus e Botteghe e le case del Larario Fiorito e del Triclinio all’aperto, scavate parzialmente negli anni Cinquanta del secolo scorso da Maiuri e definitivamente riportate alla luce alla fine degli anni Ottanta.
Gli edifici sono ubicati nel settore sud-orientale della città antica, nelle immediate vicinanze di Porta Nocera, uno degli accessi alla città, nonché passaggio privilegiato di quanti dal suburbio affluivano a Pompei per assistere agli spettacoli nel vicino Anfiteatro. “Questo spiega il carattere fortemente commerciale di questo quartieri e la coesistenza all’interno degli edifici in questione di funzioni sia abitative che commerciali” – ha sottolineato il direttore del Parco Archeologico Massimo Osanna.
Le domus sono altro che l’ennesimo intervento del Grande Progetto Pompei finanziato con un importo complessivo di 105 milioni di euro e che ha permesso di mettere in sicurezza e restaurare negli ultimi due anni ben 37 edifici, tra i quali la Villa dei Misteri e la Casa dei Vettii.
Il 2017 a Pompei si conclude oltre che con il record di accessi (superati i 3,5 milioni di visitatori) anche con l’inaugurazione della sezione pompeiana della mostra Pompei@Madre. Il progetto espositivo sviluppato in collaborazione con il MADRE-Museo di Napoli.
L’esposizione ospitata nella prima sala dell’Antiquarium pompeiano anticipa la “materia archeologica” esposta al Madre fino al 30 aprile 2018 e introduce alla morte degli essere umani, con l’armadio-ossario e delle cose, con il vasellame in bronzo con i lapilli del 79 d.C., in una interrotta diacronia che giunge fino agli scheletri degli oggetti bombardati nel 1943.
Ma, come sottolineato dal Generale Luigi Curatoli (Direttore Generale del Grande Progetto Pompei), ora “l’obiettivo è quello di iniziare a lavorare nei comuni della buffer zone”, che saranno oggetto di una nuova fase del Grande Progetto Pompei, ovvero quello extra-menia “il piano strategico – ha sottolineato – è pronto e presto sarà illustrato”.