Composto da circa un milione di tessere, è ispirato verosimilmente a un dipinto di Filosseno di Eretria
Prosegue il lavoro di restauro sul grande mosaico di Alessandro il Grande del Museo Archeologico Nazionale di Napoli, capolavoro in opus vermiculatum risalente alla fine del II sec. a.C. e ispirato verosimilmente a un dipinto di Filosseno di Eretria o del famoso pittore di corte Apelle. L’iconografia della scena, una delle più celebri di tutta l’arte antica, attraverso un’innovativa e spettacolare resa scenografica dell’insieme quanto dei dettagli a livello quasi pittorico, narra uno dei momenti finali della battaglia di Isso del 333 a.C., dove il valoroso e spavaldo Alessandro, nelle vittoriose vesti di eroe semidivinizzato in groppa a Bucefalo, insegue Dario III, ultimo re di Persia, impaurito e sconvolto dall’imminente esito negativo del concitato scontro.
Preservato grazie alle lave e alle ceneri della famosa eruzione vesuviana del 79 d.C., il mosaico, composto di circa un milione di tessere, tornò alla luce nel 1831 come imponente pavimento nell’esedra della Casa del Fauno, lungo 6 metri e largo più di 3. Staccato dal sito originario, venne portato al Museo – allora Real Museo Borbonico – nel 1845, e dal 1916 sistemato a parete nella nota sala dei mosaici. Proprio il peso dell’opera di circa sette tonnellate, in questa posizione, pare sia stato nel tempo il responsabile di una serie di lesioni, danni e del distacco di alcune tessere dalla sua superficie.
Per la grande operazione di recupero, cominciata all’inizio di marzo e la cui durata è stimata in un totale di circa otto mesi, sono state previste due differenti fasi: una prima, in loco, per la messa in sicurezza dell’opera, e una seconda per l’intervento sul telaio di sostegno in ferro, ossidato in alcune sue parti. Grande protagonista è la tecnologia, utile a migliorare la qualità e la precisione degli interventi: i restauratori dispongono infatti di un visore fornito da TIM che, attraverso un’applicazione, quando indossato, permette di visualizzare virtualmente su una superficie piana la parte frontale del mosaico in scala 1:1, consentendo così di associare questa ‘visione’ agli altri dati delle analisi diagnostiche.
Assistiamo così a una pagina importante e inedita per il museo napoletano, ma anche per la storia del restauro, dato che le operazioni avvengono sotto gli occhi del mondo, con il pubblico che può seguire le attività anche online sul sito del MANN e sui suoi canali social.