Una nuova sfida “artistica” per ‘O Vascio Room Gallery – lo spazio espositivo di Somma Vesuviana del Collettivo Summa, gestito da Mary Pappalardo e Teresa Capasso – dove lo scorso 23 novembre si è tenuto il vernissage della mostra “Tarot, l’Esperienza del Simbolo”, un progetto che vede coinvolti tredici artisti della Stamperia Ripa 69 di Trastevere, a Roma.
Per la prima volta, la galleria d’arte ospita una serie di opere realizzate con l’incisione xilografica, una tecnica molto antica che si applica a diversi supporti, come il legno o il linoleum, che permettono di scavare e togliere del materiale che sarà poi la parte bianca della stampa.
Filo conduttore della collettiva: il tarocco, lo strumento di divinazione per eccellenza.
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I tarocchi nascono nel tardo Medioevo come un gioco di carte. Sono composti da 22 arcani maggiori che rappresentano figure umane, animali e mitologiche, e 56 arcani maggiori nei quattro semi: spade, coppe, denari, bastoni. Questo mazzo di carte è stato, ed è tutt’ora, utilizzato nell’arte della divinazione ma è anche diventato oggetto di studi e riflessioni. In particolare, Carl Gustav Jung ha visto nei tarocchi delle immagini archetipiche, ovvero quelle immagini che attingono dall’inconscio delle persone e, proprio per questo, possono essere anche lette individualmente, come fossero un libro illustrato e, quindi, una finestra attraverso la quale guardare nel nostro inconscio.
Perché i tarocchi? La proposta/provocazione fu fatta qualche anno fa da un amico ai membri di Stamperia Ripa 69 e tutti ritennero che si trattasse di un ottimo lavoro per un collettivo perché ciascuno poteva esprimere, con il proprio arcano, creatività, tecnica, intuizioni e confrontarsi con gli altri all’interno di un lavoro che, dal 2016, si sviluppa e che continua a svilupparsi.
“La genesi del progetto nasce, prima di tutto, dal fatto che ciascun artista ha estratto un tarocco dal mazzo e quindi è un po’ come se fosse stato il tarocco stesso a scegliere chi dovesse interpretarlo. Di riflesso, ciascuno ha poi ha letto e interpretato l’archetipo, sia da un punto di vista personale che stilistico” – queste le parole di Marcello Fraietta, l’artista che ha interpretato la carta de Il Matto.
“Dalla scelta alla realizzazione ci sono stati comunque dei cambiamenti, io ad esempio sentivo di più una carta – l’arcano senza nome – rispetto a quella che avevo estratto e quindi ho chiesto di scambiarla” – ha precisato Susanna Doccioli.
Le differenze tra gli artisti si colgono, inoltre, non solo nell’aspetto tecnico e cretivo, ma anche nelle scelte di stampa: tutte le opere sono contrassegnate da sigle – come P.A., che significa prova d’autore, o P.C., che sta per prova colore – e dai numeri che ne indicano la tiratura, comprese quelle a matrice persa.
“Per cambiare un colore ogni volta si stampa una matrice diversa. Con la matrice persa, si usa la stessa matrice per stampare gli stessi colori per cui, quando si cambia colore, si modifica lo stato precedente e quindi, di conseguenza, con l’ultima stampa la matrice originaria si è completamente alterata, si è persa, non esiste più. Anche in virtù di questo, è l’artista che decide quante copie editare” – ha spiegato Giorgia Pilozzi, autrice de L’Imperatore.
“Tarot, l’Esperienza del Simbolo”, cammina di pari passo con “Ombre di Luce”, un progetto di valorizzazione e vivibilità del centro storico, nato dalle associazioni del borgo di Casamale – e finanziato in parte dal Comune di Somma Vesuviana e dal Parco Nazionale del Vesuvio – al quale si potrà contribuire acquistando un biglietto della lotteria che darà la possibilità di vincere una scultura.
La mostra resterà aperta al pubblico su appuntamento fino al 7 gennaio 2020.