Il Giudizio Universale custodito a Napoli

Una singolare copia dell’opera di Michelangelo si trova al Museo di Capodimonte

La versione autentica del Giudizio Universale di Michelangelo è custodita al Museo di Capodimonte di Napoli, precisamente nella sala 9, una delle stanze che ospitano la collezione Farnese.

La spiegazione di questa affermazione è presto detta: quella che oggi si ammira sulla parete di fondo della Cappella Sistina nei Musei Vaticani, non è l’opera originale affrescata da Michelangelo Buonarroti e inaugurata nel 1541, bensì una sua versione meno “osé” voluta dalla chiesa dopo il Concilio di Trento del 1564.

I dannati precipitano verso l’inferno mentre i beati salgono verso il Paradiso: Michelangelo rappresenta così il momento in cui gli angeli suonano le trombe per lo scatenarsi dell’Apocalisse.

Un Cristo Giudice, al centro della scena, resuscita i morti e chiama a sé in Paradiso i giusti ordinando agli angeli di scaraventare i dannati nell’inferno: questa, in estrema sintesi, la spiegazione dell’opera che l’artista fiorentino affrescò circa 30 anni dopo la realizzazione della volta.

Un dipinto che suscitò polemiche e qualche imbarazzo per l’uso “indecoroso” dei corpi e l’esibizione del nudo.

Motivo di critica e di incomprensione che portò alla copertura delle figure con i panneggi eseguiti da Daniele da Volterra, da allora soprannominato “Braghettone”.

L’opera però che, fortunatamente, ci restituisce la creazione originale del Maestro oggi è custodita al Museo di Capodimonte di Napoli. Si tratta di una copia di Marcello Venusti, devoto copista di Michelangelo, realizzata nel 1549 per volere del Cardinale Alessandro Farnese che commissionò l’opera per includerla nella sua collezione.

Grazie alla volontà del Cardinale Farnese oggi possiamo ancora ammirare l’unica testimonianza di come si dovesse presentare l’affresco prima degli interventi imposti dal Concilio di Trento.

L’opera di Venusti, tuttavia, pur fedele all’originale presenta delle diversificazioni soprattutto nella scena del Cristo Giudice, dove viene inserita una gloria di angeli in contrapposizione all’isolamento voluto da Michelangelo.

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