Quando la superstizione si mescola alla storia e alla cultura di un popolo
Rosso, rigorosamente fatto a mano e ricevuto in dono. A punta, all’interno cavo e a forma sinusoidale. Le caratteristiche elencate, sono specifiche dell’oggetto scaramantico per eccellenza: il corno portafortuna. Secondo una credenza popolare, esso sarebbe in grado di allontanare le negatività e le cattive influenze.
Il simbolo apotropaico, ha origini molto antiche. Nell’età neolitica, gli abitanti delle capanne, appendevano fuori l’uscio delle loro porte, l’oggetto in questione, considerato simbolo della fertilità. In quei tempi, più un popolo era fertile, più veniva considerato fortunato. Anche nella mitologia greca erano presenti i corni portafortuna. Una leggenda racconta che Giove ne donò uno alla sua nutrice in segno di gratitudine, grazie al quale ella poteva ottenere tutto ciò che desiderava.
Ed ancora, il simbolo scaramantico, veniva usato come dono votivo alla Dea Iside, affinché assistesse gli animali per farli procreare. La forma fallica dell’oggetto, infatti, imita le corna degli animali. L’uomo primitivo associava la potenza fisica di questi ultimi, alla grandezza delle loro corna. Non pochi condottieri, tra cui Alessandro Magno, si fecero raffigurare con questi ornamenti sul capo, ritenuti simbolo di potere e discendenza divina. Di lì a poco, il popolo, affascinato da tali guerrieri investiti di tanto potere, iniziò a fabbricarsi piccoli amuleti in legno a forma di corna.
È chiaro dunque che il corno portafortuna rappresentasse un autentico simbolo della vita già nel 3500 a.C. e che tale credenza ha unito nei secoli molteplici luoghi. A Napoli però, questo simbolo scaramantico, sembra davvero aver trovato casa e quando si parla del corno portafortuna, non si capisce dove finisce la superstizione e dove comincia la cultura. Il popolo partenopeo mescola spesso i due aspetti. Cerchiamo di capire bene, per quale motivo è necessario che, per portare benefici, il corno, debba possedere le precedenti caratteristiche descritte.
Il colore rosso, nel Medioevo, simboleggiava la vittoria sui nemici ed era di buon auspicio. Un talismano, se veniva fatto a mano e poi regalato, acquisiva poteri benefici dalle mani di chi lo produceva. Ecco perché il propiziatorio amuleto, deve essere ricevuto in dono e non acquistato. Inizialmente tale amuleto era realizzato in corallo, perché secondo la credenza popolare, quella pietra preziosa aveva il potere di scacciare i malocchi. Oggi sono migliaia i cornetti rossi, o come si dice a Napoli “curniciello”, venduti di svariate misure e materiali. Non solo ne troviamo di diversi appesi all’uscio delle porte di casa, ma la fantasia o la smisurata superstizione napoletana, ha riprodotto sotto forma di corno, anche portachiavi, spille, collane e perfino salvadanai. È tradizione partenopea, anche toccare il corno, sfregarlo o baciarlo, tipo lampada di Aladino, specie se si tratta di avere una certa fortuna nel gioco del lotto.
Insomma sembra proprio che dinanzi alle paure ad alle incertezze della vita, l’uomo sia disposto a trovare un legame ed una certa sicurezza anche in un oggetto rosso a punta e di forma fallica. Pura follia? Magari è così, ma sfido chiunque a rifiutare o’ curniciello rosso che gli viene donato.
Aveva ragione Peppino De Filippo quando nel 1942 scrisse: “Non è vero, ma ci credo”.