
Al Palazzo delle Arti l’esposizione a cura di Edoardo Falcioni
Andy Warhol è forse uno degli artisti più noti del Novecento. Il fondatore della Pop Art ha ben saputo cogliere, nei cinquant’anni di carriera artistica, i cambiamenti che stavano avvenendo nel mondo dell’arte. E’ figlio del suo tempo, comincia ad interessarsi non solamente alla pittura ma anche a tutti i campi affini: non disdegna la moda, la musica, la cinematografia, diventa produttore ed imprenditore, brandizzando se stesso. Il suo iconico caschetto argentato è il marchio di fabbrica di un successo mondiale.
Fino al 31 luglio 2022 saranno esposti al Pan, il Palazzo delle Arti di Napoli, 130 lavori del grande artista. L’esposizione, a cura di Edoardo Falcioni, è promossa dalla Navigare, società che ha prodotto anche la mostra su Frida Kahlo a Palazzo Fondi, dove ora c’è quella dedicata a Van Gogh e la Stanza segreta. Andy fu travolto da mondanità e successo, numerosi furono i vip che lo frequentarono tra locali alla moda ed il suo studio, The Factory, dove avremmo potuto tranquillamente incontrare Liza Minelli, Bianca Jagger, Paloma Picasso, Truman Capote. La Mostra mira a ricostruire non solo l’ascesa di quello che oggi è un mito del mondo dell’arte, ma anche il percorso storico ed artistico dell’Artista in relazione ai numerosissimi settori in cui si è cimentato.
Non solo pittura, ma anche musica: ampio spazio è dedicato alle cover dei cd, da Loredana Bertè a Mick Jagger, sono anche esposte chitarre autografate dai musicisti coi quali collaborò. Molte sono anche le celebri polaroid, gli scatti che lo vedono ritratto con personalità ed artisti del Novecento tra cui Grace Jones, Gianfranco Ferrè, Giorgio Armani. Ma Andy è senza dubbio legato, nell’immaginario collettivo, a due creazioni che suscitarono scalpore e curiosità.

La prima sono la serie di tele, del 1962, dedicate alla zuppa Campbell: inizialmente creò 32 tele, poi pian piano iniziò a sperimentare coi colori, fino ad un marcato surrealismo nelle successive serigrafi, che ora sono pezzi iconici battuti all’asta migliaia di dollari. La seconda invece è Merylin, che fu oggetto di numerose serigrafie negli anni Sessanta
Le ultime sale sono invece dedicate al rapporto di Andy con Napoli. Venne invitato dal gallerista Lucio Amelio e rimase folgorato dalla bellezza della città, tanto da spingerlo a creare la serie dei Vesuvius. Ispirati alla vedutistica tradizionale partenopea, sono una rilettura di questa in chiave pop, piena di luce e colore e celebrano la forza dirompente della natura, che ritroviamo anche nel progetto “Fate presto”, nato dopo il terremoto dell’Irpinia del 1980. Egli lo concepì come la possibilità di trasformare il drammatico evento sismico in pura energia creativa.

Nel complesso la mostra può risultare anche interessante, una delle pecche è però la cattiva illuminazione che rende difficile fotografare le opere.
Andy is back sarà visitabile fino al 31 luglio 2022, prezzo biglietto: da 14,00 euro.