La storia delle spoglie venute dalla Sicilia e la nascita del culto nel borgo marinaro
Il culto di Santa Trofimena a Minori, borgo della costiera amalfitana, stando alle testimonianze storiche di Pompeo Troiano dovrebbe risalire all’anno 640 d.C. quando, sulla spiaggia antistante l’attuale basilica, fu rinvenuta un’urna che, secondo la leggenda conteneva le spoglie mortali della Santa, provenienti direttamente dalla Sicilia.
La venerazione fu immediata e il alla Santa fu subito riconosciuto il titolo di Patrona. Le spoglie furono trafugate intorno all’ottavo secolo, in epoca longobarda, per poi essere restitutite su intercessione del Vescovo Orso.
La decisione di erigere una basilica, in sostituzione del decadente duomo, fu presa solo nella metà del 1700, con una raccolta fondi che impose anche una tassazione sulla popolazione minorese.
La facciata principale, rivolta verso il mare, possiede elementi architettonici e decorativi tipici del settecento. Il portale è dominato da cherubini adoranti, rivolti verso la nicchia ovale in cui è posizionato il busto di Santa Trofimena, che rappresenta un apprezzabile episodio di scultura tardo barocca. L’interno della basilica, cha ha una pianta classica a croce latina, è diviso in tre navate, con una pregevole decorazione in stucchi di epoca tardo barocco e neoclassici, nonchè da marmi policromi, presenti soprattutto negli altari.
Nel transetto, vi è a sinistra un altare di marmo opera di Tommaso Borelli di Napoli, sormontato da una grande tela del 1833 ad opera di Marsi, raffigurante l’Arcangelo Raffaele con il piccolo Tobia.
La Crocifissione, recentemente restaurata e Marco Pino da Siena (1520-1596-98), è indubbiamente l’opera di più alto pregio della basilica. Unico nel suo genere è anche il trono vescovile, in marmo bianco, con un baldacchino di recente fattura.
All’incrocio dei bracci si apre la bellissima cupola del diametro di 10 metri che, priva di tamburo, poggia su quattro grandi archi sorretti da altrettanti pilastri.
Il cuore della basilica è costituito dalla Cripta, un vero e proprio gioiello dell’architettura sacra del XVIII secolo, cui si accede da due scale che hanno inizio dalla balaustra del presbiterio. Formata anch’essa da tre piccole navate e transetto con cupola, presenta le caratteristiche di una, se pur piccola, vera e propria Basilica. Le navate sono coperte da volte a vela e sono divise da pilastri, mentre il transetto è sormontato da una cupola fiancheggiata da due volte a botte.
L’altare custodisce l’Urna, in alabastro di Volterra, scolpita nel 1794 da Gennaro Ragozzino, contenente le spoglie mortali di Santa Trofimena.