Il martire campano che portò la Parola di Dio fino alle terre del lontano Oriente
Esiste un luogo ad Altavilla Irpina dove è possibile andare a ritroso nel tempo e percorrere un viaggio che, dalla provincia di Avellino di inizio ‘900 – un mondo contadino, povero e sofferente – ci porta direttamente in Cina, dove, all’epoca, era molto forte la presenza di missionari cattolici.
Non si poteva dire una vita facile la loro, perchè per portare avanti la propria opera di evangelizzazione, dovevano spesso scontrarsi con una società difficile e ostile e fronteggiare mille avversità che, talvolta, si concludevano con il martirio.
Uno dei più cruenti della storia fu quello che accadde il 20 luglio del 1900 a Yanzibian, un villaggio nel distretto cinese di Ningqiang, dove trovò la morte, a soli 37 anni, Sant’Alberico Crescitelli.
Nato il 30 giugno del 1863 ad Altavilla Irpina, quarto di undici figli, Alberico fece il suo ingresso nel Pontificio Seminario dei Santi Apostoli Pietro e Paolo nel 1880 e studiò nelle Università di Sant’Apollinare e Gregoriana. Il 4 giugno 1887 fu ordinato sacerdote a Roma e, nella primavera del 1888, partì per una missione in Cina, nello Shanxi meridionale dove, per dodici anni, lavorò con grande impegno in vari villaggi del Vicariato.
Il suo apostolato si basava sulla promozione della pratica religiosa cattolica e sulla carità verso i bisognosi, ponendo grande attenzione soprattutto nei confronti delle bambine, che in Cina venivano spesso abbandonate o addirittura uccise per via del loro sesso.
I motivi del suo martirio non sono ancora del tutto noti. Alcuni ipotizzano sia legato alla rivolte dei Boxer, un movimento di adolescenti che emulavano i comportamenti dei cosiddetti “eroi invincibili”, protagonisti delle opere teatrali diffuse nei templi e nei villaggi che si opponevano alla presenza degli stranieri in Cina. L’ipotesi più probabile, però, è che si tratti di una vendetta ad opera di Ten Cun – le, un funzionario che aveva avuto una controversia in tribunale con Alberico Crescitelli (da lui vinta) poiché, nel corso della carestia del 1900 aveva preteso che i cristiani, non partecipando alle spese per le feste religiose, fossero esclusi dalla distribuzione dei sussidi.
Qualche anno dopo il tragico evento, il fratello Luigi iniziò a raccogliere dati e oggetti appartenuti ad Alberico e a cercare documentazioni, dedicando a questo scopo tutta la sua vita.
Il 18 febbraio del 1951, nella Basilica Vaticana di San Pietro, Pio XIII dichiarava Alberico Crescitelli Beato. La beatificazione consentì al sacerdote altavillese di far parte di una lunga schiera di cristiani che, in circostanze diverse, avevano reso la suprema testimonianza della loro fede sul suolo cinese.
In occasione del Grande Giubileo, Papa Giovanni Paolo II incluse Alberico tra i 120 martiri, per la maggior parte cinesi, che furono canonizzati in Piazza San Pietro il primo ottobre del 2000.
Infine, il 23 agosto 2003, l’Arcivescovo di Benevento, Monsignor Serafino Sprovieri, elevava la chiesa parrocchiale di Altavilla Irpina, dove era stato battezzato il martire, a Santuario Diocesano per il culto ai Santi Martiri Pellegrino e Alberico.
Oggi, le numerose reliquie del Santo altavillese sono tutte raccolte nella casa natale di Corso Garibaldi, che si è trasformata in un vero e proprio museo. Da oltre un secolo, in più di un armadio-reliquiario sono custoditi gli effetti personali di Alberico, gli abiti sacri del sacerdozio, le lettere scritte alla madre lontana in cui si racconta di una vita difficile e piena di avversità, ma non per questo priva di soddisfazioni. Il breve percorso termina con la camera da letto: semplice e spoglia, con un inginocchiatoio in legno, un letto in ferro e un comodino con sopra una sveglia e una cornice che ritrae la foto dei genitori.
La casa museo è aperta martedì, giovedì, sabato e domenica 10.00 – 12.00, martedì, giovedì, sabato e domenica 16.30 – 19.00.