La forte devozione del popolo napoletano
Lo sciame sismico delle scorse ore ha spaventato i residenti di Pozzuoli: le forti scosse di terremoto sono state avvertite anche nel territorio napoletano. Le nostre terre convivono da secoli con questo evento terribile ed impetuoso e durante il Regno delle Due Sicilie, in caso di pericolo, si era soliti pregare Sant’Emidio.
Fu ordinato vescovo da Papa Marcello che lo destinò ad Ascoli Piceno, dove subì il martirio. Dopo il terremoto del 1703, in cui la città marchigiana restò illesa, si diffuse il culto per il Santo protettore contro i sismi, fino a diventare compatrono di Napoli nel 1760.
Nella chiesa di San Michele Arcangelo a Port’Alba il cappellone di destra è a lui consacrato: la grande pala d’altare di Domenico Antonio Vaccaro con Sant’Emidio che protegge la Città di Napoli dal sisma fa da pendant con quella di fronte, che rappresenta Sant’Irene che salva la Città dai fulmini.
Vista la forte devozione però troviamo la statua reliquiario in argento nella Cappella del Tesoro di San Gennaro sin dal 1735. È opera dell’argentiere Domenico De’ Angelis che la realizzò su modello di Gaetano Fumo. Il Santo è avvolto da un piviale riccamente cesellato, con la mitra e pastorale, mentre placa con la mano sinistra una scossa di terremoto. Gli edifici vengono smossi dalla forza tellurica distruttrice, personificata da un uomo che lancia fiamme dalla bocca e che forse è il Vesuvio. Sono riconoscibili Castel Sant’Elmo, la Certosa di San Martino, il Palazzo Vicereale, il Torrione del Carmine. La statua fu pagata grazie alle elemosine tra il popolo napoletano e 40 ducati furono donati dal Banco di San Giacomo