A spasso per Capri… l’isola dell’amore e non solo

La perla del golfo cara all’Imperatore Tiberio

Cantata da poeti, ritratta da artisti, l’isola azzurra è una continua riscoperta, negli anni ha saputo rivalutarsi conservando però quell’amarcord che rende questo paesaggio immortale e sempre attuale.

Si arriva a Capri da Napoli o Sorrento, in Aliscafo e la sua sagoma ci appare sinuosa sin dalla partenza. Il Monte Solaro da una parte e Monte Tiberio dall’altra disegnano il suo profilo, in basso la grande Marina e in mezzo alla vallata le case bianche intorno al campanile della piazzetta. Macchine fotografiche alla mano per immortalare la prima cartolina di Capri.

Si arriva al porto, da marzo a novembre affollato di turisti che si accalcano nell’attesa di raggiungere la Funicolare che in 5 minuti ci conduce alla famosa piazzetta. L’alternativa è il pullman che di minuti ne può impiegare anche 20 nella salita verso il centro. Entrambi offrono scenari stupendi,  il percorso della funicolare  è ricavato tra giardini terrazzati e casette bianche, non è raro passare davanti a finestrine aperte direttamente nei locali privati delle abitazioni,  uno scorcio di Capri.

Arrivati in Piazzetta la vista ci viene rubata dalla terrazza all’uscita della stazione della Funicolare, la vista spazia dalla Scala fenicia che da Marina Grande conduce verso Anacapri fino al Salto di Tibero, in mezzo giardini di limoni e ovviamente il mare, quello di Marina Grande con un traffico di barche e navi da far invidia ad una città caotica.

Saliamo pochi gradini e ci ritroviamo nel “salotto” della mondanità, la Piazzetta col suo campanile. La sensazione che dà in genere sono due, sembrerà di conoscerla da sempre per la quantità di volte che l’abbiamo vista riprodotta o in televisione e penseremo per lo stesso motivo che è veramente piccola.

Oltre ad essere in alcuni periodi dell’anno “il centro del mondo”  è la piazza principale del borgo caprese su di essa si affacciano il Municipio, la torre con il campanile con l’orologio maiolicato una piccola edicola e i numerosi bar che con i loro tavolini invadono tutta la pianta della piazza-

La scalinata posta di fronte al campanile ci porta alla chiesa madre di Capri, conosciuta come l’ex Cattedrale di Santo Stefano, risale alla fine del 1600 alcuni tratti del pavimento sono starti realizzati con marmi recuperati dagli scavi di Villa Jovis, una delle 12 ville costruite dall’ Imperatore Tiberio a Capri. All’interno dell’ Ex Cattedrale di Santo Stefano è custodita la statua di San Costanzo, protettore dell’Isola di Capri.

Torniamo in piazzetta riscendendo la scalinata e prendiamo l’arco alla nostra destra, la via scende e degrada verso la strada dello shopping e dei grandi alberghi. Alla nostra destra lasciamo prima la famosa gelateria Buonocore, poi l’Hotel Palma in stile liberty e il piccolo ingresso della taverna Anema e Core divenuta negli anni’90 emblema delle notte capresi.  Via Vittorio Emanuele termina proprio di fronte all’imponente edificio del Grand Hotel Quisisana simbolo della sontuosa accoglienza caprese. Da qui biforca, noi seguiamo  la piccola stradina che costeggia a destra l’hotel verso i Giardini di Augusto, dedicati all’imperatore, furono iniziati all’inizio del ‘900 come parco di una villa privata mai realizzata, attualmente sono un vero e proprio giardino botanico terrazzato con una splendida vista sui Faraglioni. Poco dopo l’ingresso dei giardini un arco ed una lapide celebrativa segnano l’inizio di via Krupp, dal cognome del facoltoso ingegnere che la commissionò. Fu realizzata da Emilio Mayer ed è interamente scavata nella roccia rendendola un serpentone ad impatto ambientale nullo che permette di raggiungere in pochi minuti Marina Piccola e la Baia dei Faraglioni.

Tornando indietro evitiamo di risalire verso il Quisisana ma ripieghiamo a destra e imbocchiamo Via della Certosa per ammirare la Certosa di San Giacomo, eretta nel 1371 fu prima Certosa, poi prigione e attualmente è sede del Liceo classico e del Museo  Diefenbach. Durante l’estate è sede di concerti e manifestazioni. La Certosa è strutturata in tre blocchi di edifici: uno estraneo alla vita del convento con la farmacia e la chiesa per le donne; uno per i frati conversi e per ospiti esterni con annessi i granai, le scuderie e i laboratori dove lavoravano i monaci; l’ultimo blocco per la vita di clausura con le celle intorno al Chiostro Grande e gli altri ambienti intorno al Chiostro Piccolo.

Lasciata la Certosa, risaliamo verso Via Camerelle, la strada dello shopping e seguendo le indicazioni in maiolica presenti agli angoli delle strade arriviamo a Punta Tragara. Dalla terrazza ci ritroveremo proprio appoggiati su faraglione di terra che tocchiamo quasi con mano, alla nostra destra la vista scopre il borgo di marina piccola e le sua spiaggia, un vero tripudio di emozioni e suggestione. La stradina che riscende dalla terrazza ci conduce tramite un sentiero proprio di fronte ai faraglioni, per gli amanti del trekking il percorso è breve ed agevole e lo spettacolo che ne consegue è unico al mondo. Incontriamo sul nostro sentiero la villa di Curzio Malaparte e l’arco Naturale scavato dalla roccia calcarea.

Torniamo indietro e questa volta percorriamo per intero via Camerelle, con i noti marchi dello shopping e le piccole botteghe, risaliamo via Vittorio Emanuele e ritorniamo in piazzetta. Da qui prendendo la stradina che parte dall’arco posto sotto al municipio, inizia la salita verso Villa Jovis ma la riserviamo ai più volenterosi e appassionati di trekking. La villa si raggiunge dalla piazzetta solo a piedi, in salita e ci si impiega almeno un’ora, si sale attraverso le frazioni di Croce e Matermania fino allo sperone di rocce che per i capresi è “ngopp Tiberio”. Costruita nel I D.C. per volere dell’imperatore Tiberio che amava ritirarsi qui per fuggire al caos dell’Urbe, scoperta nel XVIII secolo durante il dominio di Carlo di BorboneVilla Jovis è ben conservata anche se numerosi reperti sono andati persi. Altri, invece, sono conservati nelle sale del Museo Archeologico di Napoli e nella Chiesa di Santo Stefano a Capri. Alcuni elementi delle paste vitree di colore rosso ed azzurro sono state utilizzate per la mitria e la collana di San Costanzo, il patrono dell’Isola di Capri. Al centro si trovavano le cisterne per la raccolta delle acque piovane, risorsa fondamentale su un’isola priva di fonti naturali, usate sia come acqua potabile che come riserva destinata alle terme che si articolavano nei classici ambienti del apodyterium, frigidarium, tepidarum e calidarium. La vista è spettacolare da su tutto il golfo di Napoli, di fronte Punta Campanella e sotto di noi il “salto” di Tiberio dal quale la leggenda narra che l’imperatore facesse lanciare i suoi nemici.In alternativa a Villa Jovis poco distante dalla piazzetta c’è lo stazionamento dei bus che collegano Capri ad Anacapri.

Il tragitto dure circa 30 minuti inerpicandosi sul monte Solaro, raggiungiamo il centro del borgo fatto di viuzze strette e silenziose, meritano la nostra visita Villa San Michele un complesso articolato su più livelli: lo studio è al primo piano mentre la loggia attraversa pergole e colonne per giungere ad un belvedere circolare che affaccia sul Golfo di Napoli. Nella Villa San Michele sono conservati reperti archeologici recuperati da  Axel Munthe (abitante della villa). Da Piazza Vittoria parte anche Via Giuseppe Orlandi, la strada pedonale che attraversa il centro storico di Anacapri. sulla sinistra si trova Piazza San Nicola dove c’è l’ingresso della Chiesa di San Michele. È una chiesa barocca dedicata a San Michele Arcangelo costruita a cavallo tra il Seicento ed il Settecento insieme al complesso delle Teresiane di cui faceva parte. Si tratta di una chiesta a pianta ottagonale a croce greca famosa per il pavimento maiolicato , eseguito nel 1761. Per terminare la visita dell’Isola non resta che prendere di nuovo l’autobus questa volta direzione Grotta Azzurra e raggiungiamo la cavità  marina più celebre del mondo.

Giunti all’ingresso ci accomodiamo su piccole imbarcazioni che ci accompagneranno all’interno in un tripudio di colore accompagnati dal canto dei marinai che rendono ancora più suggestiva la visita. Rientriamo con il bus in piazzetta all’ora del tramonto, l’atmosfera è mite, le orde di turisti sono già sulla terra ferma o al porto in attesa di partire e noi consigliamo la discesa dal centro al porto a piedi, attraverso le scale che tagliano la strada provinciale, costeggiano i binari della funicolare, tagliano i giardini di limoni nel silenzio più assoluto, quale modo migliore per rendere omaggio all’isola dell’amore.

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