13 giugno, Sant’Antonio da Padova: il santo che spodestò San Gennaro

La Chiesa celebra la sentita ricorrenza del Patrono di Napoli dal 1799 al 1814

Oggi, 13 giugno, la Chiesa celebra la festività di Sant’Antonio da Padova, al secolo Fernando Martins de Bulhões, nato a Lisbona il 15 agosto 1195 da una famiglia nobile nel quartiere Alfama, dove attualmente sorge una chiesa a lui intitolata.

Divenne sacerdote molto giovane, prima seguendo la regola di Sant’Agostino e poi quella di San Francesco, che conobbe personalmente. Viaggiò e predicò ininterrottamente fino alla sua morte che avvenne a Padova, il 13 giugno 1231, all’età di trentasei anni.

Fu proclamato Santo da Papa Gregorio IX nel 1232 e dichiarato Dottore della Chiesa nel 1946. Viene comunemente considerato il protettore dei viaggiatori, delle donne incinte, della famiglia e dei matrimoni.

La devozione al Santo è molto sentita in Campania – ad Atripalda, in provincia di Avellino, il 13 giugno si celebra in suo onore la tradizionale alzata del Pannetto – ma in particolare a Napoli in virtù del fatto che, dal 1799 al 1814, Sant’Antonio fu il patrono della città, “sostituendo” per quindici anni l’amatissimo San Gennaro.

Questo perché, all’indomani della proclamazione della Repubblica Napoletana avvenuta il 23 gennaio 1799, il Generale Chamchpionnet diede ordine di esporre le ampolle contenenti il sangue di San Gennaro, sicuro che questi avrebbe dato un segno di consenso per il nuovo ordine politico e, dinanzi a una grande folla, il prodigio si verificò. L’Arcivescovo di Napoli, il Cardinale Giuseppe Maria Capece Zurlo, mostrò l’ampolla con il sangue sciolto alla cittadinanza e per tutta la città si diffuse il frastuono delle campane che annunciava l’avvenuto miracolo. Lo stesso Generale Championnet si recò alla Cattedrale e, mentre l’Arcivescovo Zurlo cantava il “Te Deum”, coprì il capo del Santo Patrono di una mitra ornata di diamanti.

Il segno, inoltre, si verificò anche il 27 gennaio, sempre alla presenza del Generale Championnet, e il 4 maggio, come riportato negli scritti di Benedetto Croce.

San Gennaro fu quindi accusato dall’Armata Sanfedista di essere non solo un partigiano della democrazia repubblicana, della libertà e dell’uguaglianza, ma anche un “amico dei giacobini”, ragion per cui fu spodestato dal ruolo di Patrono della città partenopea e il suo posto fu preso da Sant’Antonio.

A memoria di questo evento storico esistono documenti, disegni e dipinti dell’epoca, in cui si vede Sant’Antonio che rincorre e scaccia San Gennaro con un bastone, tanto è vero che nel dialetto napoletano l’espressione “fare un Sant’Antonio” significa dare battaglia oppure propinare a qualcuno delle sonore legnate.

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