Un piccolo e suggestivo edificio sacro che si cela nel cuore del capoluogo Sannita
Benevento, la città delle streghe, può riservare delle piacevoli sorprese. Bisogna essere però disposti a perdersi ed inoltrarsi nelle sue strade interne e nei caratteristici vicoletti.
Ed è qui, nel cuore della città, dove è possibile ancora emozionarsi, che si trova la Chiesa del Santissimo Salvatore, un vero e proprio tesoro sacro, sconosciuto anche ad alcuni beneventani, che si trova in via Stefano Borgia, alle spalle del Palazzo del Governo.
La Chiesa è parte integrante della Parrocchia di Santa Sofia ed era definita, in passato, “Ecclesia S. Salvatoris de Porta Somma”. La struttura è stata più volte rimaneggiata, consacrata e riconsacrata nei secoli, a causa delle varie scosse telluriche subite e dei conseguenti lavori di restauro. L’edificio, infatti, fu chiuso nel 1962 per i danneggiamenti subiti ed è stato riaperto soltanto nel 2001.
La struttura è certamente di fondazione longobarda, come si evince da un documento datato 22 febbraio 926, in cui si fa riferimento al ”Monasterio Domini Salvatoris”, con tanto di posizione annessa. Ad accertarne l’origine furono soprattutto gli scavi archeologici eseguiti tra il 1997 ed il 1999, durante i quali si rinvennero alcune sepolture e la presenza di un edificio sacro risalente al VII secolo, e poi sostituito dall’impianto del secolo VIII-IX.
La chiesa del Santissimo Salvatore si presenta oggi con una facciata a forma di capanna. L’ingresso è costituito da un piccolo arco, abbastanza stretto, che presente ai suoi lati due piccole finestre. L’edificio è stato ben restaurato, al suo interno si trovano colonne e capitelli romani, gli archi richiamano l’epoca medioevale mentre la navata destra, dopo alcuni restauri, ha assunto invece aspetti barocchi.
La principale caratteristica della struttura è dovuta dal fatto che, nel corso dei vari restauri, si è deciso di lasciare visibili le tracce delle diverse modiche apportate nel corso della sua storia, così che, dalle tre navate della sacrestia è possibile guardare, attraverso delle lastre di vetro, i resti delle fondazioni dell’epoca longobarda.
L’unica nota negativa è che la chiesa non è sempre aperta, per cui bisogna bel sperare nella presenza di qualche volontario che consenta l’ingresso.