Marina Plasmati ci riporta nel 1836 e popola Villa Ferrigni di meravigliosi personaggi
Vorresti essere amico di Leopardi? È la domanda che pone ai lettori Marina Plasmati, quando ci si imbatte nel suo libro “Il Viaggio dolce”, edito da La Lepre Edizioni.
Una storia che mi si è appiccicata addosso e mi ha fatto tanta compagnia in queste giornate calde di ottobre, ed i motivi sono principalmente due. Il primo è la dolcezza con cui il libro è stato scritto, un tratto di penna che ho trovato molto delicato, mai invadente, ma ugualmente toccante. Il secondo, gioco forza, è l’ambientazione. In queste pagine, sono a casa mia, ai piedi del Vesuvio. Il viaggio dolce racconta gli ultimi mesi di vita di Giacomo Leopardi vissuti a Torre del Greco a Villa Ferrigni. Proprio lì, dove diede vita alla celeberrima La Ginestra. Siamo a cavallo tra l’aprile del 1836 e il settembre del 1837.
L’ospite di riguardo – è così che viene definito nel racconto – arriva alla Villa in carrozza, insieme all’amico caro Antonio Ranieri e alla sorella Paola. Villa che si popola, grazie alla fantasia della scrittrice, di meravigliosi personaggi. Le bizzarre abitudini dell’ospite, vengono subito palesate e messe in chiaro con la servitù, sin dai primi giorni: non ama mangiare in compagnia, ma adora bere molti caffè durante la giornata. Ad accoglierlo, troverà un paesaggio che lo spiazzerà, per i sui colori e profumi intensi accompagnati da un’aria che gioverà – almeno per i primi tempi – alla sua salute ad al suo umore altalenante. Ma soprattutto troverà delle storie, che ascolterà nel suo breve soggiorno, attraverso le voci dei personaggi che mano a mano prendono vita nel romanzo.
La prima voce è quella di Giuseppe, il fattore di Villa Ferrigni, che gli racconta di essere nato a Boscotrecase , mentre il Vesuvio faceva tremare la terra. Lo stesso vulcano che si fece sentire il giorno delle sue nozze, ma che si placò, per grazia della Madonna. “Per questo le bambine nate sotto il Vesuvio si chiamano tutte Maria, diceva al signore forestiero che lo ascoltava raccontare”. Giuseppe si sentiva preso in considerazione da un signore così per bene e la cosa quasi non gli pareva vera.
La gentilezza e la grazia dell’ospite di riguardo, non ci misero poi molto a colpire anche Cosimo, il figlio del fattore, il quale si rese subito disponibile quando lo stesso ospite, gli chiese se era possibile fare una passeggiata verso il Vesuvio: dopo tutte quei racconti, voleva conoscerlo personalmente. Quello che vide, lo stupì in maniera impressionante. “Si sentiva sbalordito, annichilito, l’orrore di una natura cosi feroce e desolata era uno spettacolo quasi insostenibile: la vita che si accoppia con la morte, il bello in compagnia del mostruoso, Dio e Satana a braccetto”.
A metà del racconto, giunge una terza voce. Timida come l’ospite d’onore, lei si chiama Silvia, come la stessa ragazza che anni addietro lo aveva fatto innamorare ed ispirato nelle sue poesie. L’ospite di riguardo entra subito in sintonia con la giovane fanciulla che riconosce in lui lo stesso odore dall’amata nonna. Quello della vecchiaia. “Quel signore non era un padrone come gli altri […] Il suo sguardo, per esempio, non era uno sguardo qualunque, era come se avesse il mondo dentro al cuore, non davanti agli occhi, come le cose, anche le più piccole, prendessero posto dentro di lui e ci rimanessero“. Cresciuta senza la madre, Silvia ha una voce incantevole ed è una lavandaia che non si perde d’animo, ci tiene a fare bella figura con i nuovi arrivati in Villa ed è timidamente innamorata di Cosimo. E sarà proprio lei, in maniera involontaria, e leggere le prime righe di quella che poi sarebbe diventata La Ginestra.
A spezzare l’incantesimo, giunge una quarta voce, quella del proprietario, il signor Ferrigni, che arriva in Villa proprio per sostenere un colloquio con il suo ospite, da lui più volte definito “intellettuale malpensante”. Il dibattito tra i due farà venire fuori quel rinomato malessere di vivere che ha contraddistinto il poeta Giacomo Leopardi, ed i suoi pensieri più profondi sulla natura umana e sull’universo.
Il buon umore del nostro protagonista ritorna con una passeggiata nella città di Pompei, che farà in sella ad un mulo, in compagnia del suo oramai amico Cosimo ed il cognato e in una secondo momento, grazie ad un dolce di nocelle ricevuto per il suo compleanno.
Il libro si conclude, naturalmente con la scomparsa di Giacomo Leopardi e in contemporanea con quella della nonna di Silvia, che resta distrutta dal dolore. La morte però, come sempre lascia spazio alla vita, questa vita che tanto toglie e tanto offre. Le urla di Silvia, nelle ultime pagine, sono questa volta di gioia, ha partorito un bel maschietto. Speriamo che Cosimo sia un ottimo padre. C’è una nuova storia che nasce ai piedi del Vesuvio.
In appendice il libro porta La Ginestra e il Discorso sullo stato presente dei costumi degl’Italiani.