
Le vicende di una delle principali chiese monumentali della città di Napoli
La Chiesa del Gesù Nuovo, dedicata all’Immacolata, sorge nell’omonima piazza nel centro storico di Napoli. È detta “nuova” per distinguerla dal vicino Gesù Vecchio, che fu la precedente sede della Compagnia di Gesù, ordine fondato nel 1534 presente a Napoli dal 1552. In seguito all’aumento del numero di frati, si rese necessaria una nuova residenza. Dopo attente valutazioni, la scelta cadde sul palazzo che era appartenuto alla famiglia Sanseverino, costruito nel 1470 dall’architetto Novello da San Lucano.
L’edificio era stato messo all’asta in seguito all’espulsione dal regno di Ferrante Sanseverino, causata dal suo appoggio dato ai napoletani, durante una rivolta contro il vicerè Don Pedro da Toledo. Nel 1584 i Gesuiti riuscirono ad acquistarlo, non senza difficoltà, per la cifra di 46.000 ducati. Di Palazzo Sanseverino oggi resta solo la facciata in bugnato, con le particolari incisioni dal fascino esoterico.
Grande impulso finanziario ai lavori fu dato da Isabella Feltre della Rovere dei duchi d’Urbino, moglie di Bernardino Sanseverino principe di Bisignano, la quale venne eletta a pieno titolo fondatrice della chiesa. L’interno, vasto e luminoso, si pone in forte contrasto con l’austerità della facciata esterna e costiuisce uno dei più sbalorditivi esempi del Barocco Napoletano. Il progetto fu affidato all’architetto Valeriano, il quale realizzò la pianta a croce greca, sfruttando le preesistenti pareti perimetrali. La controfacciata venne affrescata nel 1725 da Francesco Solimena, con La Cacciata di Eliodoro dal Tempio. I cicli di affreschi, commissionati dai Gesuiti ai principali artisti dell’epoca, presentano temi rigorosamente legati alla storia dell’ordine. Autore della decorazione della volta della navata maggiore è il pittore Belisario Corenzio, ad eccezione dei due riquadri centrali che furono realizzati da Paolo de Matteis.
Nel 1634, venne affidato a Giovanni Lanfranco l’incarico di affrescare la grande cupola, con scene raffiguranti il Paradiso. Di quest’opera oggi restano purtroppo soltanto le quattro figure degli Evangelisti nei pennacchi. La maestosa cupola infatti, crollò in seguito al sisma del 1688 e venne ricostruita da Arcangelo Guglielmelli. Tuttavia, anche questa a causa di alcuni problemi strutturali venne abbattuta nel 1755 e sostituita da una nuova cupola a scodella, realizzata da Ignazio di Nardo. La struttura venne nuovamente ricostruita nel 1973, in cemento armato. L’altare maggiore venne realizzato nel 1851 dal gesuita Giuseppe Grossi, con tre grandi bassorilevi raffiguranti le scene della Cena in Emmaus, L’ultima cena e Cristo che promette l’Eucarestia.
Nella navata destra troviamo la cappella dove riposa San Giuseppe Moscati, canonizzato nel 1987. Il santo è tra i più amati dai Napoletani e le sue spoglie si trovano in un’urna bronzea, accanto ad una scultura che lo ritrae in abiti da medico. Poco più avanti si accede all’oratorio a lui dedicato, in cui vi sono numerosissimi ex voto ed una vetrina che custodisce numerosi oggetti a lui appartenuti. Dietro due vetrine, sono visibili gli arredi originali dello studio e della camera da letto di Moscati, donati all’ordine Gesuita dalla sorella del Santo.
In questi ambienti è esposta anche la bomba che cadde sul Gesù Nuovo il 4 Agosto del 1943, restando però miracolosamente inesplosa. Posto d’onore all’interno della chiesa è riservato ai due Santi Fondatori dell’Ordine, entrambi canonizzati nel 1622. A loro sono dedicati i due cappelloni laterali del transetto. A destra troviamo quella dedicata a San Francesco Saverio, con affreschi dell’Azzolino e tre grandi dipinti realizzati da Luca Giordano. Nelle nicchie le sculture raffiguranti Sant’Abrogio ed Agostino, realizzate dallo scultore barocco Cosimo Fanzago. In posizione speculare, nella navata sinistra, sia apre la cappella di Sant’Ignazio da Loyola, decorata da Fanzago, il quale realizzò anche le sculture nelle nicchie, raffiguranti Davide e Geremia.
Delle tre tele realizzate da Jusepe de Ribera che la adornavano, oggi ne restano solo due (La Gloria di Sant’Ignazio e Paolo III conferma le regole del Santo), poiché la terza venne distrutta durante il bombardamento del 4 Agosto 1943. Uno degli ambienti più interessanti della chiesa è sicuramente la Cappella di San Francesco de Geronimo o della Lipsanoteca, termine del Latino Medioevale di derivazione greca (λείψανον, da λείπω, lascio e ϑήκη, theca = custodia). La cappella presenta nelle pareti 34 busti per lato, (più due statue intere raffiguranti sant’Ignazio da Loyola e San Francesco Saverio), che contengono altrettante reliquie di Santi, molte delle quali donate alla Chiesa dalla principessa di Bisignano. Alcuni busti sono stati realizzati da Giovan Battista Gallone, altri invece sono opera di Giovan Domenico Vinaccia.
A cura di Alessia Crocifoglio