La “leopardiana” villa delle Ginestre

Nella periferia di Torre del Greco, il silenzioso ricordo del più grande poeta italiano

Alle pendici del Vesuvio, immersa nella periferia di Torre del Greco c’è la Villa delle Ginestre, luogo che ispirò Giacomo Leopardi per “La ginestra“, una delle sue più celebri composizioni.

La villa fu costruita nel Settecento per volere di Giuseppe Simioli, canonico napoletano e professore di teologia, che volle realizzare proprio lì una villa di campagna dove ritirarsi quando il caos della città si faceva troppo insistente. Nell’Ottocento la villa andò in eredità alla famiglia Ferrigni, diventando una delle residenze preferite di Giuseppe Ferrigni.

Costui trascorse diversi mesi nella villa insieme alla moglie Sara Ranieri e ai fratelli di lei, Paolina e Antonio. Fu proprio quest’ultimo, lo scrittore Antonio Ranieri, a volere fortemente che il poeta Giacomo Leopardi fosse ospite nella residenza del cognato. I due, dopo una fitta corrispondenza, strinsero un’importante amicizia che divenne col tempo un rapporto morboso e di reciproca dipendenza, tanto che alcuni critici ritengono che tra i due vi fosse un vero e proprio amore. I due, già prima di arrivare alla villa di Torre del Greco, avevano convissuto a Firenze e a Roma. Nel 1833 Leopardi seguì Ranieri a Napoli dove vissero insieme a Paolina, sorella di Ranieri, la quale si occupò costantemente dello stato di salute del poeta.

In vista dell’arrivo di Leopardi, all’epoca già un acclamato poeta di fama europea, la famiglia Ferrigni si adoperò per ospitarlo nel modo migliore. La stanza degli ospiti fu ristrutturata ed arredata con un nuovo mobilio fatto appositamente per il poeta da artigiani napoletani. Fu assunto inoltre un cuoco che si occupasse unicamente di Leopardi e fosse a sua disposizione tutto il giorno. Si racconta infatti che il poeta amasse mangiare fuori dagli orari canonici e soprattutto avesse molti vizi in cucina, ad esempio mangiava moltissimi dolci e pietanze fritte.

I tre si trasferirono a Torre del Greco nel 1836, mentre a Napoli scoppiava l’epidemia di colera, e fu qui che il poeta trascorse il suo ultimo anno di vita. Dalla villa si gode una magnifica vista sia sul Vesuvio che sul mare, si possono scorgere le isole di Capri ed Ischia ma anche tutta la costiera sorrentina. In questa verdissima campagna ancora oggi ci sono tantissime ginestre, il fiore che tanto ispirò il poeta. Ai primi di giugno del 1837 Leopardi tornò a Napoli con Ranieri e lì morì il 14 non potendo più fare ritorno nella villa.

Cosa rimane oggi del grande poeta nella villa delle Ginestre? Alla morte di Leopardi la famiglia Ferrigni, come tutti i successivi proprietari, vollero valorizzare il soggiorno del poeta conservando intatto tutto il suo mobilio e la stanza in cui fu ospitato. La villa ha subìto durante gli anni importanti interventi di restauro ed anche alcuni cambiamenti, come ad esempio la pavimentazione in ceramica e l’ampia balconata del primo piano. Durante questi cambiamenti la stanza di Leopardi è rimasta intatta, infatti è anche l’unica stanza che conserva la pavimentazione originale. Nella villa si conserva anche un busto del poeta e la statua realizzata attraverso la sua maschera mortuaria.

Oggi la villa grazie al suo indiscusso prestigio è parte dell’Ente delle Ville Vesuviane. Oltre che essere aperta al pubblico per visite guidate, l’ente organizza importanti laboratori scolastici ed inoltre dal 2006 il Premio Leopardiano la Ginestra.

La testimonianza più significativa di questo soggiorno è Sette anni di sodalizio con Giacomo Leopardi, libro scritto nel 1880 da Antonio Ranieri che racconta la loro amicizia in generale e il loro soggiorno nella villa in particolare.

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