L’edificio religioso più antico della città dedicato alla “riformatrice assetata di Dio”
Sin dal 1622, anno della canonizzazione di Teresa d’Avila, la popolazione di Napoli aveva manifestato per la “riformatrice assetata di Dio” una particolare venerazione.
Già nel 1636 l’arcivescovo Francesco Buoncompagni aveva ottenuto da Roma il decreto di eleggere Santa Teresa a patrona di Napoli, ma “qualcosa” aveva arrestato l’ufficializzazione della nomina. La situazione si sbloccò grazie a un episodio legato all’intercessione risolutiva della Santa affinché mettesse fine, nell’estate del 1647, a una serie di ribellioni da parte del popolo partenopeo nei confronti del governo spagnolo.
Così, il 4 aprile 1664, il frate carmelitano scalzo padre Vincenzo della Croce, napoletano di adozione e, precedentemente, priore in Polonia e nelle Fiandre, annunciò ai napoletani che il Parlamento Generale, convocato dal reggente Conte di Pegnaranda – definito dal canonico Carlo Celano “viceré con larghissime sovvenzioni” – proclamava, per acclamazione, Santa Teresa di Gesù “Patrona e Protettrice della città e del Regno di Napoli”.
In realtà ciò avvenne soprattutto perché il conte era molto legato all’ordine carmelitano e molto devoto a Santa Teresa. Grazie a lui, infatti, furono arricchiti e perfezionati alcuni edifici religiosi, come la Chiesa di Santa Teresa a Chiaia, la più antica intitolata alla santa spagnola.
Già nel 1625 i teresiani avevano iniziato a costruire nel Borgo di Chiaia, dimora abituale dell’aristocrazia napoletana, un piccolo convento e una chiesa, detta Santa Teresa Plaggie, per la vicinanza con il litorale.
Nel 1650 il consistente lascito operato dalla nobile Isabella Mastrogiudice e le elargizioni dei viceré conte d’Oñate (1648-53) e Bracamonte (1659-64), permisero un sostanziale rifacimento della struttura religiosa. Il progetto fu affidato a Cosimo Fanzago e realizzato dopo quindici anni, precisamente nel 1664, anno in cui la nuova chiesa fu consacrata.
La facciata si divide in due ordini: quello inferiore, scandito da paraste, e quello superiore, concluso da un coronamento mistilineo. Al centro dell’ordine inferiore vi è il portale d’ingresso sovrastato da una coppia di angeli che sorreggono Santa Teresa. Il terremoto del 1688, purtroppo, danneggiò parzialmente l’operato del Fanzago e la facciata – originariamente in piperno e muratura – fu ridecorata con stucchi di gusto barocco.
L’interno, a croce greca, è coperto a cupola e caratterizzato da molte opere di Luca Giordano. Sull’ingresso si può ammirare “Santa Teresa che si confessa a San Pietro d’Alcantara”, eseguito dopo il 1669; dello stesso periodo il dipinto raffigurante “San Pietro d’Alcantara che appare a Santa Teresa”, custodito nella cappella di sinistra dell’altare maggiore. Al di sopra degli altari, rispettivamente a destra e a sinistra, “Riposo nella fuga in Egitto” (1664) e “San Gioacchino e Sant’Anna che istruisce Maria”.
Sull’altare maggiore è collocata una statua in marmo raffigurante Santa Teresa, opera dello stesso Cosimo Fanzago; nel coro, invece, vi è una Croce dipinta da Andrea Vaccaro.
L’antico impianto della fabbrica, inoltre, è stato alterato in tempi recenti dall’apertura di via Vittoria Colonna, che ha privato la chiesa di parte dello scalone progettato dal Fanzago.