Napoli. Le note aramaiche sulla facciata della chiesa del Gesù Nuovo

II mistero dell’ex palazzo Sanseverino che nasconde un antico pentagramma

Piazza del Gesù a Napoli nasconde misteriosi segreti risalenti al rinascimento. Una storia fatta di misteri e maledizioni avvolge la chiesa del Gesù Nuovo o della Trinità Maggiore.

Raffigurata negli anni settanta e ottanta nelle vecchie diecimila lire, questo capolavoro dell’arte barocca, altro non è che un antico palazzo edificato nel 1470 appartenente alla famiglia Sanseverino. Il palazzo rappresentava una delle più illustri casate storiche, per la precisione, la prima del sette Case del Regno di Napoli. Roberto Sanseverino, primo principe di Salerno, commissionò Novello da San Lucano, che con l’aiuto dei taglia pietra napoletani, diede vita all’imponente all’edificio.

I misteri e i segreti sono nascosti ed incastonati nella facciata dell’antico palazzo che oggi rappresenta il prospetto principale della chiesa. I taglia pietra realizzarono una costruzione in pieno stile rinascimentale, un bugnato in piperno a punta di diamante, che ha dato vita ad un’antica leggenda. Nel rinascimento si credeva che i maestri pipernieri, facessero parte di una potente congrega che tramandava antichi segreti esoterici. I maestri, erano in grado di caricare le pietre di energia positiva e scacciare quella negativa.

Questo il motivo per cui Roberto Sanseverino, si servì anche del loro aiuto, per convogliare fuori dal suo palazzo le energie malefiche. Qualcosa però andò storto. Il caso volle, che le pietre furono poste in modo scorretto, causando l’effetto opposto e attirando sul palazzo numerose sciagure. Dalla confische dei beni ai Sanseverino, alla distruzione del palazzo, dall’incendio della chiesa, alle varie cacciate dei Gesuiti. Gli strani simboli posti sulla facciata del palazzo, sono visibili solo con la luce del sole a favore. Mettendosi di traverso, emergono pian piano dalla pietra nera. Le schegge di incisioni, si ripetono secondo un ritmo particolare e per molto tempo sono state associate alle arti magiche o conoscenze alchemiche. Ma qualcosa non quadrava in questa interpretazione esoterica.

Nel 2010 Vincenzo De Pasquale, storico dell’arte ed appassionato di musica, identificò nelle bugne delle lettere aramaiche e per la precisione le note di uno spartito. Tale lingua è costituita da solo sette segni ed ognuno corrisponde a una delle note. Le incisioni, lette in sequenza da destra a sinistra e dal basso verso l’altro, danno vita ad una vera e propria melodia. Un antico pentagramma a cielo aperto, nascosto in controluce. Il lavoro più grande fu svolto però dal musicologo Lòrànt Rèz, che concordando lettere e note, abbozzò uno spartito musicale della durata di quasi tre quarti d’ora. Il risultato fu una melodia rinascimentale simile ad un canto gregoriano, intitolata “Enigma”.

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