La finestra e il garofano che nel 1885 ispirarono Salvatore Di Giacomo
Chissà se è vera la storia che a Marechiaro anche i pesci fanno l’amore, se è vero che anche le onde del mare, al chiaro di luna, si agitano e mutano colore. Forse dovremmo chiederlo a chi ha trasformato, in quel borgo, le sue emozioni in versi di poesia.
Salvatore di Giacomo, nel 1885, compose Marechiaro. Un componimento d’amore, pieno di trasporto, dedicato ad una donna di nome Carolina, ad ispirarlo l’incantevole borghetto napoletano ed una finestra con affaccio sul mare, che ancora oggi richiama forti emozioni.
Leggendo i versi della poesia non è così difficile ritrovarsi, con la mente ed il cuore, sul luogo della narrazione. Certo, anche il lettore dovrà lasciarsi andare e viaggiare con la fantasia: il componimento ha, infatti, una forte azione evocativa. Salvatore di Giacomo descrive un amore incondizionato, quello dell’uomo per la bellezza della natura ed, allo stesso tempo, racconta di una donna. Il suo oggetto del desiderio è Carolina, che resta nascosta, quasi dormiente, dietro la finestra. Presente sul davanzale, nel lontano 1885, uno splendido garofano, anche lui complice della poesia e presente inevitabilmente nel componimento poetico.
Poco dopo, nel 1886, grazie al maestro Paolo Tosti, autore di romanze dell’ottocento italiano, quella poesia divenne musica, divenendo ancora più carica di senso. Una melodia delicata e, al contempo, passionale. Pare che Di Giacomo, non volesse che il suo poema fosse musicato. Secondo la leggenda, Tosti, per convincerlo, pagò lui la somma di una sterlina d’oro.
Ancora oggi, sul davanzale della finestra, c’è sempre un garofano fresco. Al di sotto della finestra c’è, invece, una lapide celebrativa in marmo bianco con sopra incisa parte dello spartito della canzone e il nome del suo autore. Nel 1822, sulla spiaggetta di Marechiaro si tenne una solenne cerimonia ed al sorgere della luna fu scoperta la lapide.
È stata proprio la rinomata “fenestrella” a mitizzare e rendere tanto famoso, il borgo di Posillipo a Napoli, simbolo negli anni sessanta, della dolce vita in Italia, diventando famoso per le sue frequentazioni hollywoodiane. A dare importanza e fascino al borgo, i ristorantini tipici, il loro affaccio sul golfo ed il caratteristico Scoglione di Marechiaro. Un tempo, il borgo prendeva il nome di Santa Maria del Faro.
Il successo di Marechiaro fu tale che 1914 ad essa fu ispirato un Film muto “A Marechiaro ‘nce sta na fenesta”. La famosa finestrella, si trova in via Marechiaro, una laterale che è possibile raggiungere da piazzetta Marechiaro a Posillipo.
Foto di Luca Renaudi.
Di seguito il testo:
Quanno sponta la luna a Marechiare, pure li pisce nce fanno a ll’ammore.
Se revotano ll’onne de lu mare pe’ la priezza cagnano culore.
quanno sponta la luna a Marechiare.
A Marechiare ce sta ‘na fenesta, la passiona mia ce tuzzulea.
‘Nu garofano addora ‘int’a ‘na testa, passa ll’acqua pe’ sotto e murmulea.
A Marechiare ce sta ‘na fenesta.
Chi dice ca li stelle sò lucente nun sape ‘st’uocchie ca tu tiene ‘nfronte.
‘Sti ddoje stelle li ssaccio io sulamente, dint’a lu core ne tengo li pponte.
Chi dice ca li stelle sò lucente? Scetate, Carulì, ca ll’aria è doce!
Quanno maje tantu tiempo aggi’aspettato?
P’accumpagnà li suone cu la voce stasera ‘na chitarra aggio purtato.
Scetate, Carulì, ca ll’aria è doce!